Riscoperta nelle Marche la presenza napoleonica
Riscoperta nelle Marche la presenza napoleonica
SENIGALLIA – Mercoledì 30 marzo, alle ore 19, il tredicesimo appuntamento di “Storie delle Marche”, rubrica mensile curata da Ettore Baldetti programmata da “Adesso Web”, piattaforma no-profit di Stefano Battistini, sarà dedicato ai “Napoleonidi e le loro sedi nelle Marche ottocentesche”.
L’esecrabile sanguinoso sviluppo dell’espansionismo imperialistico di Napoleone Bonaparte, in gran parte dell’Europa d’inizio Ottocento, ha tuttavia portato con sé una rivoluzionaria innovazione politico-istituzionale, introducendo il nuovo modello statale borghese nel Vecchio Continente, soprattutto grazie all’imposizione delle riforme previste dai codici napoleonici. Il territorio marchigiano, dopo i primi improvvisi trionfi italiani del “Grande Corso” e la parentesi del ritorno nell’amministrazione pontificia, entrò dal 1808 stabilmente nel Regno d’Italia napoleonico governato dal viceré Eugenio Beauharnais, per le cui spese di corte l’imperatore, re e patrigno concesse le rendite dei beni ecclesiastici regionali espropriati e indemaniati. All’indomani della disfatta napoleonica del 1815, tali possessi vennero confermati nel Congresso di Vienna all’ex viceré e ai suoi familiari, le cui più frequentate residenze, situate a Senigallia, Monte San Vito e Civitanova Marche, divennero poi focolai insurrezionalistici fino al 1831.
Oggi, grazie alla meritoria iniziativa dell’associazione no-profit “Ancona. Storia e Cultura” e all’accensione di nuovi contributi pubblici per il recupero edilizio e culturale di edifici monumentali, è tornata d’attualità l’esigenza della valorizzazione storica e architettonica delle più eminenti residenze d’età napoleonica della regione, fra le quali Villa Colonnelli di Ancona, Villa Eugenia di Civitanova Marche e Villa Torlonia di Senigallia.
Nelle foto: moneta napoleonica trasformata in ciondolo (foto di Angelo Papi); Villa Colonnelli; Villa Eugenia; Villa Torlonia
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