CENTROPOLITICA

Il caso Regeni, i Giovani democratici acquistano un nuovo striscione e lo donano al Comune

Il caso Regeni, i Giovani democratici acquistano un nuovo striscione e lo donano al Comune

SENIGALLIA – Dai Giovani democratici di Senigallia riceviamo: “I GD di Senigallia si oppongono fortemente alla decisione presa dall’Amministrazione Comunale di rimuovere lo striscione “Verità per Giulio Regeni” che da anni sventolava sulla facciata del Municipio.

“Riteniamo infatti che l’esposizione di tale striscione sia un importante segno di presa di posizione ufficiale da parte del Comune di Senigallia e di tutta la cittadinanza nel chiedere verità e giustizia sulla tragica vicenda di Giulio Regeni, stringendosi così attorno al dolore della famiglia e alla loro lotta, che deve essere la lotta di tutti. Si tratta infatti di chiedere che venga resa giustizia, non solo alla storia personale di Giulio, ma anche a quei diritti propri di tutti gli esseri umani, che sono stati così brutalmente violati.

“Senigallia nel 2016, su proposta della Scuola di Pace, ha deciso di aderire alla campagna di sensibilizzazione internazionale promossa da Amnesty International per non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore italiano finisca per essere dimenticato.

“L’adesione da parte del Comune a tale campagna consisteva proprio nell’esporre lo striscione “Verità per Giulio Regeni” nei principali luoghi degli enti pubblici, nel caso di Senigallia, il Palazzo Municipale appunto. L’adesione ufficiale del Comune di Senigallia è verificabile sul sito di Amnesty International a questo link https://www.amnesty.it/campagne/verita-giulio-regeni/ ed è strettamente collegata alla presenza del manifesto, simbolo di una lotta collettiva.

“Rimuovere il manifesto significa anche rinunciare ad aderire a questa campagna. Rinunciarvici, per noi, è impensabile e inspiegabile. E del resto una motivazione credibile e sensata della rimozione risulta a oggi non pervenuta.

“La pubblicazione della lettera inviata dal Sindaco Olivetti al premier Conte e al Ministro degli esteri Di Maio è apparsa a noi, e non solo, una giustificazione non riuscita. Diversamente sarebbe stato se la lettera fosse stata pubblicata precedentemente alla rimozione dello striscione, ma l’iter percorso si è palesato come un tentativo di riappacificare gli animi quando ormai il gesto era stato fatto. E’ incomprensibile inoltre come l’invito della missiva sia in contrasto con la rimozione dello striscione, una cosa non escludeva l’altra.

“Apprendiamo poi dalla lettera che il motivo principale della rimozione è stato che il drappo fosse “consunto e rovinato”. Se davvero questa è la motivazione, dal momento che l’amministrazione non ha pensato di poterlo sostituire, ci abbiamo pensato noi. Stiamo infatti già procedendo ad ordinarne uno nuovo da poter affiggere al posto di quello “rovinato” sul Palazzo Comunale. E accanto a questo chiediamo ne venga affisso anche un altro che chieda “Libertà per Patrick Zaki”.

“Ora come non mai va tenuta accesa l’attenzione sulla battaglia per la scarcerazione di Patrick George Zaki, attivista e ricercatore egiziano, studente presso l’università di Bologna, che si trova dal 7 febbraio 2020 in detenzione preventiva fino a data da destinarsi, sottoposto a torture che lo hanno “psicologicamente distrutto”. L’udienza per decidere del prolungamento della sua carcerazione è stata rinviata, per l’ennesima volta, al 21 novembre.

“Entrambi gli striscioni, simboli di queste battaglie, verranno finanziati, tramite colletta, interamente dai GD e donati agli Uffici del Comune di Senigallia, con la richiesta di (ri)appenderli sulla facciata del Municipio, simbolo della città di Senigallia.

“Certo si tratta solo di simboli, ma non provate più a dirci che i simboli sono qualcosa di sterile. I simboli sono la linfa della cultura e nei simboli risiedono i valori di una comunità”.

 

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