Visita dei ragazzi della Fagnani ai loro coetanei dell’Ospedale Pediatrico Salesi di Ancona
Visita dei ragazzi della Fagnani ai loro coetanei dell’Ospedale Pediatrico Salesi di Ancona
SENIGALLIA – L’anno scolastico è ormai archiviato, le aule sono vuote e dopo tanta fatica è giunto il momento del meritato riposo.
Ma i valori, quelli no, non vanno in vacanza. Come stare vicini a chi non sta bene e che nelle aule, o sulle spiagge, non vede l’ora di tornarci insieme con gli amici. Così la vedono i ragazzi della Fagnani, che hanno fatto visita ai loro coetanei dell’Ospedale Pediatrico “Salesi” di Ancona.
L’occasione è stata la consegna di un gioco da tavolo di loro invenzione, intitolato “In viaggio con Darwin. Impariamo cose nuove giocando”.
Dodici le classi coinvolte, in un progetto didattico che vanta la collaborazione del Museo Omero di Ancona. Basato su alcuni dei principi cardine del metodo Montessori – d’altronde l’Istituto Comprensivo Senigallia Centro offre un percorso montessoriano che parte dall’Infanzia e arriva alla Secondaria di primo grado – il gioco si muove sulla scia dei viaggi e delle scoperte del grande naturalista inglese, e rappresenta un unicum nel suo genere.
A differenza della maggior parte dei giochi di società, infatti, “In viaggio con Darwin” non prevede vincitori ma solo giocatori curiosi che, alla fine della partita, avranno imparato qualcosa di nuovo. Le tessere, poi, sono state plastificate per poter essere facilmente igienizzate, come si richiede in un ambiente ospedaliero. Anche le lingue impiegate nelle descrizioni mirano ad essere le più inclusive possibili, comprendendo sia l’italiano che l’inglese e il braille.
Prossimo auspicio? Realizzare un nuovo gioco, magari ispirato a un altro celebre personaggio, aumentando la gamma delle lingue con il francese, lo spagnolo, l’arabo e così via. Perché il gioco, e soprattutto i più piccoli lo sanno, non è solo gioco: è scambio, rispetto delle regole, impegno e divertimento. Cose che vanno bene sempre, in tutte le stagioni. E che fanno risuonare nelle stanze d’ospedale un po’ di quell’energia, che nelle aule i ragazzi sono in grado di sprigionare.