A sei mesi dall’alluvione ancora tanti pericoli lungo la pista ciclabile del Misa
A sei mesi dall’alluvione ancora tanti pericoli lungo la pista ciclabile del Misa
L’ex amministratore comunale Lorenzo Turchi ci racconta la sua disavventura finita, fortunatamente, in maniera positiva. Ma la paura è stata tanta
SENIGALLIA – A sei mesi dall’alluvione, nel nostro territorio, restano ancora tanti problemi e pericoli. Ed è sufficiente una normalissima pioggia marzolina per far scattare nuovi allarmi. E questo, purtroppo, avviene, in quanto in questi sei mesi – che non sono pochi – si è fatto ben poco per mettere in sicurezza l’area attraversata dal fiume Misa. Un fiume che, all’improvviso, è diventato uno spauracchio.
Ed oggi vogliamo riportare la disavventura – fortunatamente finita bene – che, lungo la pista ciclabile che costeggia il Misa, è capitata a Lorenzo Turchi, ex amministratore della nostra città.
E’ lui stesso a raccontarcela: “Ho letto su Qui Senigallia di oggi l’articolo sul post-alluvione e, a tal proposito – scrive Lorenzo Turchi – voglio raccontare la disavventura che mi è capitata personalmente sabato scorso.
“Mentre percorrevo in bicicletta la pista ciclabile comunale che si trova ai piedi dell’argine di destra del Misa, nel tratto che dal ponte della via chiusa al traffico – a Vallone – va verso Bettolelle, dopo 300 metri ho dovuto superare l’argine del fosso Sant’Angelo (recentemente interessato da lavori urgenti di ripristino perché durante l’alluvione era stato sfondato dalla forza delle acque).
“Per percorrere la discesina dell’argine, sono dovuto scendere dalla bici e farla a piedi in quanto la pista era dissestata dai lavori. Appena giunto in fondo, però, sono sprofondato nella melma fino alla cintola e non riuscivo più a muovermi, come se mi trovassi nelle sabbie mobili.
“A quel punto – continua Lorenzo Turchi – mi sono disteso per cercare di raggiungere il piede dell’argine. Mi mancavano una ventina di centimetri, per percorrere i quali ho impiegato quasi mezz’ora e con un notevolissimo sforzo fisico. Poi sono riuscito a raggiungere ed aggrapparmi ad un ramo che, per fortuna, ha retto, e sono finalmente riuscito a mettermi al sicuro.
“Credo sia superfluo dire che non esisteva nessun segnale o cartello di indicazione del pericolo e che, all’apparenza non si poteva intuire in quanto la superfice della pista era completamente asciutta.
“Lunedi mattina ho avvisato i vigili urbani dell’accaduto, affinché l’Amministrazione comunale prendesse gli opportuni provvedimenti”.
“La buca umida che si vede sulla destra della foto (scattata il giorno dopo) è stata provocata dal mio impantanamento. Prima del mio passaggio la pista era uniforme e, come si può vedere, sembrava asciutta. Il bel tempo delle ultime settimane ha asciugato la superficie tanto da farla sembrare solida ma, in realtà, sotto due o tre centimetri c’è fango quasi liquido”, afferma sempre Lorenzo Turchi.
(Le foto della zona nella quale Lorenzo Turchi ha rischiato parecchio sono state scattate il giorno dopo)
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