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I vescovi delle Marche: “Mettere in sicurezza i territori devastati dall’alluvione”

I vescovi delle Marche: “Mettere in sicurezza i territori devastati dall’alluvione”

“Ci sono troppe situazioni di fragilità su cui da tempo si richiedono interventi efficaci”. “Non è possibile escludere il verificarsi di altri disastri”

LORETO – I vescovi marchigiani hanno lanciato un appello affinché non si spengano i riflettori sui tanti danni causati, in particolare nelle province di Ancona e Pesaro Urbino, in seguito alla devastante alluvione del 15 settembre.

Un’alluvione che ha causato devastazione, sfollati, 12 morti ed una donna – la cinquantaseienne Brunella Chiù – ancora dispersa.
“Come vescovi non intendiamo certo intervenire in ambiti tecnici e politici che competono ad altri, ed il cui lavoro vogliamo rispettare e sostenere per quanto potremo. Però – si legge in un documento -, facendoci voce della popolazione, mentre ringraziamo per la bellissima solidarietà che tanti hanno testimoniato nei fatti fin dal primo momento, riferiamo la seria preoccupazione che una burocrazia farraginosa e paralizzante, già sperimentata nei cantieri del terremoto, unita alla tentazione di dimenticare territori di cui i media dopo un po’ cessano di parlare, non permettano di dare le giuste risposte che la nostra gente si attende”.

“La vicinanza dello Stato, della Regione e di tutte le forze vive della Nazione è fondamentale per il tempo lungo che ci attende. I Vescovi delle Marche – si legge sempre nel documento – auspicano che con una vera sinergia delle forze pubbliche, private ed ecclesiali si possa smentire soprattutto la previsione negativa che già alcuni fanno, dando prova che le Marche possono diventare un modello positivo per tante altre parti della nostra bella Nazione“.

“L’evento meteorologico, ne siamo diventati sempre meglio coscienti, è stato di una gravità eccezionale per le vittime, l’estensione territoriale e gli ingenti danni subiti dal paesaggio, dalle vie di comunicazione, dai centri abitati, dalle strutture produttive. La popolazione è fortemente preoccupata perché l’evidente cambiamento climatico in atto non esclude la ripetizione di fatti eccezionali di questa portata. Se tali fatti incideranno su un territorio come il nostro, che da Nord a Sud presenta situazioni di fragilità su cui da tempo si richiedono interventi efficaci di messa in sicurezza, non è possibile escludere il verificarsi di altri disastri”.

“Le Marche oggi richiedono – sempre secondo i vescovi della regione – una speciale attenzione nazionale, perché la zona colpita dall’alluvione si è sommata a quella più ampia che ancora soffre per il terremoto del 2016. Inoltre, la piccola e media industria che da noi è largamente prevalente, sta subendo più di altri comparti caratterizzati da grandi industrie la crisi di ordini e materie prime, in particolare per il costo dell’energia, determinata prima dal Covid-19 e poi dalla guerra in atto in Ucraina”.

“La presenza ecclesiale su tutto il territorio ed il lavoro di monitoraggio dei danni dell’alluvione fatto dalle Caritas diocesane e regionale permettono – sempre secondo i vescovi – di indicare delle fragilità significative che non appaiono ad uno sguardo immediato. Tra queste l’inquinamento dei terreni agricoli invasi dal fango frammisto a sostanze inquinanti e la dispersione di macerie con eguali caratteristiche. La bonifica di tutto ciò, mentre è urgente, non sarà semplice né economica“.

 

 

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