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Le fabbriche di Serra de’ Conti nell’ultimo libro di Virginio Villani

Le fabbriche di Serra de’ Conti nell’ultimo libro di Virginio Villani

La storia di un paese e di una comunità dall’agricoltura all’industria

SERRA DE’ CONTI – L’industrializzazione di Serra de’ Conti fra gli anni ’50 e gli anni ’80 del secolo scorso può essere considerata una vicenda emblematica di quanto accaduto seppure in forme diverse nello stesso periodo anche in altre parti della regione; per questo motivo è stata spesso menzionata in modo più o meno approfondito in alcuni saggi di storia economica regionale, ma mai è stata fatta oggetto di una più ampia ricostruzione.

Questa lacuna viene ora colmata da un volume curato dal professor Virginio Villani in corso di pubblicazione dal titolo: Serra de’ Conti. Storie e immagini 1950-1990. Il tempo delle fabbriche, che racconta la storia dell’industrializzazione, non solo attraverso i dati e le notizie ricavate dagli archivi (non molte in verità), ma anche e soprattutto attraverso le testimonianze dei protagonisti, che vi parteciparono come operai e come dirigenti.

Non è solo la storia di un progresso economico, ma anche della profonda trasformazione sociale, che ha visto una comunità di contadini e piccoli artigiani diventare classe operaia e imprenditrice. Il libro si sofferma, oltre che sulle vicende delle singole aziende, anche su aspetti della vita sociale, accompagnandoli con un ricco corredo di fotografie che documentano e illustrano meglio i fatti, dando anche un volto ai tanti protagonisti di quegli anni speciali.

I fattori che resero possibile questo “miracolo” economico (circa mille posti di lavoro creati in poco più di un decennio) furono il bisogno di lavoro insieme alla grande disponibilità di manodopera a basso costo, la solidarietà politica e sociale, lo spirito di iniziativa e l’incontro causale e fortunato con l’imprenditoria romagnola. Serra de’ Conti era agli inizi degli anni ‘50 un paese poverissimo e privo di capitali, dove la disoccupazione si combatteva con l’emigrazione, le sovvenzioni statali (i cantieri di lavoro) e l’arte di arrangiarsi: l’unica prospettiva di progresso economico era affidata ad un corso di scuola professionale.

All’inizio, a metà degli anni ’50, ci fu innanzitutto il coraggio e l’ambizione di un personaggio, che un po’ con le conoscenze politiche, un po’ con i contatti giusti, molto con il coraggio e lo spirito di iniziativa personale riuscì ad avviare un primo modesto calzaturificio, rompendo l’immobilismo, dimostrando che si poteva fare e aprendo la strada ad iniziative più strutturate di carattere cooperativistico. Nel 1961 dal terreno della solidarietà politica prese avvio l’attività manifatturiera in grande stile, prima nel settore calzaturiero, poi in quelli della cartotecnica, della metallurgia, dell’abbigliamento, della plastica ecc.

I primi successi economici, favoriti dall’abbondanza della mano d’opera e dal basso costo del lavoro, liberarono le potenzialità fino ad allora compresse dalle rigidità sociali e favorirono la nascita di microimprese e una nuova vivacità sociale e culturale. E così con l’avvio delle fabbriche e con la maggiore disponibilità economica crebbe l’associazionismo e fiorirono le tante iniziative sociali e culturali, in un contesto di grande fermento di creatività, spirito di iniziativa e partecipazione.

Questo trend economico positivo dura tutt’oggi, anche se nel frattempo il panorama e la struttura delle aziende ha cambiato volto. I grandi calzaturifici non hanno retto ai cambiamenti del mercato a partire dalla fine degli anni ’80, ma il terreno seminato ha dato i suoi frutti con la nascita e lo sviluppo di una miriade di piccole e grandi imprese, sia nel settore manifatturiero, sia in quello dei servizi, tanto che Serra de’ Conti può essere considerata ad oggi uno dei distretti manifatturieri più vivaci dell’entroterra delle Marche.

 

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