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Il Liceo Perticari finalista al concorso nazionale “Rileggiamo l’Articolo 34 della Costituzione” 

Il Liceo Perticari finalista al concorso nazionale “Rileggiamo l’Articolo 34 della Costituzione” 

SENIGALLIA – La classe 4B del Liceo Classico Giulio Perticari di Senigallia, coordinata dalla professoressa Raffaella Onori, ha partecipato alla premiazione  delle scuole vincitrici del concorso  “Rileggiamo l’Articolo 34 della Costituzione” .

La cerimonia, che ha visto anche la partecipazione degli studenti  delle altre  classi quarte  del Liceo Classico e di una componente di alunni del Liceo Economico Sociale, si è svolta in videoconferenza in diretta dalla sala Aldo Moro del Ministero dell’Istruzione alla  presenza del ministro Patrizio Bianchi e del professor Gustavo Zagrebelsky.

Al termine della cerimonia si è aperto un interessante e partecipato dibattito tra alunni, il dirigente scolastico Fulvia Principi e docenti, sul ruolo educativo e formativo  della scuola.

I ragazzi hanno espresso liberamente e in modo sentito le loro più intime opinioni in relazione al rapporto tra discente e docente e alla funzione di guida che l’insegnante dovrebbe ricoprire nell’accompagnarli lungo il percorso di crescita umana e intellettiva.

Il momento è stato di profonda e sincera condivisione e ha lasciato nelle coscienze di tutti i partecipanti la speranza di un nuovo progetto di scuola.

Qui di seguito il testo vincitore del concorso,  elaborato dagli alunni della classe 4B del Liceo Classico:

“Si alza la mano per parlare”.

 La scuola alzò la mano.

“Se solo avessi sentito più voci. Se solo più persone fossero state disposte ad ascoltare.  Lo scambio di idee è fondamento di ogni dialogo costruttivo.

Come si può migliorare senza conoscere il pensiero altrui?”

 Un crepitio, che viene dal dito.

 “Se solo ci fosse spazio per coltivare le passioni. Ho visto iridi, luminose di curiosità, venire spente da parole aride di libri non spiegati. Ho sentito parlare di corsi su corsi, vanificati dall’inefficienza: sarebbe stato bello vedere i ragazzi impegnati in ciò che li faceva risplendere.

 Una venatura nera attraversa il braccio.

 “Se solo fosse stata data agli studenti responsabilità: scegliere per sè cosa approfondire, custodire spazi comuni, ideare e costruire la propria realtà scolastica”.

 Ora, fitte alla testa.

 “Se solo fosse trasmesso loro il piacere per lo studio: studenti filosofi, tesi alla conoscenza più che al risultato. Se solo potessero scegliere ciò che interessa loro conoscere”.

 Il cuore rallenta i suoi battiti.

 “Se solo non fossero tutti mossi dall’ansia del fallimento, ma dall’apprezzamento sereno del cammino stesso”.

 Crampi sconvolgono lo stomaco.

“Se solo i miei spazi non fossero trascurati, se solo fossero funzionali a uno sviluppo sociale e didattico adeguato. Dovrei essere sicura e accogliente, non un pericoloso capannone di periferia”.

 La spina dorsale si sfalda.

 “Se solo gli insegnanti riguadagnassero autorevolezza ma non autorità, se solo recuperassero il vero significato e valore dell’essere maestri. Se solo fossero riconosciuti loro rispetto e dignità da studenti, genitori, presidi e cittadini tutti nel compito di costruire la società prossima”.

 Le gambe tremano.

 “Se solo gli insegnanti fossero formati a formare, educati ad educare. La pedagogia e un tirocinio effettivo dovrebbero essere elementi imprescindibili nel loro percorso formativo”.

 Le ginocchia cedono.

 “Se solo fossero forniti gli strumenti adatti ad affrontare la realtà attuale con consapevolezza e spirito critico, se solo si educasse un cittadino a vivere in una società democratica”.

I piedi incespicano.

E invece:

Voci che gridano mute, occhi bendati dal “si è sempre fatto così”;

Interessi soffocati in programmi ferrei e opprimenti;

Li vogliono adulti trattandoli come bambini;

Il dovere inaridisce ogni passione;

Stress e depressione dilagano;

Le scuole cadono a pezzi;

I maestri sono zerbini;

Cos’è la docimologia?

Silenzio ed obbedisci!

Segui la crepa che si apre su un dito, farsi strada per il braccio e attraversare tutto il corpo, arrivare ai piedi, sgretolarne le fondamenta.

La scuola siamo noi, rigeneriamoci.

Concretizziamo i “se solo”, facciamoci artefici di un nuovo progetto.

 

 

 

 

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