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Emancipazione e protagonismo delle donne, confronto con la segretaria Uil Claudia Mazzucchelli

Emancipazione e protagonismo delle donne, confronto con la segretaria Uil Claudia Mazzucchelli

SENIGALLIA – “Emancipazione e protagonismo delle donne nelle Marche” è stato il tema della nona trasmissione di “Storie delle Marche”, curata dal professor Ettore Baldetti per la piattaforma no-profit “AdessoWeb” di Stefano Battistini, con la partecipazione di Claudia Mazzucchelli, prima donna segretaria regionale della Uil, alla vigilia della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

Ad una presentazione degli ospiti, in cui si è evidenziata la tragica attualità anche nelle Marche della violenza sulle donne, ha fatto seguito un’introduzione storica della questione femminile, risalente alle attività sportive delle picene sull’esempio delle colleghe spartane o delle atlete olimpiche, anche per garantire maggiore vigore fisico alla prole.

Nel Medioevo governò nell’area montana la marchesa Matilde di Canossa, di fronte alla quale si dovette umiliare nel 1079 l’imperatore Enrico IV nel richiedere la sua decisiva mediazione per l’annullamento della scomunica papale.

Tuttavia nelle Marche, precipuamente rurali e tradizionalistiche, solo grazie all’eco della Rivoluzione Francese e all’adozione del Codice Napoleonico, fra 1808 e 1814, si registreranno i primi vagiti di un’emancipazione, che si diffonderà con l’avvento dell’industrializzazione fra ‘800 e ‘900 e le successive rivendicazioni sindacali, di cui saranno altresì pionieristicamente protagoniste, nel primo ‘900, l’anconetana d’adozione Adalgisa Breviglieri, una maestra d’origine bolognese, e la jesina mazziniana Gemma Perchi, operaia nelle locali filande.

La progressiva emersione sociale della componente femminile sarà infatti favorita dalle nuove opportunità di lavoro fuori dalle pareti domestiche, soprattutto nel settore manifatturiero e in alcuni ambiti professionali, come l’insegnamento nelle scuole di base e l’ostetricia, mentre la restante attività educativa e sanitaria era di pressoché totale dominio maschile.

Fra queste nuove ostetriche è stata ricordata Zelmira Mencarelli, figlia di un volontario garibaldino nella III Guerra d’Indipendenza di Sant’Ippolito e diplomata presso l’Università di Urbino nel 1902, che vantava una permanenza in servizio da primato nel comune di Barbara: 55 anni dal 1902 al 1957. La stessa celebre pedagogista chiaravallese, Maria Montessori, era figlia di un liberale ferrarese decorato nelle battaglie risorgimentali, inviato a dirigere la manifattura di Chiaravalle La stretta connessione di ideali e dottrine patriottico-risorgimentali, ma più in generale dello sviluppo culturale, con l’evoluzione dell’emancipazione femminile, evidenziabile altresì nella formazione mazziniana di Gemma Perchi, si ritrova anche nella menzionata esortazione montessoriana alle 10 maestre che nel 1906 tentarono di votare grazie ad un fugace successo in una sentenza della Corte di Appello di Ancona, dovuta ad un’equivoca stesura del dettato legislativo, anticipando così simbolicamente la rivendicazione di un diritto conquistato solamente il 2 giugno 1946.

Le prime isolate o temporanee esperienze lavorative e sindacali, dovute altresì all’assenza degli uomini impegnati nei due conflitti mondiali, permisero tuttavia di far comprendere alle donne “di sapere, potere e dovere lottare” per fondamentali cause, quali la parità in un giusto trattamento lavorativo, il diritto di voto e conseguentemente la piena ed autonoma partecipazione alla vita sociale.

Nelle foto: vaso greco con corsa femminile dei 160 m; miniatura con Enrico IV di fronte alla marchesa Matilde di Canossa; l’ostetrica Zelmira Mencarelli; manifestazione contro la violenza sulle donne

 

 

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