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Diritti al Futuro: “Ecco come mettere a rischio la balneazione in piena stagione turistica”

Diritti al Futuro: “Ecco come mettere a rischio la balneazione in piena stagione turistica”

 SENIGALLIA – “Anche i più distratti avranno notato che una delle conseguenze della crisi climatica è lo stato comatoso dei nostri fiumi”. Inizia così un intervento del movimento politico senigalliese Diritti al Futuro.

“A causa dell’assenza di piogge e delle ondate di caldo estremo anche il tratto urbano del nostro Misa, di fronte alla crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni, sarebbe andato in secca se non fosse rimpolpato nell’ultimo chilometro dal deflusso delle acque reflue del depuratore e delle fogne di Senigallia.

Le barre, alle foci dei fiumi sono innocui

Ora, come rilevato sui social di Senigallia da un gruppetto di geologi e idraulici da tastiera, alla foce, si fa per dire, del Fiume Misa, nel tratto finale dell’ex porto canale, anche per la mancanza di un significativo deflusso delle acque del fiume, è nato un “isolotto” o “duna” a secondo dell’università della strada frequentata.

In realtà si tratta di una barra, di un cordone di detriti ad andamento subparallelo alla spiaggia che si origina quando, alla foce, il fiume rallenta la sua corsa. Basta andare alla foce non canalizzata di fiumi come il Cesano, l’Esino e il Metauro per vedere bene queste barre, un fenomeno del tutto naturale che, alla prima piena, vengono spazzate via dalla corrente.

Solo a Senigallia no

“Purtroppo per noi, e per l’ex fiume Misa, questo è vero in tutto il mondo ma non a Senigallia – scrive sempre Diritti al Futuro – dove gli “isolotti”, che si sono succeduti da quando la foce del fiume non è più un porto-canale, sono diventati, per ignoranza o per opportunismo, una possibile causa scatenante dell’alluvione prossima ventura.

Ecco quindi montare il lamento, tutto social e poco scientifico, sull’isolotto del Misa. Si chiede a gran voce l’estirpazione del pericolo, si fa la fila a fotografare lo scandalo fluviale e, non poteva mancare, arriva la politica che liscia il pelo all’insicurezza da “isolotto fluviale” e inizia a specularci sopra. Non paghi, arriva anche il Consorzio di Bonifica che tira fuori dal cappello due bei progetti del costo di svariati milioni: il prolungamento di circa 110 metri dell’ex molo di levante (€ 3.300.000,00) e la realizzazione di uno scolmatore (€ 6.500.000,00).

Ora apprendiamo che la Regione e il Consorzio di Bonifica (?!) hanno aperto un varco nella barriera nell’ex porto canale per permettere il deflusso dell’acqua fluviale verso il mare.

Ma questi sanno quello che fanno?

L’intervento di questa mattina è stato un azzardo

“Un intervento del genere andava fatto un mese fa quando i sedimenti non avevano completamente ostruito la foce, oggi si tratta di un intervento altamente azzardato.

Chiunque abbia avuto modo di vedere lo stato in cui si trova il tratto terminale dell’ex Misa, avrà visto che si presenta in una composizione putrida e con un colore più vicino ad una cloaca che a un fiume.

Sicuramente solo una pioggia importante, con un sostanzioso apporto di acqua nel fiume, potrebbe sia sfondare la barra che si è venuta a creare, sia diluire quelle acque stantie senza creare altri danni come il divieto di balneazione nella Spiaggia di Velluto.

Mentre, se venisse aperto uno sbocco a mare alle migliaia di metri cubi di acque putride oggi presenti nell’ex porto canale, si potrebbe innescare sia un’esplosione algale sia la proliferazione del batterio Escherichia Coli, come già avvenuto a fine luglio nella vicina Romagna.

Le condizioni ci sono tutte.

Che cosa può essere defluito dalla foce nel nostro mare

“Concentrazione di batteri, nutrienti, inquinanti, dovuta al mancato sbocco nel mare, e un insieme di condizioni meteorologiche, idrologiche e marine del tutto eccezionali per la temperatura dell’acqua molto elevata da diverse settimane, la prolungata assenza di ventilazione, lo scarso ricambio delle acque, la mancata diluizione delle immissioni nei corsi d’acqua che arrivano al mare a causa della forte siccità di questo periodo.

