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Pagani: “L’importanza delle case di comunità. Ma Senigallia è esclusa”

Pagani: “L’importanza delle case di comunità. Ma Senigallia è esclusa”

di STEFANIA PAGANI*

SENIGALLIA – Nel panorama del 21° secolo assistiamo ad un fenomeno demografico di una rilevanza senza precedenti, caratterizzato da un inesorabile invecchiamento della popolazione. Il nostro paese da questo punto di vista primeggia in questa classifica, rappresentando una delle nazioni con un indice di vecchiaia tra i più alti al mondo, dove il 22,20% della popolazione è anziana.

La nostra regione, le Marche, è la seconda regione in Italia per numero di ultrasessantacinquenni che rappresentano ben il 24,11% dei cittadini. Entro il 2050 si prevede che il numero di anziani, raggiungerà il 35% della popolazione residente. Questo fenomeno, se da un lato rappresenta una conquista per la nostra società, dall’altro apre scenari sociali complessi e di difficile gestione.

L’anzianità, infatti, è caratterizzata dalla presenza di condizioni patologiche multiple, di natura cronico-degenerativa. L’obiettivo, in questi casi, non è la guarigione ma, necessariamente è rivolto alla presa in carico globale ed al miglioramento della qualità di vita.

La pandemia da Covd-19 ha permesso di comprendere, una volta di più che in questo scenario, caratterizzato, appunto, da patologie croniche, il modello ospedalocentrico è inadeguato a gestire una tale complessità. Tutti ricordiamo la chiusura dei reparti ospedalieri e la difficoltà di reperire servizi alternativi, in un sistema di cure territoriali che per troppi anni è stato depauperato di risorse umane e strumentali.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è lo strumento che lo stato italiano ha varato per rispondere a queste esigenze e bisogni, attraverso la creazione di un sistema integrato sociosanitario territoriale, caratterizzato prioritariamente, da nuove strutture e servizi. Tra questi, i principali, sono le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Centrali Operative Territoriali. Questa modalità operativa, prevede l’integrazione funzionale e, quando possibile anche logistica, di queste realtà.

Il nostro territorio, ricompreso nell’Ambito Territoriale Sociale n. 8 e Distretto Sanitario n. 4, vede il comune di Senigallia come capofila. Il recepimento del PNRR, da parte della Regione Marche, ha visto la definizione operativa dei servizi programmati nei territori e delle risorse destinate al loro funzionamento.

I documenti regionali, evidenziano, in modo oggettivo e incontrovertibile, come i servizi previsti e i fondi stanziati per il nostro territorio siano i più penalizzanti dell’intera regione Marche. Questo è evidente da un punto di vista economico, prevedendo un finanziamento pari al 3,33% delle somme stanziate a livello regionale, a fronte di una popolazione residente in questi territori pari al 5,13% della regione. Questa differenza, si traduce in oltre 2.000.000 di euro in meno di finanziamento rispetto al dovuto. La conseguenza diretta si traduce in una riduzione significativa di servizi alle persone nel nostro territorio.

Tenuto conto che il nostro territorio ha un indice di vecchiaia superiore a quello regionale attestandosi al 25,20% dei residenti, il danno è sotto gli occhi di tutti.

Al danno, purtroppo, va aggiunta la beffa. Il comune di Senigallia è l’unico comune della regione, capofila di Ambito Territoriale Sociale, a non avere né una Casa di Comunità, né un ospedale di Comunità. Quello che è previsto è una Centrale Operativa Territoriale. La Centrale Operativa Territoriale è appunto il sistema che dovrebbe, prioritariamente, coordinare Casa di Comunità e Ospedale di Comunità. Non essendoci queste due ultime strutture, ci si chiede: “la Centrale Operativa Territoriale avrà il compito, di inviare i cittadini, a titolo esemplificativo, a Jesi o a Chiaravalle o in qualche altro remoto comune regionale, che questi servizi ce li hanno?

Gli antichi, con un motto purtroppo ancora molto attuale, si chiedevano: “Cui prodest, a chi conviene?” Certamente, Signori amministratori della nostra città, non a noi, cittadini del Comune di Senigallia.

Alcune domande sorgono spontanee, quali sono stati i criteri che ha utilizzato la Regione per decidere i nuovi investimenti per gli Ospedali di Comunità? Cosa ne pensa il Sindaco di Senigallia? Perché non si fa promotore di un’azione comune con i Sindaci della Vallata per colmare la grave lacuna che Senigallia e il suo Distretto sta subendo? Perché non chiedere un incontro immediato al Presidente della Regione e all’Assessore alla sanità? Magari la soluzione potrebbe non essere tanto difficile da trovare. Occorre volontà e iniziativa politica. Io, noi ci siamo.

*Consigliere comunale Vola Senigallia

 

 

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