Gli ambientalisti: “Sul lupo basta allarmismi e falsità”
Gli ambientalisti: “Sul lupo basta allarmismi e falsità”
SENIGALLIA – Dal gruppo Società e Ambiente di Senigallia riceviamo: “Negli ultimi mesi sono stati sempre più frequenti gli avvistamenti di lupi nel Senigalliese e nelle aree limitrofe.
La maggior parte degli avvistamenti non è documentata, per cui non si può effettivamente dire se fossero lupi o meno (la moda del cane lupo cecoslovacco, razza di cane dalla morfologia molto simile al lupo) ha certamente contribuito ad aumentare il numero di segnalazioni.
Detto questo è innegabile che la popolazione di lupo appenninico (Canis lupus italicus) sia in aumento e in espansione. E per fortuna, aggiungiamo.
Le cause di questo aumento sono note: innanzitutto l’introduzione di leggi di tutela, nazionali e comunitarie (fino agli anni Settanta il lupo era considerato specie nociva e ne era incoraggiato l’abbattimento con ogni mezzo). In secondo luogo l’aumento delle sue prede abituali, e il graduale spopolamento delle aree montane e pedemontane in favore dei centri urbani.
Quando si parla di lupo media e opinione pubblica tendono spesso a diventare irrazionali e ad affrontare l’argomento in chiave sensazionalistica. Nessuna specie, perlomeno in Italia, è così divisiva. La paura che suscita il lupo è legata alla cattiva nomea di animale feroce e mangia-uomini che questo schivo canide si trascina dietro da secoli, e che ne ha causato l’estinzione in molte aree della penisola e in numerosi paesi europei.
Gli articoli che parlano del lupo sono spesso scritti in toni enfatici e allarmistici, e parole come “paura” e “sbranato” (nel caso di predazioni), sono immancabili.
Il GSA vorrebbe ribaltare questo paradigma e chiede che si parli del lupo in maniera più oggettiva e scientifica.
Per prima cosa vorremmo sgomberare il campo da un equivoco, un vero e proprio luogo comune, che contribuisce alla narrazione tossica sul lupo. Contrariamente a quanto si dice, in Italia il lupo non è MAI stato oggetto di progetti di reintroduzione. Semplicemente, una volta terminata la feroce e spietata persecuzione ai suoi danni, la specie è tornata a crescere e a ri-colonizzare gli antichi territori da cui era stata eradicata. Il lupo, come detto, è stato favorito anche dall’aumento degli ungulati selvatici, come il cinghiale (quest’ultimo sì oggetto di dissennate reintroduzioni per fini venatori).
In secondo luogo, evidenziamo come il lupo non possa essere ritenuto un animale aggressivo nei confronti dell’uomo (gli ultimi casi di attacco letale documentati risalgono a quasi due secoli fa). Per il lupo gli esseri umani non sono prede, rappresentano invece una minaccia, per cui cerca di evitare il contatto con la nostra specie. Non significa d’altro canto che sia un animale assolutamente innocuo, nel caso di un avvistamento sono richieste basilari norme di prudenza e i cani, questi sì che potrebbero essere considerati prede, vanno tenuti al guinzaglio.
La principale causa di conflitto uomo-lupo è legata alle predazioni ai danni del bestiame e (più recentemente) dei cani padronali. Questo è un problema reale e che va affrontato. È necessario adottare alcune precauzioni per proteggere gli animali, come l’utilizzo di cani da guardiania, l’installazione di recinzioni e il ricorso a ricoveri notturni per gli animali. Le istituzioni, dal canto loro, hanno il dovere di aiutare gli allevatori a proteggersi e di erogare rimborsi congrui e tempestivi in caso di attacco.
Il lupo fa parte dell’ambiente, eliminarlo non è una soluzione (ai sostenitori della caccia al lupo per questioni di sicurezza pubblica ricordiamo inoltre che, dal 2011 ad oggi, la caccia ha causato più di duecento morti, mentre l’ultimo attacco letale di un lupo risale all’Ottocento). Anzi, il lupo non fa solo parte dell’ecosistema, ne è un elemento fondamentale e necessario.
È infatti quello che in ecologia viene definito un “superpredatore”, ovvero un animale al vertice della catena alimentare del proprio habitat, la cui presenza ha effetti benefici a cascata sull’intero ecosistema. Il lupo, ad esempio, regola le popolazioni di ungulati selvatici, il cui sovrannumero può causare danni alla vegetazione e alle colture.
Ai media chiediamo più equilibrio nel riportare le notizie e, ad esempio, di contestualizzare e analizzare lettere e reclami inviati dai lettori, forse a discapito dei click, ma a favore della corretta informazione.
Dobbiamo (re)imparare a convivere con il lupo, come facevano i nostri avi. Il lupo, oltre a svolgere un’insostituibile funzione ecosistemica, ha il diritto di abitare questi luoghi e la sua presenza arricchisce l’ambiente, e le nostre vite”.
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