Senigallia città della fotografia, Gemmy Tarini è stato uno dei precursori del movimento
Senigallia città della fotografia, Gemmy Tarini è stato uno dei precursori del movimento
di ENZO CARLI
SENIGALLIA – La fotografia ha rivoluzionato il modo di vedere e comunicare per rappresentazioni e nulla sarà più come prima di questa scoperta. Ha contribuito alla conoscenza attraverso la diffusione seriale di immagini, determinando un fenomeno sociologico universale, ancor più accentuato dal passaggio dalla fotografia analogica a quella digitale. Grazie nuovi self-media, e i cellulari portatili eccellenti, ogni giorno si scattano numeri inimmaginabili di fotografie.
Come pratica estetica, la fotografia rientra nel quadro più generale della cultura umana, tra le moderne attività espressive. Il fotografo Ippolyte Bayard nel 1839 presentò la prima mostra di fotografia artistica a Parigi; ciò nonostante questa nuova forma espressiva per troppo tempo è stata considerata da molti non creativa per via delle proprietà intrinseche (fisiche,- chimiche- ottiche) utili per riprodurre la realtà, in linea con le “invettive profetiche” di Baudelaire che la relegavano come umilissima serva delle arti e della scienza anche se Delacroix sosteneva: «In verità se un uomo di genio saprà servirsi del dagherrotipo come bisogna servirsene, potrà innalzarsi ad un altezza che non conosciamo.»
La gerarchia culturale ha considerato la fotografia (e il suo uso popolare e utilitario) come cultura inferiore ma la realtà umana non può trovarsi nella fotografia ma nell’intenzioni del fotografo (Ferrarotti, 1974) e ciò che differenzia le fotografie non è solo il contenuto ma la forma, le interpretazioni e gli utilizzi che se ne fanno. (Pasini)
Da qui la necessità di ricomporre e ricondurre nella giusta collocazione la fotografia in Italia e i valori, la sensibilità e la creatività del Fotografo. Ci prova tra il 1942 e il primo dopoguerra, Giuseppe Cavalli, fratello gemello di Emanuele (fotografo, pittore tonale che nel 1933 insieme a Capogrossi e Melli, compilò il “Manifesto del Primordialismo plastico”ma anche valente fotografo). Giuseppe Cavalli, avvocato, letterato, fine esteta, fotografo di rara qualità, ideatore del lirismo chiarista (la fotografia a toni alti, higt-key), diviene in Italia uno degli interpreti della ricerca che stabilirà la piena autonomia del linguaggio fotografico, svincolato da ogni utilizzo strumentale, asserendo nel Manifesto del 1947 (firmato con Veronesi, Vender, Finazzi e Leiss) l’artisticità della fotografia.
Certo è che a Giuseppe Cavalli vanno ascritti numerosi meriti nel campo della teoria e ricerca fotografica anche se non fu il solo; nel tempo assistiamo a diversi tentativi e proposte tra cui quella di Anton Giulio con il fratello Arturo Bragaglia autori a partire dal 1911 di fotografie sperimentali raccolte in un volume dal titolo Fotodinamismo futurista pubblicata in seguito da Filippo Tommaso Marinetti e Gugliemo Sansoni (Tato) nel Manifesto della fotografia futurista (16 aprile 1930).
Nel 1943 esce il prestigioso testo FOTOGRAFIA, Prima Rassegna dell’attività fotografica In Italia, a cura di. Ermanno Federico Scopinich con Alfredo Ornano e Albe Steiner, Ed. Gruppo Editoriale Domus, 114 Autori per una raccolta di immagini fotografiche selezionate tra migliaia in tutt’Italia che aprirà la strada alla ricerca fotografica italiana.
Nelle Marche vengono selezionati tre fotografi con unità d’intenti nella direzione di una nuova cultura fotografica: Giuseppe Cavalli (1904-1961, nato a Lucera ma trasferitosi nel 1939 a Senigallia); Gemmy Tarini (1894-1968, nato a Fermo ma trasferitosi bambino con la famiglia a Senigallia) e Mario Caràfoli (1902-1985, Corinaldo).
Senigallia città della fotografia non può non tenere conto degli albori della propria origine e dell’alba della propria ragione storica che con la storia della fotografia moderna, marchigiana e italiana, potremo far coincidere intorno agli anni 40 del Novecento. E’ fondamentale il ruolo di Giuseppe Cavalli, che nell’estate del 39 si trasferisce per una serie di opportunità a Senigallia, non ultima anche quella di aver trovato a Senigallia un fotografo di razza, sensibile ai mutamenti della fotografia mitlle-europea, intimistica e soprattutto titolare di un qualificato ingrosso di materiale e apparecchiature fotografiche conosciuto in tutto il Centro italia, Gemmy Tarini , fermano di nascita ma trasferitosi giovanissimo con la famiglia a Senigallia (non dimentichiamoci che Fermo con Luigi Crocenzi e Eriberto Guidi hanno fornito preziosi contributi alla cultura fotografica italiana).Cavalli e Tarini si frequentano partecipano a dei work-shop sul ritratto, anche se fotograficamente su lunghezze d’onda diverse, Cavalli chiarista, calligrafo, crociano e Tarini intimista, soggettivo, neorealista anche se dall’analisi di alcune fotografie tra Cavalli e Tarini tra il 1939-40 ci sono state complicità al punto che è lecito domandarsi chi ha influenzato chi?
Senigallia città della fotografia: Gemmy Tarini è stato uno dei precursori di questo movimento. Il primo fotografo senigalliese artistico degli anni 40: le vicende della vita, la sua naturale ritrosia, la decisione e necessità di isolare la sua ricerca contemplativa, lo hanno distolto dal dalle competizioni ma le sue opere testimoniano sia la sua consapevolezza sul valore artistico della fotografia e il contributo che ha fornito la fotografia senigalliese tra gli anni 35 e 60 del secolo scorso. Tutto questo sarà oggetto di approfondimento per la grande mostra su Tarini che l’Amministrazione cmunale ha previsto per il prossimo Natale.