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Attilio Casagrande: “Ecco come potrebbe funzionare meglio il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Senigallia”

Attilio Casagrande: “Ecco come potrebbe funzionare meglio il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Senigallia”

Alcune interessantissime riflessioni dell’ex direttore dell’Unità Operativa senigalliese ed ex presidente della Società di Emergenza-Urgenza Simeu-Marche. “Il Covid ha evidenziato tutta la fragilità ed inadeguatezza del nostro Servizio Sanitario”. “Il Pronto Soccorso è sempre in prima linea e non può mai ridurre le sue attività”. “Siccome il lavoro in Pronto Soccorso è faticoso, stressante e spesso poco gratificante, non appena si libera in Reparto un posto più tranquillo e confacente alla propria specializzazione è umana e comprensibile la richiesta di trasferimento”

di ATTILIO CASAGRANDE*

SENIGALLIA – Avendo svolto gran parte della mia attività professionale come medico presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Senigallia, negli ultimi undici anni in qualità di Primario e Direttore del Dipartimento di Emergenza, avendolo visto crescere e conoscendone i problemi dall’interno, leggendo ed ascoltando i tanti problemi che affliggono questo fondamentale pilastro del sistema sanitario a cui sono ancora legato, mi sento di fare alcune considerazioni e portare il mio contributo.

Per prima cosa occorre dire che le difficoltà che sta vivendo il Pronto Soccorso di Senigallia sono analoghe a quelle di tutti i Pronto Soccorso di Italia, fondamentalmente per la mancanza di Medici.
Questo è dovuto alla scellerata programmazione degli ultimi decenni con il numero chiuso a Medicina e la riduzione delle borse disponibili per le Specializzazioni. Ne ha risentito non solo il settore della Emergenza Urgenza ma tutte le branche della Medicina sono in sofferenza, infatti c’è carenza in tutti i settori sanitari sia quello ospedaliero sia quello territoriale dei Medici di Famiglia e di igiene e sanità pubblica, la crisi del Covid ha evidenziato tutta la fragilità ed inadeguatezza del nostro Servizio Sanitario.
Questa sbagliata programmazione è legata ai tagli alla Sanità pubblica che ha accomunato le scelte di tutti i governi degli ultimi decenni di Destra di Cento di Sinistra, senza distinzione alcuna ed a cui le Regioni  di tutti i colori politici si sono assoggettate.
In tutto ciò però i Pronti Soccorsi hanno una loro specificità con una  storia che li ha resi nel passato e purtroppo li rende nel presente particolarmente fragili ed in difficoltà più di altri settori della Sanità pubblica.
Faccio un po’ di storia per meglio capire di cosa stiamo parlando.
Innanzitutto la Medicina d Emergenza ed Urgenza è una specialità nuova e moderna e non ha alle spalle la quasi secolare storia di altre branche specialistiche come La Medicina Interna, la Chirurgia, la Neuropsichiatria, la Cardiologia ecc. Se pensiamo che fino a pochi decenni fa i Pronti Soccorsi non avevano la loro autonomia organizzativa non avevano un organico proprio non avevano un Primario ma dipendevano dalle Direzioni Sanitarie ed i Medici dei reparti, per lo più i più giovani e senza esperienza, scendevano a rotazione e controvoglia a fare dei turni in PS, ci rendiamo conto della arretratezza che regnava in questo settore fino a pochi anni fa. Un giorno ci poteva essere un Chirurgo di guardia, un giorno un internista, una notte un otorino e così via.
Negli anni ’80 finalmente i Pronti Soccorsi ebbero una autonomia organizzativa con un organico proprio e dedicato, non un primario, questi arrivarono solo alla fine degli anni 90, ma i problemi erano tutt’ altro che risolti. Non essendoci una Scuola di specializzazione specifica dedicata  alla Emergenza-Urgenza continuavano ad arrivare (e continuano anche oggi) medici di varie specialità, chirurghi , internisti, infettivologi, gastroenterologi, geriatri ecc. creando un minestrone ed un amalgama che richiede mesi se non anni di formazione e di gestione per avere una cultura adeguata e comune.
Ma siccome il lavoro in Pronto Soccorso è faticoso stressante e spesso poco gratificante, non appena si libera in Reparto un posto più tranquillo e confacente alla propria specializzazione  è umano e comprensibile la richiesta di trasferimento. E quindi continuo turn over, entrate uscite come le porte girevoli di un hotel, risultato, cronica carenza di Medici in Pronto Soccorso con organico sempre al di sotto delle necessità oltre che mesi di formazione buttati al vento.
Negli anni 90, arrivarono anche i Primari, i Direttori di Unità Operativa secondo la moderna definizione.
Con essi i Reparti di degenza annessi ai PS, le Osservazioni Brevi Intensive(OBI) le Medicine d’urgenza; fu questa una conquista importante per cui personalmente in qualità anche di Presidente della Società di Emergenza Urgenza (SIMEU) marchigiana mi battei e di cui vado particolarmente fiero. A Senigallia inaugurammo la nostra Unità di degenza OBI nel marzo 2000.

