“Per l’Ospedale di Senigallia un futuro sempre più incerto”
“Per l’Ospedale di Senigallia un futuro sempre più incerto”
Troppe cose non funzionano come dovrebbero: polemica presa di posizione del Tribunale del malato
SENIGALLIA – “Che futuro avrà il nostro ospedale? Questa è la domanda che i cittadini si chiedono e ci chiedono”. E’ quanto si legge in una nota diffusa oggi dal Tribunale del malato di Senigallia.
“ Non abbiamo la sfera di cristallo ma molti dubbi e poche certezze. E allora cerchiamo di far conoscere lo status quo del “Principe di Piemonte”, nome altisonante ma a questo punto al quanto decaduto.
“Con il decreto Balduzzi (D.m. 70/2015) sono state apportate modifiche organizzative e di funzione come presidio unico dell’Area vasta 2, dal 2018 composto su tre stabilimenti di Jesi, Fabriano e Senigallia, oltre alla lungodegenza nell’ospedale di comunità di Cingoli. Gli atti dispositivi delle determine Asur 350/2015, 481/2016, 361/2017 e 742/2019 (quest’ultima sospesa con la det. 163/2020, ma non annullata) hanno portato a scelte organizzative che hanno penalizzato il nostro ospedale. Innanzitutto la logistica dei tre stabilimenti, distanti tra loro. Le strutture organizzative devono condividere un unico direttore che risiede in un unico ospedale e ci chiediamo con quale criterio e su quale presupposto la scelta sia ricaduta su Fabriano. Politica campanilista? Spacca docet.
“Ad Ancona la sede centrale della direzione medica e amministrativa; a Fabriano la parte economica delle politiche del personale, mentre quella giuridica è a Jesi così come le sedi del patrimonio, attività tecniche, provveditorato (acquisti e logistica), area infermieristica ostetrica e sistemi informativi.
“Anche l’ingegneria clinica è divisa tra Jesi e Fabriano. Ma a Senigallia? La spiaggia di velluto deve interagire via telefono o mail con le sedi centrali per la richiesta di tutto il materiale necessario a un presidio, dai farmaci ai dispositivi, al materiale tecnico, risorse umane e persino per la cancelleria. Il disegno della precedente amministrazione regionale prevedeva che il presidio ospedaliero dell’Area vasta 2 fosse quello di Jesi, con l’ospedale di Senigallia confinato al ruolo di stabilimento ospedaliero adatto a risolvere solo le emergenze e a farsi carico del settore della riabilitazione post acuzie.
“La situazione attuale, che diventerà più evidente nel prossimo futuro, è la seguente: quando un problema medico od organizzativo non può essere risolto a Senigallia, il paziente viene inviato a Jesi, a Fabriano o, in alcuni casi, anche a Fermo. La nuova amministrazione copierà questo disegno? Facciamo presente, già ripetuto in altre decine di occasioni e articoli, che per il laboratorio analisi (patologia clinica) la sede centrale è stata stabilita a Jesi, come quella per la diagnostica per immagini (radiologia), per la farmacia, l’ufficio informazione anche per il servizio di prevenzione e protezione. Inoltre rischiamo per la famigerata determina 742 del 31 dicembre 2019, sospesa ma non annullata dalla 163/2020, di perdere anche le unità operative semplici dipartimentali dei servizi di radiologia, farmacia e laboratorio analisi, di otorino e oculistica (di fatto ridotti già ad ambulatori), di oncologia, fisiatria, lasciandole senza autonomia gestionale, senza budget e senza un referente in loco.
“Per quanto riguarda poi l’Utic (unità di terapia intensiva cardiologica), continua a operare come se fosse cardiologica quando ormai è stata declassata ufficialmente solo a riabilitativa. Ma si può? Grave la situazione anche al pronto soccorso, dove la carenza di personale si fa cronica: a fronte di cinque camici bianchi che se ne vanno, l’importante reparto ha ottenuto un solo sostituto, con un saldo di meno quattro unità che rischia di mettere in sofferenza l’area più strategica di ogni ospedale. Per non parlare poi delle liste di attesa, anch’esse causate dalla carenza di personale e dall’età dei macchinari che spesso si guastano: un vero rebus per gli operatori del nosocomio senigalliese ma soprattutto dei cittadini.
“Sempre il pronto soccorso è ancora senza una tac dedicata. E’ un quadro impietoso ma bisogna avere il coraggio di denunciarlo, ed è disgustoso il silenzio assordante delle amministrazioni. Questo ospedale è stato spogliato come un carciofo, foglia dopo foglia. Dove sono i politici locali che un anno fa, in campagna elettorale, hanno fatto un cavallo di battaglia dei problemi della sanità: ora che hanno vinto le elezioni, tacciono? E non ci vengano a dire che lavorano sottotraccia: ci era già stato detto dalla precedente amministrazione e questo è il risultato: un frana. A onor del vero un consigliere comunale, oggi di minoranza, ha chiesto che maggioranza e opposizione si uniscano per salvare il nostro ospedale. Intento lodevole, ma perché fino a un anno fa non era stata fatta tale proposta?
“Sia in giunta che in consiglio comunale c’erano dei medici, così come era medico persino il presidente della commissione regionale sulla sanità. Cosa non si fa per qualche voto! Il Tribunale del malato – si legge sempre nella nota diffusa oggi – denunciava queste cose anche allora: ma dobbiamo constatare che, nonostante i musicisti siano cambiati, lo spartito è sempre quello”.
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