Un altro deciso no all’ampliamento a Senigallia del gioco d’azzardo
Un altro deciso no all’ampliamento a Senigallia del gioco d’azzardo
La nuova presa di posizione arriva dal Presidio Libera Attilio Romanò
SENIGALLIA – Il Presidio Libera Attilio Romanò di Senigallia interviene per presentare una riflessione sulla proposta di ampliamento dell’orario dell’esercizio del gioco d’azzardo.
Riflessione rivolta ai consiglieri e alle consigliere comunali, certi che una modifica di tal genere non possa essere presa alla leggera, ma soprattutto non vada agita, per rispetto dei cittadini e delle cittadine: l’interesse economico non può superare quello per la persona.
“La nostra attività – scrivono – non si fermerà con questa lettera, ma torneremo a puntare i riflettori sul gioco d’azzardo, tema su cui ci eravamo concentrati già in passato, insieme a tante realtà locali e che avevano portato la città di Senigallia ad essere presa come esempio virtuoso”.
Questa la lettera inviata ai consiglieri comunali del Comune di Senigallia.
“Cari Consiglieri,
vi scrive il presidio di Libera a Senigallia in merito al punto all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale che riguarda l’allargamento dell’orario dell’esercizio del gioco d’azzardo. La legge regionale del 2017 art. 5, comma 4 prevede che i Comuni, per esigenze di tutela della salute e della quiete pubblica, possono disporre limitazioni temporali all’esercizio del gioco fino a un massimo di dodici ore. Senigallia aveva scelto la massima limitazione, altri comuni no.
Ora la proposta all’ordine del giorno chiede l’allargamento di 4 ore motivandola con le pari opportunità degli esercenti che hanno al loro interno slot machine e di coloro che gestiscono le sale di gioco d’azzardo nel comune di Senigallia rispetto ai comuni limitrofi. Attualmente la possibilità di giocare è dalle 13 all’una di notte e nella proposta passerebbe dalle 10 del mattino alle 2 di notte. E’ di oggi la notizia che il Consiglio Regionale delle Marche ha votato il cambio della legge che prevede, tra le altre cose, che il limite applicabile dai comuni non superi le sei ore giornaliere. La proposta insistita – visto che la Commissione Comunale competente alcuni giorni fa aveva espresso parere negativo con tanti dubbi da parte anche dei consiglieri della maggioranza e con la condanna di tutti, anche del proponente, del gioco d’azzardo – viene già dunque superata da una legge regionale che, quando andrà in vigore, sarà ancora più permissiva.
Vi diciamo che noi siamo decisamente contrari a passi indietro sul contrasto al gioco d’azzardo patologico.
Sarebbe importante che su questo tema, come sui temi delle dipendenze, il Consiglio Comunale ascoltasse il parere di coloro che conoscono l’argomento e che lo combattono da tempo, a partire dai servizi pubblici.
Vi invitiamo a riflettere su quello che sta avvenendo in questo settore, sulla superficialità che a volte abbiamo di fronte a certi temi equiparando il diritto alla salute con il diritto ad avere dei profitti. E’ possibile trarre profitto a danno della salute delle persone, tanto più in settori che non sono essenziali per la vita?
Ci permettiamo due sottolineature.
Non usiamo il termine ludopadia, ma quello più appropriato di gioco d’azzardo patologico. Siamo bravi ad addolcire la realtà con parole più tenere, ma il gioco d’azzardo patologico è una piaga sociale. I Servizi per le dipendenze (Serd) certificano da anni un aumento costante del numero di utenti che chiedono aiuto per curare il gioco patologico, fenomeno comunque sommerso se è vero che, a fronte di circa 30mila persone curate ogni anno dai Serd, ve ne sarebbero a rischio almeno 50 volte di più, secondo l’Istituto superiore di sanità, il quale stima un milione e mezzo di giocatori problematici, le cui caratteristiche sono quelle di non saper gestire il tempo da dedicare al gioco o controllare quanto spendono, finendo per alterare i comportamenti familiari e sociali. Sai che non esageriamo perché anche tu conosci sicuramente persone che sono cadute nella trappola del gioco. Per non parlare degli enormi interessi delle mafie che hanno messo a profitto oltre il gioco illegale anche quello legale, attraverso l’infiltrazione del settore a scopo di riciclaggio. La relazione semestrale del 2019 della Direzione investigativa antimafia , già che dedicava un approfondimento specifico al tema: “Il vero salto di qualità – scrive la Dia – si ha a partire dagli anni 2000, quando le mafie percepiscono l’elevata dimensione economica del mondo del gioco e delle scommesse prodotta dal circuito legale”.
Si dice poi: limitare l’uso del tempo non serve a nulla visto che c’è già il gioco on line. Non vogliamo scomodare ricerche dove si è visto che in tempo di pandemia non c’è stato il travaso dei giocatori su l’on line, ma facciamo un’altra considerazione. A chi non sono sufficienti già oggi dodici ore al giorno per giocare nei locali? Ai giocatori patologici che quindi andiamo a incoraggiare. Oppure ai giocatori occasionali, che quindi andiamo a incentivare. Danneggiamo gli esercenti? Aiutiamoli e sosteniamoli nel cambiare strada sull’uso delle slot come tanti hanno già fatto.
Certo è necessaria una legge quadro nazionale che lavori molto di più sulla prevenzione che sulla repressione, ma tornare indietro su alcuni semplici passi ci sembra un venir meno a quel compito di tutela proprio di ogni comunità.
Siamo disponibili ad avviare un dibattito e un confronto sul gioco d’azzardo patologico dal momento che in poche righe non si può affrontare un tema così complesso, ma fare scelte con la motivazione che tanto non si cambia la sostanza, non ci sembra proprio la strada giusta. Grazie dell’attenzione”. (Presidio Libera Senigallia Attilio Romanò)
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