“Per il Contratto di fiume del Misa siamo ancora fermi”
“Per il Contratto di fiume del Misa siamo ancora fermi”
A cinque mesi dalla votazione delle azioni prioritarie le associazioni ed i comitati non hanno visto più nessuno
di ALBERTO DI CAPUA
SENIGALLIA – “Mercoledì 22 febbraio, l’Assemblea del Contratto di fiume ha votato a maggioranza il primo set di azioni prioritarie per il territorio del bacino Misa Nevola, da far pervenire alla Regione Marche”.
Così annunciava il giorno dopo un comunicato del Comune di Senigallia, capofila del Contratto di fiume Misa. “Con questa prima sintesi del piano d’azione – continuava il comunicato – inizia una nuova fase per il Contratto di Fiume che porterà, attraverso la discussione e la successiva compilazione delle schede tecniche predisposte dalla Regione Marche, ad una proposta di Accordo Negoziato da far pervenire all’Assessore Regionale Stefano Aguzzi. Un nuovo passo quindi e una nuova linfa che porterà beneficio al confronto sempre molto partecipato di Contratto di Fiume che si dimostra ancora una volta essere il miglior strumento per raggiungere risultati partecipati e condivisi tra gli Enti preposti e tutti i portatori d’interesse”.
Da allora sono trascorsi cinque lunghi mesi, ma noi, associazioni e comitati presenti nell’Assemblea non abbiamo visto più nessuno: schede tecniche, supporto di segreterie tecniche e uffici speciali, personale degli uffici comunali e regionali, esperti scientifici, tutti scomparsi.
Le nostre associazioni hanno più volte richiesto di descrivere meglio i contenuti delle varie schede annunciate, ma nessuno ci ha mai risposto, impegnato com’era a chiudere progetti europei (Smart River), il cui unico pregio (per noi) era stato quello di risvegliare dal sonno letargico un processo che era finito già da qualche anno nel dimenticatoio di tutti i portatori d’interesse locali.
Nel frattempo, il terzo settore non è stato fermo, ben consapevole che bisognava tenere alta l’attenzione su un problema che ormai attanaglia tutti, viste le ripetute e gravi allerte di questi ultimi mesi. Ricordiamo per tutte l’iniziativa, chiamata la Cura dei Fiumi che ha promosso tra febbraio e marzo 8 incontri con i cittadini dei comuni alluvionati sulla custodia e la vigilanza di fiumi, a cui se ne sono aggiunti altri due, a cura della Associazione Labsus, sui Patti di collaborazione. Eppure, tutto questo non è servito a spingere le Istituzioni ad accelerare il Piano azioni almeno su quelle ‘non strutturali’ delle quali l’associazionismo si sarebbe fatto carico volentieri.
Ricordiamo gli obiettivi di queste azioni:
1) recuperare l’interesse e l’attenzione delle popolazioni (soprattutto giovani) nei riguardi dello strumento del Contratto di Fiume riscoprendone i valori e le azioni;
2) spostare significativamente l’equilibrio culturale dall’attendismo-assistenzialista ad un meccanismo proattivo, consapevole e organizzato che permetta di ridurre al minimo gli effetti dell’evento (cd resilienza);
3) riprendere il dialogo al momento critico tra cittadini ed istituzioni nell’ottica di una spinta ‘collaborativa regolamentata’ tra cittadini motivati e competenti e Comuni (es. Regolamenti di Amministrazione condivisa e Patti di collaborazione).
In conclusione, eravamo all’alba di un nuovo processo partecipativo la cui differenza rispetto al precedente era quella di una maggiore presenza civica all’interno dell’Assemblea di Contratto di fiume, sotto forma di Associazioni e Comitati civici più consapevoli e motivati a risollevare le sorti dell’intero bacino fluviale.
Pare però che quest’alba tarderà a spuntare ancora una volta.