Tutti questi elementi potrebbero aver un effetto particolarmente impattante sulla composizione delle acque del mare e sulla sicurezza della balneazione.

Forse sarebbe il caso di pensarci bene a far defluire in mare migliaia di metri cubi di acque reflue del depuratore e delle fogne di Senigallia per non aggiungere danno su danno.

Il dissesto idrogeologico è l’unico problema da risolvere. Va risolto a monte.

Perché il primo vero problema che dovrebbe essere risolto è, e rimane, il dissesto idrogeologico del nostro territorio attraverso interventi per la mitigazione del rischio idraulico della città di Senigallia.

“Per mitigare il rischio idraulico si dovrebbe intervenire a monte dell’abitato. Tutta la bibliografia tecnico-scientifica sottolinea che la riduzione del rischio indotto dalle piene fluviali si ottiene abbassando il picco di piena a monte, a meno che, e non è il caso del fiume Misa a Senigallia, ci sia la possibilità di aumentare le sezioni idrauliche a valle del centro abitato.

Tutto il mondo tecnico, professionale e scientifico è concorde che la protezione dalle piene fluviali, qualora non siano sufficienti la manutenzione straordinaria e ordinaria dell’alveo e degli argini, deve avvenire con opere idrauliche opportunamente ubicate e comunque sempre a monte del territorio da salvaguardare e proteggere.

Invece il Consorzio di Bonifica progetta interventi alla foce

“Invece a Senigallia il Consorzio di Bonifica, a cui la Regione Marche ha affidato la progettazione e realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idraulico del Fiume Misa – aggiunge Diritti al Futuro -, vuole impegnare la maggior parte delle risorse finanziarie disponibili (€ 4.300.000) per interventi a valle del bene da tutelare, la città di Senigallia. Con progetti, come l’allungamento del ex molo di levante e la realizzazione di uno scolmatore, che non sono inseriti in un programma di interventi di bacino e che sicuramente comporterebbe un inutile spreco di denaro pubblico per poi non risolvere o mitigare le piene del fiume Misa. Anzi è stato sostenuto che provocherebbe seri danni alle aree circostanti in particolare all’ingresso del porto.

Per adesso, progetti bloccati dalle critiche e dalla Provincia

“Purtroppo per le ambizioni del Consorzio di Bonifica, i suoi progetti, per adesso, non sono andati avanti, sia perché sono stati sommersi dalle critiche di esperti, tecnici e operatori portuali sia perché la Provincia di Ancona ha richiesto la Valutazione di Impatto Ambientale considerato l’alto numero degli approfondimenti necessari e la loro rilevanza in termini di possibili effetti ambientali, anche significativi e negativi.

Il piccolo/grande problema dei progetti del Consorzio di Bonifica era, ed è, che, oltre a non essere tra le opere da realizzarsi per la mitigazione del rischio idraulico del fiume Misa, partendo da ipotesi sbagliate, arrivava a conclusioni approssimative e dannose per Senigallia e l’intera area portuale.

Come infatti era scritto in una delle diverse osservazioni al progetto, “La soluzione proposta è una modifica radicale della dinamica e morfodinamica della foce attuale ed avrà un impatto rilevante sui livelli di piena, aumenterà il deposito dei materiali all’interno del canale, avrà notevole impatto sull’interrimento del bacino portuale e sull’equilibrio della spiaggia”!!!

Da questi pessimi progetti, almeno per ora, ci siamo liberati.

Ma, in piena stagione turistica, scarichiamo acque reflue in mare

“Ma oggi, in piena stagione turistica, siamo proprio sicuri che vale la pena far defluire in mare migliaia di metri cubi di acque reflue del depuratore e delle fogne di Senigallia? Le prime immagini, mostrano un’onda nera liberata dal fiume al mare. Non ci resta che aspettare di conoscere i risultati delle analisi delle acque del fiume di ieri e del mare di oggi. E incrociare le dita”, conclude Diritti al Futuro.

QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it

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