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Pagani: “I Centri di aggregazione giovanile comunali che fine hanno fatto?”

Pagani: “I Centri di aggregazione giovanile comunali che fine hanno fatto?”

di STEFANIA PAGANI*

SENIGALLIA – Il disagio giovanile è tanta parte del disagio dei nostri tempi. Disagio non solo di natura generazionale ma collegato a ragioni del nostro tempo. Difficoltà dovute in gran parte al venir meno di quelle che erano state alcune certezze più o meno acquisite dalle generazioni precedenti.

Oggi i giovani sono sempre più rassegnati e sfiduciati anche a causa delle difficoltà economiche e sociali che ricadono sul loro futuro. In questo contesto la pandemia ha avuto un ruolo fondamentale, chiedendo ai giovani immani sacrifici e favorendo la nascita di nuove forme di fragilità. Sono aumentate le dipendenze comportamentali come il disagio psicologico, l’autolesionismo e i disturbi alimentari. Come pure uso/abuso di alcol e sostanze stupefacenti. Altra problematica che ha assunto una rilevanza particolare nell’era digitale, è quella del cyberbullismo.

I giovani devono essere considerati una risorsa, non un problema. Una fascia di età con grandi potenzialità ma al contempo con le sue vulnerabilità e particolarmente esposta ai cambiamenti socio culturali. Motivi questi per cui le politiche per gli adolescenti e i giovani devono essere individuate come prioritarie.

È forte infatti la convinzione che investire, ma soprattutto investire bene in questo ambito, significa investire sul futuro di una comunità. Non solo dare continuità agli interventi e impegnare maggiori risorse, ma anche puntare su una maggiore integrazione di azioni e politiche di territorio.

Quella delle politiche giovanili è quindi tra le priorità da affrontare eppure sembrano scomparse dall’agenda politica della nostra città.

Quali progettualità il Comune di Senigallia ha messo in campo per i nostri giovani? Quali strumenti di inclusione, partecipazione e cittadinanza attiva sta mettendo in campo? Sarebbe davvero importante riuscire a raggiungere una partecipazione significativa dei giovani nella vita della comunità. Quelli stessi giovani che hanno dimostrato più volte di sentire il senso di comunità. Come durante l’emergenza alluvione quando sono stati i primi a sporcarsi le mani di fango per aiutare la città a risollevarsi.

Quali spazi e quali possibilità di confronto e ascolto sono rimasti nella nostra città?  I Centri di Aggregazione Giovanile (CAG) comunali, nello specifico il “Bubamara” di via Abbagnano e il “Rolabola” di Marzocca, che fine hanno fatto? Eppure i CAG possono rappresentare davvero un punto di riferimento sul territorio. Una comunità strutturata, animata da operatori con diverse e specifiche competenze, può essere un valido supporto per le politiche di contrasto alla povertà educativa. La funzione educativa del CAG non si esaurisce al suo interno e con l’intervento sui ragazzi, ma trova il suo ambito anche nella comunità dove il servizio è inserito.

Le politiche giovanili vanno potenziate, pensate in rete con una regia comune coinvolgendo il mondo dell’associazionismo, il terzo settore, il mondo dell’impresa, impegnati tutti nel costituire opportunità di crescita e inclusione.

Lavorare sulla qualità della vita degli adolescenti e dei giovani è una sfida che un’amministrazione dovrebbe accettare per sostenere i giovani affinché possano riprendersi i propri spazi e il proprio futuro.

*Consigliere comunale Vola Senigallia

 

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