Bocciata in Regione la mozione che chiedeva la revoca di Corrado Canafoglia
Bocciata in Regione la mozione che chiedeva la revoca di Corrado Canafoglia
Nulla cambia nella Fondazione Città di Senigallia. Mangialardi: “L’irresponsabilità della destra rischia di paralizzare ulteriormente l’attività dell’Ente”
ANCONA – “È finita con un incredulo Carlo Ciccioli – si legge in un documento del Partito democratico – che, in barba al regolamento, invitava la presidenza del Consiglio regionale a ripetere il voto. In effetti, quella ottenuta oggi dal centrodestra è la classica vittoria di Pirro che va ad acuire ulteriormente le spaccature all’interno della maggioranza che sostiene il presidente Acquaroli.
“Pesano come macigni, infatti, le assenze di molti consiglieri della Lega e della consigliera di Forza Italia Jessica Marcozzi. Così come pesa l’imbarazzato silenzio di altri consiglieri di maggioranza durante il dibattito in aula.
“Alla fine – si legge sempre nel documento -, solo le assenze della consigliera del Movimento 5 Stelle Ruggeri e della ex M5S Lupini passata al gruppo misto hanno permesso al centrodestra di bocciare la mozione presentata dal Partito Democratico per chiedere la revoca dell’incarico all’avvocato Corrado Canafoglia (nella foto) quale commissario straordinario della Fondazione Città di Senigallia.
“Intanto è bene che si sia fatta chiarezza – commenta il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi –: la nomina del commissario straordinario è una decisione voluta e strenuamente difesa, anche con toni piuttosto imbarazzanti, solamente da Fratelli d’Italia. Non sappiamo se si tratti della volontà di risarcire chi ha sostenuto alle regionali il presidente Acquaroli senza venire eletto o altro.
“Fatto sta che a pagare in primo luogo l’incarico saranno le gli ospiti della Rsa e le loro famiglie. Per quanto ci riguarda cambia poco: crediamo che la mancata revoca del commissario straordinario della Fondazione Città di Senigallia toglie alla Regione Marche la possibilità di tutelarsi dall’approvazione di un atto che continuiamo a ritenere illegittimo e che, come tale, dovrà essere valutato dalle competenti autorità. Di certo questa decisione della maggioranza, non a caso fortemente e irritualmente sollecitata da settimane dallo stesso commissario straordinario, rischia di rendere illegittimo anche ogni atto che quest’ultimo andrà ad approvare, con il rischio di paralizzare completamente l’attività della Fondazione”.
“Alla fine – aggiunge Mangialardi – anche l’assessore Castelli, che pure aveva dimostrato di comprendere le criticità dell’atto, ha dovuto cedere al diktat di Ciccioli. Peccato, perché Castelli sa bene che la delibera di nomina del commissario straordinario è stata costruita su una relazione completamente elaborata dal Cda dimissionario e non certificata da nessuno completamente sballata, volta esclusivamente a dipingere un dissesto che non c’è. Basti dire del ridimensionamento del patrimonio della Fondazione a meno di 19 milioni di euro quando le cifre iscritte nei bilanci risultano ammontare a ben 40 milioni”.
“Codice civile alla mano – spiega il consigliere Fabrizio Cesetti – la giunta regionale avrebbe potuto ricorrere al commissariamento della Fondazione solo se si fosse accertato che il consiglio d’amministrazione in carica non avesse agito in maniera conforme agli scopi individuati dallo Statuto dell’ente o alla legge. Ciò non è avvenuto e, al di là delle ragioni che hanno portato il Cda a dimettersi, l’incredibile paradosso creato da Acquaroli e Castelli è dato dal commissariamento di un Cda che si era indecorosamente dato alla fuga, e dunque, in quanto decaduto, non più commissariabile. Peraltro, a ulteriore violazione delle norme vigenti, la decisione è stata assunta sulla base di un giudizio espresso sulle precedenti gestioni, il che è un assurdo dal punto di vista giuridico. Preso atto delle dimissioni del Cda, la giunta regionale avrebbe dovuto respingere la richiesta di commissariamento dell’Amministrazione comunale di Senigallia e invitare il consiglio comunale a nominarne uno nuovo. Nient’altro. Invece sono riusciti addirittura nel grottesco intento di nominare commissario straordinario la stessa persona che da presidente aveva dichiarato di non essere in condizione di gestire la Fondazione, per di più attribuendogli un’indennità di circa 1400 euro mensili a carico dei senigalliesi, laddove in precedenza l’incarico della presidenza non prevedeva emolumenti”.
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