Queste Unità di degenza erano e sono utilissime innanzitutto per il paziente perché attraverso una osservazione clinica ed una diagnosi precisa permettono o una dimissione in sicurezza del paziente  o una collocazione dello stesso nel Reparto ospedaliero di pertinenza, nei decenni passati in epoca pre-OBI non era infrequente che un infartuato andasse in Chirurgia o una appendicite acuta in medicina per l’impossibilità di una diagnosi precisa in pochi minuti.

Per una diagnosi accurata spesso non basta una rapida visita di pochi minuti ma sono necessari accertamenti anche strumentali e l’osservazione del paziente nel temp. Non solo, in esse avviene la stabilizzazione del paziente in pericolo di vita che viene poi ricoverato nel reparto di pertinenza in condizioni cliniche stabili dove prosegue i suoi accertamenti e le sue  terapie. Le Osservazioni Brevi Intensive e le Medicine d’ Urgenza furono una grande conquista, però anche in questo caso  attraverso questi pochi letti dati ai PS si approfittò per ridurre  diversi posti letto nelle U.O. di degenza dell’Ospedale, la solita politica dei tagli.
Di conseguenza se per un verso con questi letti di degenza annessi ai Pronto Soccorsi si cominciava a lavorare con maggiore efficienza sicurezza e soddisfazione professionale di converso aumentavano i carichi di lavoro del personale in maniera esponenziale anche proprio a causa della riduzione dei letti nei reparti di degenza intra-ospedalieri in quanto  spesso tutto l’ iter sia diagnostico sia clinico e assistenziale si risolveva in PS ed il paziente veniva  dimesso direttamente dal PS-OBI senza vedere nemmeno il reparto ospedaliero in cui sarebbe dovuto andare.
Nel 1997 fu raggiunta una nuova grande conquista,  sempre in ritardo rispetto a tutto il resto d’ Europa e dei Paesi anglosassoni, la specialità in Medicina d’ urgenza, per cui anche nei pronti Soccorsi ci sarebbero stati Medici formati solo per l Emergenza, di conseguenza in PS non più un chirurgo un internista un gastroenterologo, ma uno specialista nella Medicina d’ urgenza, ma questo solo nei decenni successivi, infatti i primi pochi specialisti in Medicina d’ urgenza li cominciamo a vedere in questi anni.
Ma nonostante l’ OBI, nonostante l autonomia organizzativa ed i Primari, nonostante la specializzazione specifica come mai I Pronto Soccorsi continuano ad essere in crisi e con pochi medici sempre in fuga?
Per prima cosa bisogna dire che la specializzazione non ancora ha fatto vedere i suoi effetti perché i posti sono pochi i  tempi di formazione sono lunghi, 5 anni, e pochi sono gli specialisti ancora disponibili, per cui si sta continuando ad accettare nei concorsi(che spesso vanno deserti) medici provenienti da varie specialità.
Il lavoro in Pronto Soccorso è un lavoro molto bello, sei Medico a 360 gradi riesci a mettere le mani su tutto hai una visione completa della medicina, con il passare degli anni non ti spaventa nulla (a fine carriera il Medico di Pronto Soccorso che sa fare tante cose potrebbe essere un ottimo medico di famiglia risparmiando tanti accessi inutili in Pronto Soccorso, come ancora oggi purtroppo avviene, ma la  cosa è impossibile in Italia vista la separatezza tra i due settori quello ospedaliero e quello della medicina territoriale) ma è anche un lavoro molto faticoso  stressante e poco gratificante, anche nel rapporto a volte difficile con i colleghi dei vari reparti, spesso con gli stessi pazienti: salvi la vita ad un paziente in coma che poi si sveglia in reparto e non sa niente di quello che è successo prima e di chi gli ha salvato la vita nei pochi minuti a volte solo istanti dell’Urgenza, per non parlare poi delle conflittualità con i pazienti stessi e/o con i loro parenti per le attese e spesso sono coloro che hanno patologie minime, i così detti accessi impropri, che creano più problemi.
Anche la stessa prolungata permanenza dei pazienti in Pronto Soccorso “.. sono arrivato alle 8 del mattino mi hanno mandato a casa alle 6 del pomeriggio..” è legata al fatto che quel paziente in quelle 10 ore viene sottoposto ad accertamenti,  esami clini strumentali Tac esami radiologici, consulenze specialistiche per i quali  prima occorrevano 15 giorni di ricovero ospedaliero ed invece se ne va a casa dopo poche ore in sicurezza  con l’ evidente risparmio dei costi per la collettività e di disagio per il paziente stesso.
Inoltre il Pronto Soccorso è sempre e comunque sotto pressione, c’è l’ emergenza alluvione? C’è l’emergenza caldo estivo? C’è l’emergenza Covid? Il Pronto Soccorso è sempre in prima linea non può mai ridurre le sue attività, anzi deve farsi in quattro a parità di risorse per offrire assistenza e rispondere a tutte le richieste giorno e notte.
Inoltre la Medicina di Pronto Soccorso è una medicina pubblica che si fa solo in Ospedale non c’è spazio per l’attività privata e libero-professionale delle altre branche specialistiche.

