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L’importanza della vegetazione ripariale lungo il fiume Misa

L’importanza della vegetazione ripariale lungo il fiume Misa

SENIGALLIA – Tutti i fiumi ce l’hanno, tutti i fiumi ne hanno bisogno… di cosa stiamo parlando? Be’, stiamo parlando della “vegetazione ripariale”.
Sei un vero senigalliese se… hai presente il fiume Misa. Che lo si guardi dal ponte, che lo si guardi dal fondo (o dalla cima?) del Corso, che lo si costeggi durante una passeggiata, il nostro Misa ci appare così com’è fatto: come una sinuosa lingua d’acqua che si allarga e si ingrossa e che si getta nel mare, esattamente come ogni altro fiume. Ed esattamente come ogni altro fiume, anche il nostro Misa non può essere considerato come un elemento a sé, indipendente da tutto il resto, ma deve essere visto e pensato come componente di un apparato più grande. Perché non esiste solo l’acqua a fare del nostro fiume “il fiume Misa”, ma c’è bisogno di considerare tutto ciò che lo circonda, quel che gli è accanto e che lo accompagna. Vale a dire anche la flora, le piante, insomma, per dirla con termini scientifici: la “vegetazione ripariale”.
Questa “vegetazione ripariale”, questo verde che costeggia i corsi fluviali, svolge una enorme quantità di compiti e di funzioni di cui, forse, non siamo del tutto consapevoli.

Oltre alla innegabile bellezza che le piante sono in grado di conferire al paesaggio (e quindi alla nostra identità territoriale e culturale) – si legge in una nota del Gruppo Società e Ambiente -, esse hanno anche la capacità di costruire l’habitat adeguato per gli animali, fornendo riparo e un microclima adatto alla sopravvivenza, oltre che eventuale fonte di sostentamento, definendosi quindi come innegabili ed importanti protettrici della biodiversità… e questo oltre ad essere esse stesse un fondamentale tassello delle preziose differenze che compongono la natura!

Con le loro particolarità, gli alberi sono capaci di fornire un egregio servizio di alterazione delle condizioni del flusso fluviale e, quindi, di svolgere anche un ruolo di anti-erosione. In altre parole, la vegetazione accanto ai fiumi è capace di controllare il corso dell’acqua, di proteggere gli argini, di supportare i cicli bio-geo-chimici importanti per la vita del sistema fluviale, di migliorare la qualità dell’acqua (ad esempio filtrando l’inquinamento)… e fa tutto in maniera naturale, innata, al posto nostro! Per non parlare, poi, del ruolo base che le piante svolgono nel funzionamento stesso dell’ecosistema.

Ma facciamo un passo indietro. Un fiume può essere considerato come un semplice corso d’acqua? No! Infatti, come accennato in precedenza, i fiumi sono dei “sistemi” definiti come “aperti”. Cioè i fiumi nella loro qualità di ecosistemi (ovvero nel loro essere un insieme di acqua, pesci, insetti, animali, alghe, etc.) hanno bisogno di un apporto di energia che provenga soprattutto dall’esterno, di una sorta di “carburante” che arrivi da qualcosa al di fuori dell’acqua. Questo “carburante” esterno, che permette la corretta operatività ed esistenza del fiume, consiste proprio nella vegetazione. In particolare, infatti, le foglie, i rametti, tutto ciò che costituisce le piante e che cade dentro l’acqua, viene poi sminuzzato e trasformato in cibo, entrando ufficialmente nella rete alimentare dell’ecosistema fluviale.
In sostanza: senza alberi, non c’è vita (nemmeno) nei fiumi! Allora fateci caso, quando guardate il fiume Misa, alla vegetazione che gl’è accanto (laddove è ancora rimasta). Ammiratela, ringraziatela… e soprattutto preservatela!

(La foto è di Floriana Giacchini)

 

 

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