La bonifica del Ponte 2 Giugno andava fatta – per legge – prima dell’avvio dei lavori
La bonifica del Ponte 2 Giugno andava fatta – per legge – prima dell’avvio dei lavori
SENIGALLIA – Continuano ogni giorno le dichiarazioni di buone intenzioni e le promesse di Natale da parte dei responsabili della costruzione del Ponte 2 Giugno.
Con ineffabile candore il coordinatore del progetto e lo stesso presidente del Consorzio, Netti, invocano la necessità che si faccia una bonifica prima di riprendere il lavoro, anche per proteggere l’incolumità dei lavoratori – ci mancherebbe altro.
“La sicurezza ha avuto, com’era giusto che fosse, la priorità rispetto ai tempi di consegna dell’opera”. “Lavoreremo anche di notte”. E intanto nell’area del cantiere saltano fuori cinque ordigni. Tre solo oggi.
Del resto cosa dire del Consorzio di Bonifica se a un certo punto si mette a fare quello che gli spetta per compito suo proprio e per ragione sociale? Il Consorzio di Bonifica si dovrebbe occupare di bonifiche (non di costruire ponti), ed eccone una che bisogna fare. Facciamola, dunque, non senza però andarci a rileggere insieme alcune norme che regolano l’esecuzione preventiva di bonifica dei siti in cui potrebbero essere rinvenuti ordigni bellici.
In un precedente intervento abbiamo rammentato la legge 177 del 2012, a sua volta correttiva di una precedente legge 81 del 2008.
Tra gli obblighi del coordinatore della sicurezza in fase di progettazione c’è quello di redigere il piano di sicurezza e di coordinamento “durante la progettazione dell’opera e comunque prima della richiesta di presentazione delle offerte”.
In quanto alla valutazione del rischio dovuto alla presenza di ordigni bellici inesplosi rinvenibili durante le attività di scavo, essa è eseguita dal coordinatore per la progettazione. Quando il coordinatore per la progettazione intenda procedere alla bonifica preventiva nel sito nel quale è collocato il cantiere, il committente provvede a incaricare un’impresa specializzata.
Ecco dunque come stanno le cose, o come le cose dovevano andare.
Per parte nostra ci siamo premurati di indicare i tanti punti lungo il fiume in cui si trovano testimonianze di bombe e di bombardamenti. Le ogive presso Gli Amici del Molo, la lapide sui bombardamenti della seconda guerra al Foro Annonario, la colonna davanti a Palazzo Gherardi scheggiata nel 1699 e nel 1918.
Lo abbiamo fatto tardi, perché ancora non conoscevamo queste leggi. Ma non dovrebbero queste leggi sulla bonifica essere pane quotidiano per chi si occupa di bonifica? Bastava guardarci. Avremmo avuto un piano preventivo di bonifica che non avrebbe implicato un fermo cantiere con evidente aggravio dei costi e attese non preventivate. Non è stato nemmeno prospettato.
Forse i nuovi Pontefici si sono dimenticati dell’umile opera della Bonifica, che consiste in prevalenza nel ruspare per terra.
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