La fotografia di Paolo Monina come estremo strumento espressivo
La fotografia di Paolo Monina come estremo strumento espressivo
di ENZO CARLI
SENIGALLIA – La fotografia grazie all’evoluzione dell’hardware e del software digitale, si presta come medium eccellente nelle elaborazioni del linguaggio.
Paolo Monina, da sempre fotografo, specializzato in fashion, sperimenta immagini che recuperano alla fotografia una sorta di distacco ontologico e di rispetto primigenio; immagini a schemi elaborati, intrise di accenti autobiografici , antropologici e sociologici spesso in grande formato che accentua la teatralità dell’immagine o proponendoci un ‘immagine non immagine progettata in studio integrando la fotografia con materiali lignei, ferrosi o plastici presi in prestito dalla rottamazione di una cultura velleitaria.
Un nuovo modo di esprimere le proprie tensioni e la propria creatività coinvolge la comunicazione ed il linguaggio espressivo di questa generazione, attraversata da forti conoscenze e nuove situazioni di interazionismo simbolico.
Immagini che evocano l’idea del potere reale, metafore celate veicolate dai media nei segni e nelle allocuzioni care alle strategie pubblicitarie . Un’estetica che sottintende una visione in cui si riflette la potenza dell’immagine , i suoi riflessi illusori sulla società contemporanea, i suoi cambiamenti , i suoi scenari e le sue sfide.
La fotografia di Paolo Monina, come estremo strumento espressivo, rientra in modo ineludibile nella sua piena attività, legandosi alla situazione personale e mediando con le forme oggettive, trasmette una rete complessa di informazioni con uno stile deciso e maturo. Le proposte, le formulazioni ed il contributo di idee di Monina non possono prescindere quindi da un concetto dinamico di cultura, traducibile nell’immaginare rapporti di conoscenza che offrono nuove opportunità di rendere distinguibili, con senso e compiutezza, il reale e l’immaginario.
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