CENTROCULTURA

L’ombra di Carrie, il disagio e la rabbia degli adolescenti nel romanzo horror di Stephen King

L’ombra di Carrie, il disagio e la rabbia degli adolescenti nel romanzo horror di Stephen King

di LUCA RACHETTA

SENIGALLIA – L’esordio letterario di Stephen King, datato 1974, è il romanzo Carrie, di cui molti certamente ricorderanno la trasposizione cinematografica di Brian De Palma del 1976, film di rara fluidità narrativa scandito da scene di intensa icasticità, dove la scelta delle inquadrature e il loro felice connubio con le suggestioni della fotografia e della splendida colonna sonora di Pino Donaggio distillano un prodotto che riconduce a unità la ricchezza dei temi provenienti dal romanzo.

Ma se è piuttosto ovvio che il film tenda a operare una sintesi rispetto al testo da cui è tratta la sceneggiatura, non è altrettanto scontato che tale operazione riesca in modo compiuto ed efficace, senza stravolgere e snaturare le intenzioni comunicative dello scrittore. Non è il caso di De Palma, uno degli alfieri della “new hollywood”, che non ha perso per strada quasi nulla di ciò che caratterizza l’opera prima di King, in cui il paranormale si cala nelle dinamiche dei “teenager” americani senza prendere mai il sopravvento, senza far mai passare in secondo piano le ragioni di un disagio e di una rabbia che provengono dall’educazione ricevuta e che l’istituzione scolastica, spiazzata dagli errori della famiglia, non sembra preparata ad affrontare con gli strumenti idonei.

Se a questo aggiungiamo la considerazione che dalle pagine di Carrie emergono altri temi spinosi, quali il bullismo, la sessualità degli adolescenti e la condanna del fanatismo religioso che una esegesi poco accorta potrebbe scambiare per critica alla morale religiosa tout court, non stupirà apprendere come la lettura di Carrie sia stata accuratamente evitata e persino osteggiata nelle scuole statunitensi.

Carrie White è una studentessa sedicenne cresciuta da una madre che, per una malintesa interpretazione dei concetti di male e di peccato, condanna in quanto insidie dell’Anticristo tutto ciò che concerne la sessualità. Margaret White non prepara la figlia alle mestruazioni, che per lei sono il primo flagello (il secondo è la gravidanza) con il quale Dio ha stigmatizzato la debolezza e l’impurità di Eva. Pertanto, quando Carrie, ormai sedicenne, ha le sue prime mestruazioni sotto la doccia della palestra della scuola e viene presa dal panico, il suo terrore non fa che alimentarne l’impopolarità presso le compagne, che già da tempo la facevano oggetto di atti di bullismo.

Per Carrie inizia l’ultima fase del suo calvario, ancora più doloroso in quanto giunge al dramma finale dopo che qualcuno, dalla professoressa di educazione fisica fino alla compagna Sue Shell e al suo fidanzato Tommy Ross, cerca di alleviare il suo disagio offrendole un’occasione di inclusione: la partecipazione al ballo di fine anno con tanto di cavaliere. Ma Carrie ha le stimmate della vittima, impresse nelle mani e nei piedi dall’educazione materna e da anni vissuti da mostro di natura. E, per ironia della sorte, Carrie White è davvero un mostro di natura in virtù delle sue capacità telecinetiche, di cui finalmente acquisisce consapevolezza e che emergono nei momenti di rabbia della ragazzina, manifestandosi in piccoli segni di rivolta contro gli oggetti (la lampadina frantumata con il pensiero sotto la già citata “doccia di sangue”, titolo della prima parte del libro) o le persone (il bambino vicino di casa spinto giù dalla bicicletta con uno sguardo dopo l’ennesima presa in giro). Ecco dunque i presupposti per lo sviluppo fantastico-horror della vicenda, in cui la telecinesi diventa lo strumento della vendetta di Carrie contro i compagni, contro la madre e contro se stessa nel teatro di quel ballo di fine anno che doveva rappresentare il suo riscatto e invece si rivela il luogo dell’ultima e più grande umiliazione.

La struttura del romanzo è piuttosto complessa, dato che sul corpo centrale della storia di Carrie, dalla doccia al tragico epilogo, si innestano altre voci narranti, come, ad esempio, frammenti dei libri di Sue e di Norma, le ragazze sopravvissute alla furia di Carrie, stralci di pubblicazioni scientifiche sulla telecinesi e ricostruzioni della vita passata di Carrie e dei suoi genitori scritte in seguito alla tragedia, il massacro del ballo di fine anno, ben presto attribuita al potere di Carrie da giornalisti e autorità inquirenti.

Un romanzo, Carrie di Stephen King, che si presta pertanto a essere letto da molteplici prospettive e che non si riduce a opera di puro e semplice intrattenimento.

 

QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *