Femminicidio e violenza di genere, indispensabile una rivoluzione culturale per fermare la crescita del fenomeno
Femminicidio e violenza di genere, indispensabile una rivoluzione culturale per fermare la crescita del fenomeno
Avvocati e giornalisti a confronto a Senigallia nell’incontro organizzato dall’Associazione “I care We care”
SENIGALLIA – Con quattro stupri e un femminicidio denunciati solo nell’ultima settimana, l’incontro dal titolo “Violenza di genere, Stereotipi e pregiudizi nelle aule di giustizia e nei mass media, confronto tra i protagonisti” organizzato dall’associazione “I care, we care” è quanto mai opportuno per ribadire la necessità di proseguire sulla strada della formazione e della corretta informazione.
L’incontro è stato realizzato in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Ancona e l’Ordine dei Giornalisti delle Marche che hanno inserito l’evento nel proprio circuito formativo, l’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Senigallia che l’ha inserito nel programma del circuito culturale “8marzo tutto l’anno” e il patrocinio del Consiglio Regionale delle Marche.
L’avvocato Andrea Nocchi, vicepresidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona ha convenuto che “il tema della violenza di genere reca con sé stereotipi e pregiudizi che non appartengono solo al cittadino” – ha detto. “Gli avvocati – ha aggiunto – per una vittima sono spesso il primo punto di contatto con il mondo esterno e per questo coinvolti in prima linea e dunque depositari di una responsabilità molto forte”. Il tema coinvolge anche l’informazione “e – ha aggiunto il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Franco Elisei – la necessità di usare le giuste parole per raccontare i fatti facendo sì che non si ricorra agli stereotipi troppo spesso considerabili scorciatoie per evitare una riflessione approfondita che invece i giornalisti devono favorire”.
L’incontro introdotto dall’avv. Cristina Barboni, referente regionale di “I care we care”, ha visto i saluti anche di Cinzia Petetta, Assessore Servizi alla Persona e Pari Opportunità del Comune di Senigallia e la collega del comune di Chioggia prima della Presidente nazionale Stella Abbamonte. Particolarmente attesi gli interventi dell’Avv. Licia D’Amico Presidente Onoraria dell’Associazione “I care We Care APS” che si è soffermata “sulle radici culturali di questo fenomeno – ha detto – e per questo eventi formativi e informativi come questo contribuiscono a far sì che, stante l’inefficacia della risposta repressiva vista l’attualità dei fatti criminosi denunciati, occorra fare qualche passo indietro e andare alla radice del problema”.
Il dottor Fabio Roia, Presidente Vicario del Tribunale di Milano ha effettuato una disanima molto articolata dell’esperienza giudiziaria nella quale ha verificato come “stereotipi e pregiudizi – ha detto – sono alimentati da un contesto sociale profondamente ambiguo e contradditorio nel contrasto alla violenza sulle donne e che anche i magistrati devono superare il pregiudizio involontario che invece è fin troppo radicato nella cultura popolare”. Roia ha ricordato come il 40% della popolazione ritenga che una donna sia in grado di sottrarsi ad una violenza sessuale e il 25% ritenga che il modo di vestire sia una causa della violenza.
La dottoressa Alessandra Alessandroni della Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna della Regione Marche e Giudice Onorario presso il Tribunale di Ancona ha rimarcato la necessità di “applicare la parità di genere già nelle famiglie per crescere una generazione di bambini che abbiano intrinseco il rispetto di genere”.
Il giornalista Luca Pagliari ha contribuito al confronto poi concluso dall’avvocato Alessio Stacchiotti, Segretario del Consiglio Distrettuale di Disciplina che ha fatto riferimento alla “spettacolarizzazione di certi processi che avvengono prima mediaticamente che nelle aule giudiziarie”.
“L’alterazione del rapporto avvocato-giornalista – ha concluso Stacchiotti – potrebbe causare un fatto deleterio andando a condizionare il giudice e di conseguenza l’accertamento della verità e gli avvocati possono essere sanzionati in caso mettano in atto comportanti che potrebbero offrirgli visibilità e pubblicità ma che potrebbero andare a discapito del cliente considerando la cristallizzazione di quanto viene diffuso”.