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L’Hotel de’ Conti diverrà un grande centro di accoglienza, tra i serrani cresce la preoccupazione

L’Hotel de’ Conti diverrà un grande centro di accoglienza, tra i serrani cresce la preoccupazione

di MARIO ROMAGNOLI

SERRA DE’ CONTI – Il Comitato di Serra de’ Conti “13 marzo“ nato spontaneamente per conoscere ed informare l’intera comunità sulle sorti dell’ex Hotel de’ Conti, dopo l’ultima assemblea ha redatto il seguente Comunicato.

“La notizia della futura destinazione dell’Hotel de’ Conti quale Centro di Accoglienza Straordinaria per migranti (CAS) sta destando non poca sorpresa e preoccupazione nell’intera comunità. Dalle informazioni divulgate in occasione dell’assemblea pubblica del 20 marzo, convocata dall’Amministrazione comunale su richiesta dei cittadini, e da incontri successivi, è emerso quanto segue:
– La trattativa per la compravendita si è avviata nel febbraio 2022;
– Nel mese di settembre, l’Amministrazione comunale ha preso i primi contatti con la Prefettura di Ancona, anche attraverso comunicazioni formali;
– Il preliminare di vendita è stato sottoscritto il 5 dicembre 2022 e la compravendita è in corso di perfezionamento (passaggio di proprietà) ma non si ha notizia che sia conclusa;
– L’acquirente ha già partecipato al bando prefettizio per l’accoglienza, in scadenza il 15 dicembre 2022, per una capienza fino a 50 e da 51 a 100 ospiti“.

“Quindi – prosegue il comunicato – la pubblica discussione non è certo astratta e, pur ritenendo doverosa ogni azione solidale verso popolazioni in estrema difficoltà che cercano di sfuggire da guerre e carestie, ricordando che Serra de’ Conti ha già offerto prova, in molte occasioni, di generosità e accoglienza (popolazioni balcaniche, rifugiati ucraini, migranti attualmente ospiti in Frazione Osteria con il progetto SAI), riteniamo doveroso puntualizzare quanto segue:
– Nel rispetto della riservatezza di una trattativa “privata” e della volontà degli attuali proprietari di cedere l’Hotel de’ Conti, l’intera collettività e, in particolare, i residenti e le attività economiche nelle immediate vicinanze dovevano e potevano essere avvertiti.
– I residenti nell’area (famiglie, esercizi commerciali), subiranno un’inevitabile deprezzamento del valore economico delle loro proprietà e attività: questi “effetti collaterali” non possono essere sacrificati a vantaggio del solo “business”.
– Le abitudini di vita dei residenti subiranno condizionamenti e limitazioni, dettati dall’inevitabile senso di diffidenza e timore che si genera in presenza di un numero così elevato di ospiti sconosciuti, provati psicologicamente prima dagli eventi che hanno destabilizzato i loro Paesi di origine, poi dalle esperienze drammatiche di viaggio gestite perlopiù da organizzazioni criminali.
Ospiti provenienti da culture e religioni diverse, che non parlano la nostra lingua, completamente ignari delle nostre abitudini e dei nostri codici di comportamento.
– Nella gestione di altri CAS, com’è stato pubblicamente riferito e come è tristemente noto dalla cronaca, sono accaduti fatti spiacevoli e preoccupanti (grave conflittualità religiosa, fenomeni di prostituzione e traffico di stupefacenti, condizioni igienico-sanitarie aberranti, numero di ospiti di gran lunga superiore ai posti disponibili), per cui la dislocazione di questo CAS nel centro abitato appare del tutto inidonea per tale struttura e per la sicurezza della collettività. “. “Nel ribadire – conclude il Comitato – la nostra estraneità ad ogni e qualsivoglia forma di razzismo, riteniamo che si debba favorire un’accoglienza diffusa e bilanciata sul territorio, intesa come atto di solidarietà e non come operazione speculativa, sia pur autorizzata secondo la normativa vigente. Per essere anche concreti, chiediamo un incontro all’Amministrazione comunale per valutare percorsi condivisi con la comunità (destinazioni alternative dell’immobile, accoglienza compatibile con il territorio, ecc.).
Il Comitato propone quindi un supplemento di riflessione a tutti i protagonisti responsabili di questa vicenda, sia sul piano morale che concreto, affinché sia valutata fino in fondo ogni altra alternativa possibile che tenga certamente conto della tradizione solidale di Serra de’ Conti, ma senza scaricare gli effetti, in questo caso davvero pesanti, dell’esercizio del diritto di proprietà sull’intera cittadinanza, mettendo a rischio la sicurezza pubblica e la coesione sociale“.

 

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