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Anche Ostra Vetere ha preso parte alle celebrazioni per l’anniversario della tragedia del Vajont

Anche Ostra Vetere ha preso parte alle celebrazioni per l’anniversario della tragedia del Vajont

OSTRA VETERE – L’Amministrazione comunale di Ostra Vetere due anni fa partecipava al 58° anniversario delle vittime del Vajont a Longarone dove veniva intitolata una scalinata al dott. Mario Fabbri, Giudice Istruttore nel processo del Vajont.

In occasione del patto di amicizia siglato tra i Comuni di Ostra Vetere e di Longarone, per la commemorazione delle vittime nel 60° anniversario della tragedia, il Sindaco Massimo Corinaldesi si è recato sul posto per incontrare il Sindaco e Presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin.

“Quel disastro ha segnato per sempre la gente e i luoghi – dice Corinaldesi – e non potevo mancare all’appello proprio nella “Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’uomo”, per onorare coloro che persero la vita e per riconoscenza al Giudice che riuscì a far condannare i colpevoli. Ad Ostra Vetere è residente Andrea, il figlio del Giudice Mario Fabbri, che oggi è il Coordinatore del nostro Gruppo Comunale della Protezione Civile, presente alla commemorazione insieme ad una rappresentanza degli iscritti.

Proprio ad Ostra Vetere il dott. Mario Fabbri ha svolto il suo ultimo impegno pubblico, partecipando il 31 marzo del 2017 al Convegno presso il Polo Museale dal titolo “La Fragilità del Territorio dall’esperienza del Vajont ai recenti eventi sismici”, nell’ambito della presentazione del Gruppo Comunale Volontari della Protezione Civile di Ostra Vetere. “Il Giudice Mario Fabbri nel 1968 depositò la sentenza istruttoria chiedendo il rinvio a giudizio dei responsabili della tragedia con l’accusa di “disastro colposo di frana, aggravato dalla prevedibilità dell’evento, inondazione e omicidi colposi plurimi”.

Egli fu illustre esempio di caparbietà e di coraggio, in un processo difficile come quello del Vajont dove incontrò numerosi ostacoli burocratici dovuti al coinvolgimento di “poteri forti”, che non lo distolsero in ogni caso dall’obiettivo di perseguire il risultato che giunse nel 1971 con la condanna dei colpevoli. Alla commemorazione erano presenti, oltre ai Sindaci dei Comuni limitrofi a Longarone: Erto, Casso, Ponte nelle Alpi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i Governatori delle regioni: Veneto, Luca Zaia e del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.

La toccante cerimonia, iniziata il mattino con la visita al Cimitero Monumentale delle vittime in frazione Fortogna, è proseguita con gli interventi delle autorità presenti; poi nel pomeriggio con la visita al Museo Vajont e con il convegno di apertura della settimana Nazionale della Protezione Civile dal titolo “Sguardi sul Vajont. Linguaggi e saperi a confronto sessant’anni dopo la catastrofe.” organizzato dal Dipartimento della Protezione Civile, la Regione Veneto e la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, in collaborazione con la Fondazione Vajont.

“Occuparsi dell’ambiente e rispettarlo è garanzia di vita” ha sottolineato il Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha fatto appello affinché le carte del processo Vajont, riconosciute ufficialmente quale Patrimonio dell’Umanità ed iscritte nel Registro Internazionale del Programma UNESCO «Memory of the World» rimanessero a Belluno: “ E’ opportuno e doveroso che la documentazione del processo rimanga in questo territorio perché quel che attiene alla memoria deve essere conservato nel luogo dove il disastro è avvenuto” facendo scaturire uno scrosciante applauso.

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia augura che la memoria diventi patrimonio dei ragazzi “I giovani indicano la via al rispetto e alla tutela dell’ambiente e della natura perché sono molto più avanti di noi, dobbiamo criticarli di meno e coinvolgerli di più. La Giornata Nazionale per la memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’uomo, dovrebbe essere una giornata di approfondimento e di studio nelle scuole.”

Il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga lascia questo messaggio: “Nostro dovere, a partire dalle istituzioni pubbliche e private, è quello di agire concretamente affinché la memoria rimanga una cosa viva e che sia leva per intendere il modo nuovo di gestire il territorio difendendo il valore di uno sviluppo che rispetti il territorio e le popolazioni che lo abitano”.

Molte le autorità civili, militari e religiose, Vigli del Fuoco e gruppi di Volontari della Protezione Civile che hanno accompagnato la cerimonia di commemorazione delle vittime del Vajont e l’apertura a Longarone della Settimana Nazionale della Protezione Civile 2023 a cui hanno partecipato il Capo Dipartimento della Protezione Civile Nazionale Fabrizio Curcio e tra gli altri anche il Capo Dipartimento della Protezione Civile della Regione Marche Stefano Stefani. Il Prefetto, Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile Laura Lega, sottolinea: “La Protezione Civile è un grande sistema in cui si fa lavoro di squadra e ognuno deve fare la sua parte, compresi i Volontari. Sono tre gli obiettivi da cui ripartire: fare investimenti sulla prevenzione, garantire una formazione sempre più elevata e creare aggregazione della popolazione per accrescere la conoscenza dei rischi per sapere come affrontarli”.

Il giorno dopo Fabrizio Curcio viene insignito a Roma, al Quirinale, della medaglia d’oro al valor civile quale riconoscimento a tutto il sistema di Protezione Civile Nazionale per l’incessante e generoso impegno profuso nelle operazioni di aiuto e sostegno alla popolazione durante la pandemia e agli interventi messi in campo nelle zone colpite da calamità naturali.

“Ricordiamo che il 15-09-2022 nelle nostre vallate del Misa e del Nevola – riporta Andrea Fabbri, Coordinatore del GCVPC, di Ostra Vetere – colpite dagli eventi alluvionali erano presenti a dare un sostanziale contributo tra i Volontari anche le Colonne Mobili della Protezione Civile del Veneto e del Friuli Venezia Giulia: Comuni di Longarone, Erto e Casso, a cui va il nostro più sentito ringraziamento”.

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