“Ancora cave ad Arcevia? La Provincia trovi soluzioni meno dannose”
“Ancora cave ad Arcevia? La Provincia trovi soluzioni meno dannose”
Decisa presa di posizione dell’Alleanza delle Associazioni ambientaliste marchigiane che “ribadisce la propria ferma opposizione al progetto”
ANCONA – Nel 2012/14 sia il Tar che il Consiglio di Stato, su sollecitazione di Italia Nostra, bocciavano il Piano Cave della Provincia di Ancona che prevedeva l’apertura di tre attività di estrazione di materiale inerte sul monte Sant’Angelo di Arcevia.
“A distanza di qualche anno con cieca pervicacia e scarsa lungimiranza il Consiglio provinciale di Ancona ha ripreso in considerazione il Piano, senza superare affatto gli aspetti critici già oggetto di contestazione, e nel luglio 2021, ne ha approvato pressoché all’unanimità una nuova versione contro l’opposizione del Comune di Arcevia.
Al di là degli aspetti tecnici che verranno valutati in altre sedi, vogliamo qui mettere in evidenza il danno che la messa in opera di questo progetto arrecherebbe alle comunità interessate e al territorio sotto il profilo ambientale, naturalistico, culturale e in definitiva socio- economico”. E’ quanto viene affermato dall’Alleanza delle Associazioni ambientaliste marchigiane di Associazione Argonauta, Club Alpino Italiano, Federazione Pro Natura, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, Lega Abolizione Caccia, Lipu, Lupus in Fabula, Salviamo il Paesaggio, WWF Italia, ENPA Marche.
“Quello del Monte Sant’Angelo – si legge sempre nella presa di posizione – è un ampio complesso montano, che, sebbene articolato in una serie di alture e valli minori, presenta una sua unità e una sua precisa e spiccata identità paesaggistica, tale da caratterizzare un ampio spazio fra le valli del Cesano, del Misa e del Sentino, da cui è ben visibile per la sua altitudine. Quindi lo squarcio aperto dalle cave, per quanto lo si voglia nascondere e mimetizzare, sarebbe inevitabilmente visibile per un ampio spazio e da molti punti di osservazione, fra i quali almeno uno dei castelli di Arcevia, con un danno paesaggistico che si rifletterebbe su un ampio territorio.
“In secondo luogo il complesso montano è ricco di valori naturalistici per l’ampia copertura bo-schiva ospitante rilevanti habitat faunistici e preziose specie ed associazioni vegetali. L’intervento previsto, oltre a comportare l’escavazione di ben 1.500.000 metri cubi di roccia, verrebbe ad incidere negativamente sull’equilibrio ambientale per la presenza di mezzi meccanici, il transito di camion e la rumorosità.
“In terzo luogo si tratta di un comprensorio montano da sempre densamente popolato ed è attualmente contornato da una serie di insediamenti che sorgono ai suoi piedi o dirimpetto: oltre alla stessa Arcevia, anche S. Croce, Costa, Caudino, Palazzo, Montefortino, Valle San Ginesio, che inevitabilmente verrebbero a subire le conseguenze negative dell’impatto ambientale.
“In quarto luogo è territorio particolarmente ricco di testimonianze culturali: basti ricordare l’area archeologica di Montefortino con la necropoli celtica e il santuario che dalla fase proto umbra dell’età del Ferro giunge fino all’età romana, l’area archeologica di Civitalba con testimonianze romane e medievali, ambedue ricche di potenzialità da valorizzare, i castelli di Palazzo e Caudino, l’abbazia di S. Angelo in Monte, il santuario Madonna delle Grazie, le chiese di S. Giorgio e S. Maria di Costa; a tutto questo si aggiunge l’istituzione del Parco della Memoria a testimonianza delle vicende legate alla lotta partigiana e alla Resistenza.
“In ultimo vanno considerati i problemi e l’impatto negativo che arrecherebbe alla qualità della vita relativi al transito continuo dei mezzi pesanti utilizzati per il trasporto degli inerti, su una viabilità già difficile per la tortuosità, la ristrettezza e la scarsa stabilità della sede stradale come è proprio della viabilità delle aree montane.
“A fronte del danneggiamento dell’equilibrio ambientale, dei valori paesaggistici, delle potenzialità del patrimonio culturale materiale e immateriale con riflessi negativi sullo sviluppo dell’economia verde, ben poca cosa appaiono i tanto vantati benefici per l’occupazione, che sarebbero contenuti in numeri ben modesti.
Infine, una volta avviata questa attività molto redditizia per le imprese coinvolte, inizierebbe una vicenda i cui esiti e la cui durata nel tempo sarebbero sconosciuti. Basti l’esempio della interminabile e incontrollabile cava della Gola della Rossa, che ha compromesso uno dei luoghi più belli delle Marche, avvalendosi di molti silenzi e opacità anche nelle istituzioni, una storia che non sembra finire mai.
“Per tutti questi motivi l’Alleanza ribadisce – si legge sempre nel documento – la propria ferma opposizione al progetto, invitando la Giunta provinciale di Ancona a individuare altre soluzioni più idonee e meno dannose”.
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