Ricostruita una storia avvincente, un giallo nell’Ostra dell’Ottocento
Ricostruita una storia avvincente, un giallo nell’Ostra dell’Ottocento
di GIANCARLO BARCHIESI
OSTRA – Nell’Ostra dei primi decenni dell’Ottocento, quando ancora la Città si chiamava Montalboddo, accadde un fatto molto simile ad altri, secondo una consuetudine dei tempi, ossia l’abbandono di un neonato presso la ruota degli esposti o più semplicemente in fondo a una chiesa.
La storia, che ha del romanzo, la raccontava mio padre e si riferiva al nonno della mamma, Carlo Sellari, un neonato abbandonato a Ostra, in fondo alla chiesa di Sant’Antonio, da alcuni girovaghi nel 1829.
Da allora la storia offuscata dal tempo si è tramandata più o meno così. Ora ad accendere la miccia della ricostruzione storica ci ha pensato Giuseppe Sellari di Amelia (Terni) che, in una sua ricerca genealogica sui Sellari sparsi per il mondo, ha ritrovato anche il nostro Carlo Sellari e non si è fermato al “si dice”. Mobilitando gli eredi di Carlo Sellari, a quasi duecento anni dalla sua nascita, è riuscito a far riemergere una parte della verità sul povero neonato abbandonato. La sua storia è avvincente e per certi versi un giallo: questioni di letto che probabilmente si sono intrecciate a una famiglia bodiese, tra le più blasonate.
Giuseppe Sellari e Carlotta Santi, entrambi di Bologna, il 1° novembre del 1829 si trovavano in Montalboddo e portarono a battezzare un neonato.
Il signor Carlo figlio legittimo venne registrato in Santa Croce alla presenza dei padrini Achille Pavoni e Teresa Croci di Padova con i nomi di Carlo, Emidio, Scipione e Sante. (N.d.R. attenzione: il “sig.r” presente nell’atto di battesimo, a differenza degli altri, sta ad indicare un livello sociale maggiore).
Carlo negli anni successivi venne considerato un esposto, secondo la tradizione di famiglia era stato abbandonato presso la Chiesa di Sant’Antonio di Corso Mazzini in Ostra da alcuni girovaghi/commedianti, e venne cresciuto da Veronica (11/07/1790-?) e Benedetto (22/08/1798-1861 vivente) Magnoni, coniugi senza figli.
Su Giuseppe Sellari è ora possibile avanzare delle ipotesi che, alla luce di alcuni documenti, stanno diventando certezze. È noto infatti un commediante che ha operato a Bologna negli anni 1826-1827 e che corrisponde al nostro Giuseppe. Come è noto che la N.F. Sanzi di Montalboddo aveva dei parenti a Bologna ed era dedita alle arti teatrali e organizzava nella Montalboddo dei primi dell’Ottocento spettacoli teatrali. Ricordiamo tra i Sanzi i fratelli Nicolò (31/7/1806-1827…) e Sperandia (23/10/1802- 1832…). È poi certo che la compagnia di Massimiliano Castellari di cui faceva parte Giuseppe Sellari, dal 7 ottobre 1829 fino al 4 novembre del 1829 tenne una trentina di recite in Montalboddo. Proprio in questo lasso di tempo è venuto alla luce ed è stato battezzato il sig.r” Carlo Sellari.
Carlotta Santi, forse parente della N.F. Sanzi di Montalboddo, commediante anche lei nella testimonianza indiretta del nome Carlo, è chiamata nel 1860 Carlotta Castellari (cognome del capocomico della Compagnia di commedianti o di un probabile marito?), poté alloggiare proprio nel nobile Palazzo Sanzi (oggi Pericoli) e partorì proprio lì, in quello splendido palazzo, il bambino battezzato a Santa Croce il 1° novembre 1829.
Perché poi abbandonarono Carlo a Montalboddo?
Nell’atto di battesimo, a firma del cappellano Don Leonildo Olivi, vi è un disegno non molto chiaro, ma sembra indicare Carlo come esposto. È quindi un’anomalia: forse il Sacerdote ha finto di non sapere subito come stavano le cose o l’ha scoperto dopo il battesimo, perché altrimenti non avrebbe potuto aderire alla richiesta dei padrini, dal momento che a Montalboddo l’unica Parrocchia abilitata a battezzare gli esposti era quella di Santa Lucia.
Giuseppe e Carlotta sono solo gli accompagnatori o i genitori illegittimi? Carlo è il frutto di un loro amore da nascondere? Perché la donna viene dichiarata Santi e non Castellari? Era forse così ben conosciuta dal sacerdote, tanto da non chiederle neppure il cognome? Se il neonato Carlo fosse stato abbandonato a Sant’Antonio, perché fu portato a battezzare a Santa Croce da due commedianti girovaghi?
Ma perché poi lasciarlo a Montalboddo?
Carlo, lasciato a balia, continuò a vivere a Montalboddo, probabilmente accanto alla chiesa di Sant’Antonio, nell’abitazione dei coniugi Magnoni (così negli Stati di Famiglia 1835/50) di proprietà dei Birarelli ed ebbe sempre un forte legame con la mamma Carlotta: ne conosceva l’esistenza, tanto da ricordarla con il vero nome di Carlotta Castellari commediante corista della Compagnia nella Bologna della prima metà dell’Ottocento. Conosceva anche il babbo Giuseppe e lo indica con la professione di “comico” che equivaleva a commediante.
Il 30 novembre del 1857 si sposò con Annunziata Battistini e ripeté il nome della mamma Carlotta nelle figlie, cosa che non fece con il babbo Giuseppe con i figli!
Un ultimo dato (fantasioso) lo possiamo ricavare nei nomi di battesimo: Carlo, Emidio, Scipione e Sante.
Carlo sicuramente da Carlotta; Emidio forse da quel Massimiliano Castellari di cui sopra; Scipione da Scipione l’Africano (adottato), una celebre commedia interpretata dai genitori artisti, e Sante un legame alla N.F. Sanzi.