Per cui alla luce di tutto ciò chi può (Medici ma anche infermieri) scappa per cercare attività sanitarie più “tranquille”, più remunerative ed anche consone al proprio curriculum formativo, come dargli torto?
Ma come trattenere i Medici in Pronto Soccorso, nel rispetto delle normative e dei rapporti contrattuali vigenti?
Innanzitutto aumentando i posti nella Specialità, che però abbiamo detto ha una durata di 5 anni e prima che ci saranno i medici necessari a coprire tutti gli organici passeranno svariati decenni, nel frattempo si potrebbero creare anche percorsi paralleli alla specializzazione in Medicina d’Urgenza più rapidi e snelli, in un anno attraverso dei corsi intensivi specifici delle Società scientifiche accreditate nei vari settori della Emergenza Urgenza sul tipo dei corsi di formazione del 118 si possono avere giovani medici formati e pronti al lavoro in Pronto Soccorso.
Poi attraverso anche l incentivazione economica e contrattuale; il lavoro in Pronto Soccorso è stressante faticoso rischioso logorante, deve essere adeguatamente remunerato,  chi vi lavora deve guadagnare più di chi in ambito sanitario svolge attività meno impegnative e può anche dedicarsi ad attività libero-professionale.
E da ultimo, ma non meno importante, deve cambiare l’atteggiamento nei confronti della Sanità pubblica di chi ha responsabilità politico istituzionali; il Servizio Sanitario Nazionale, il Covid lo ha dimostrato, è un valore fondamentale che ha ricadute psicosociali ed economiche fondamentali per la nostra collettività, esso deve essere difeso sostenuto e finanziato secondo i principi costituzionali che sono alla base della nostra Comunità nazionale.

*Già Direttore dell’Unità Operativa Pronto Soccorso – Medicina d’Urgenza e del Dipartimento di Emergenza dell’Ospedale di Senigallia – Già Presidente della Società di Emergenza-Urgenza Simeu-Marche

 

 

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