Fabrizio Volpini: “Il Covid ci ha insegnato che ormai ogni crisi va affrontata con politiche europee”
Fabrizio Volpini: “Il Covid ci ha insegnato che ormai ogni crisi va affrontata con politiche europee”
SENIGALLIA – “Il Covid ci ha dimostrato che i nazionalismi sono stati superati. Prima di questa pandemia l’ha messo nero su bianco anche la crisi ambientale, la quale può essere affrontata solo con politiche europee e transeuropee”. Ne è convinto il candidato Sindaco per il centro sinistra Fabrizio Volpini presente ieri pomeriggio all’incontro “Cittadini d’Europa” presso la sede della lista “Uniti per Senigallia”.
Al confronto del candidato Sindaco con i “laici, riformisti e europeisti” sono intervenuti anche Enrico Maria Pedrelli, segretario nazionale della Federazione Giovani Socialisti e Andy Sheu co-presidente di Volt. Due giovani, rappresentanti di due anime politiche, ma soprattutto testimoni di una generazione cresciuta in un’Europa senza confini interni, aperta, patria dell’Erasmus: un’Europa diversa da quella che hanno conosciuto i loro genitori.
Tuttavia, l’Europa delle giovani generazioni non è una realtà stabile, ma un’entità in continua trasformazione: un’unione incompleta, eppure fondamentale a Bruxelles come a Senigallia.
Oggi anche il più euroscettico sa che senza l’Europa gli Stati non possono superare sfide più grandi di loro. Lo sanno anche i sovranisti che sono contro l’Europa tutti i giorni dell’anno tranne uno, quello in cui in piena crisi chiedono che intervenga con aiuti economici.
Risolvere problemi complessi con ricette nazionali è invece solo un’illusione, o una trovata elettorale, che si scontra con la realtà. Vale anche per l’immigrazione di cui Volpini parla come di un “tema” e non di un “problema” invitando a riflettere sulla sua complessità. “Non può essere affrontata con le semplificazioni, ma con un approccio simile a quello che si ha di fronte a una malattia: bisogna agire sulle cause”, suggerisce. Le persone si spostano e migrano da sempre e lo fanno per trovare una vita migliore, quella che tanti oggi vedono nell’Europa patria dei diritti e del Welfare, “la cosa più importante dell’Unione europea”, l’ha definito Volpini, che “bisogna difendere e ricostruire dopo la fase dell’austerity”.
L’Europa che non è la migliore delle unioni possibili, non perché il progetto europeo nato a Ventotene fosse sbagliato, ma perché “non si può negare che ogni Paese ha i suoi interessi” ha ricordato Andy Sheu di Volt.
Dunque sono stati “i nazionalismi ad impedire lo sviluppo dell’Unione europea”, ha aggiunto Volpini, non certo gli europeisti.
È a questi ultimi che bisogna dare fiducia non certo a chi ha contribuito a creare “l’Europa delle patrie contro la patria europea” come avrebbe detto Marco Pannella, fondatore prima di Volt di un partito transnazionale ed europeista.