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Italia Nostra: “I centri storici minori un patrimonio abitativo e di identità culturale a rischio abbandono”

Italia Nostra: “I centri storici minori un patrimonio abitativo e di identità culturale a rischio abbandono”

SENIGALLIA – L’elemento che più caratterizza l’entroterra marchigiano – ma la stessa cosa si potrebbe dire per gran parte dell’Italia – è il fitto tessuto dei piccoli insediamento storici, dei tanti piccoli Comuni sparsi sul territorio, che detengono una parte consistente ed importantissima del patrimonio architettonico e storico-artistico nazionale. Rappresentano un presidio del territorio, costituiscono un elemento di forte identità culturale e paesaggistica e offrono una qualità della vita superiore a quella di una città per la salubrità dell’ambiente, il rapporto umano, la tranquillità del contesto urbano e sociale e tanto altro. Da anni, tuttavia, la politica assiste inerte e distratta un po’ ovunque al loro spopolamento e al degrado che ne consegue.

“Serra de’ Conti – si legge in una nota della sezione di Senigallia di Italia Nostra – non fa eccezione se ci riferiamo al centro storico, che può essere considerato al pari di un paese a se stante, separato dal resto del centro abitato, che si è invece sviluppato al suo esterno, sia nel capoluogo, che nella frazione Osteria. Così mentre il paese nel suo insieme dopo gli anni ’60 con lo sviluppo delle manifatture ha visto recuperare e superare la popolazione precedente, il centro storico cioè la porzione di paese entro le mura ha iniziato un lento spopolamento che non sembra fermarsi. Con la popolazione se ne sono andate anche molte attività commerciali: per fare un esempio dei quattro bar o caffè che esistevano ancora negli anni ’70 ne è rimasto solo uno, mentre sopravvive ben poco dei tanti negozi di alimentari e abbigliamento. Lo spostamento poi delle scuole ha privato il paese di quella animazione che garantiva la presenza di scolari e studenti.

“Eppure al recupero e alla valorizzazione del centro storico a partire dal 1970 è stato dedicato molto impegno da parte delle amministrazione con la collaborazione, a volte entusiasta, di associazioni e cittadini. Tant’è che oggi il centro storico di Serra de’ Conti può essere considerato uno dei meglio restaurati, curati e conservati dell’intera regione. Ma evidentemente non è bastato questo a renderlo vitale.

Il motivi di questo fenomeno sono diversi a seconda della tipologia dei centri urbani; nel caso di Serra de’ Conti, scartato il declino demografico, resta l’inadeguatezza della maggior parte degli edifici, specie quelli più modesti, alle moderne esigenze abitative. Cosicché dagli anni ’60 e ’70 in poi tanti abitanti hanno preferito costruire o comprare nuove abitazioni nelle aree di nuova espansione, dando vita a periferie che non sempre sono risultate un modello di qualità abitativa.

“Rischia di essere questo – si legge sempre nel documento di Italia Nostra – un processo inarrestabile se non si ricorre ai ripari, se non si fa quello che si sarebbe dovuto fare da tempo, cioè un piano di investimenti pubblici e privati a livello nazionale ed europeo con una strategia nuova: cioè non più limitarsi a progettare, come è avvenuto finora, il recupero della singola unità abitativa, ma piuttosto intervenire per la ristrutturazione di interi palazzi o interi isolati, specie quelli più vetusti e meno abitabili, in modo da permettere attraverso accorpamenti e trasformazioni la realizzazione di abitazioni più idonee e attrattive. Il tutto ovviamente sempre salvaguardando le architetture.

“Ovviamente dovrebbe essere in primo luogo lo Stato ad intervenire attraverso una legge quadro e un piano generale di intervento, che permettano di attingere anche a finanziamenti europei, delegando poi i piani esecutivi di situazione in situazione alle amministrazioni periferiche. Questo non esime però le singole Amministrazioni comunali dal compito di svolgere un’azione di proposta e di stimolo, sia verso l’alto, che verso gli operatori e i cittadini, elaborando idee e soprattutto incoraggiando gli investimenti con facilitazioni burocratiche, agevolazioni fiscali e semplificazioni progettuali.

“Senza venir meno – conclude Italia Nostra – alla normativa e alle buone pratiche che hanno permesso la conservazione di questo patrimonio, con un invito a contrastare sempre soluzioni spontanee e improvvisate fuori del quadro normativo, sempre in agguato, giustificate con “esigenze commerciali o abitative”, che se sottovalutate possono innestare per inerzia un processo imitativo, pericoloso per l’integrità di questo pregevole paesaggio urbano”.

QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it

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