Paolo Landi: “Per il Misa non servono scelte calate dall’alto senza confronto con i senigalliesi”
Paolo Landi: “Per il Misa non servono scelte calate dall’alto senza confronto con i senigalliesi”
di PAOLO LANDI
SENIGALLIA – Dal 2014 esiste un Contratto di Fiume il cui obiettivo avrebbe dovuto essere di contribuire alla strategia di pianificazione progettuale del bacino idrogeologico di Misa e Nevola e di controllo e vigilanza sugli interventi attuativi; non solo per la difesa dal rischio idraulico ma anche per la prevenzione dei periodi siccitosi e per la valorizzazione ambientale, agraria e turistica.
Costituito da un’assemblea di portatori di interesse e dalle rappresentanze delle Amministrazioni Pubbliche interessate ha elaborato un programma distinto su tre fasi operative: conoscitiva, propositiva e del piano d’azione.
La prima, conclusasi a novembre 2019, ha segnalato con competenza l’esistenza di gravi criticità ancora inascoltate e quindi non risolte, ma che tuttavia sono conservate nelle schede di programma elaborate nello stesso anno 2019 e approvate dall’assemblea a completamento della seconda fase.
Purtroppo è poi mancata totalmente la terza fase, la più importante in assoluto, liquidata in unica ininfluente e “singolare” seduta, che ha vanificato il lavoro precedente, mentre avrebbe dovuto selezionare, elaborare e sviluppare in modo coordinato le tante proposte raccolte.
In pratica di fatto ha sancito la chiusura virtuale di Contratto di Fiume che è stato riesumato, dopo quasi tre anni, nel 2023 solo come struttura di appoggio necessaria al progetto della Comunità Europea “Smart River” (programma lautamente finanziato dalla comunità Europea, nell’ambito della Macro Regione Adriatico-Ionica, che di fatto ha esautorato l’assemblea precostituita riducendola al solo ruolo di ratificatore delle decisioni proposte senza avere più voce in capitolo. In pratica dal novembre 2019 ad oggi ci sono state solo 5 convocazioni dell’Assemblea di Contratto di Fiume).
Per le problematiche strategiche del bacino è venuta a mancare quella regia unitaria indispensabile e che avrebbe dovuto trovare la giusta collocazione con Contratto di Fiume nel terzo momento il momento più cruciale. Indebolito e inattivo prima e dopo dell’alluvione del settembre 2022, ha lasciando spazio all’improvvisazione di una moltitudine di interventi disordinati e spesso non corretti che sono stati promossi in uno stato di generale confusione senza attingere minimamente alle soluzioni proposte nelle schede approvate nel 2019 a Contratto di Fiume. Queste soluzioni proposte , da integrare con le nuove esigenze individuate dopo dell’alluvione del 2022, risultano ancora perfettamente attuali e pertanto da ridiscutere a Contratto di Fiume. Occorre pertanto riattivare nell’immediato Contratto di Fiume e con una frequenza degli incontri, fino al completamento del piano d’azioni da attuare, almeno mensile.
Nonostante tutto molte associazioni componenti del C.d.F. non demordono grazie anche a un confronto continuo e costruttivo con il vice-commissario l’ing. Stefano Babini e stanno cercando ascolto e riscontri con la Regione Marche su tematiche in grado di portare contributi a numerosi problemi sollevati, irrisolti e illustrati in diverse conferenze tenute in città.
Solo prendendo in esame il tratto urbano del Misa tra il ponte della ferrovia e il ponte portone possiamo immaginare un ridisegno delle sezioni fluviali con una nuova banchina tecnica, sopraelevata di poco sull’antico argine del vecchio canale navigabile (visibile e riaffiorante nelle condizioni di bassa marea) e con l’escavo dello stesso, (vedi figura sottostante) garantendone la manutenzione della quota di fondo senza oneri futuri attraverso l’attivazione del Progetto Guardiania Operativa anch’esso parte integrante delle proposte sviluppate da Contratto di Fiume.
Questa azione aumenterebbe l’area delle sezioni di transito portandola quasi al loro raddoppio e di conseguenza anche l’attuale portata raddoppierebbe, proprio nel tratto dove è più necessario, ossia nel tratto più critico di tutto il percorso fluviale, garantendo pertanto la massima sicurezza possibile contro il rischio idraulico e attivando sinergicamente un percorso dolce interno all’alveo che dalle spiagge e dal porto conduce verso un auspicabile parco agrario fluviale.
Con forza viene sostenuto anche il rifacimento di ponte Garibaldi in veste monumentale che soddisfi appieno tutte le condizioni di sicurezza, senza pile in alveo, con la sopraelevazione adeguata sopra le sponde e con una viabilità di raccordo addirittura migliore dell’attuale da raggiungere con l’eliminazione del semaforo e l’aggiunta di nuovi parcheggi (vedi figura sottostante).
Il ponte monumentale è stato strutturalmente validato da un parere di fattibilità con riscontro positivo e attraverso l’indicazione dei costi della struttura portante effettuato dall’ing. Petrangeli prima dell’affidamento ufficiale del progetto di ricostruzione da parte di ANAS e con l’aggiunta dei manufatti, che vi insistono, il costo complessivo è valutabile in poco meno di 5 milioni di euro. Tale importo è ammortizzabile, con i proventi delle locazioni commerciali pari a circa 380.000 € annui in circa 20 anni, e quindi all’atto pratico è da considerare a costo zero.
Tecnicamente questo ponte (vedi schemi sottostanti) consiste in due piastre sovrapposte di 5 metri su due livelli distinti con la prima che accoglie al centro l’apparato viario e lateralmente negozi modulari e con la seconda che ospita locali di intrattenimento affacciati a un grandioso terrazzo che spazia sull’alveo con vista fino al Foro Annonario. L’involucro architettonico che nasconde al struttura portante è puramente indicativo e va approfondito da chi è in grado di integrarlo al meglio nel contesto storico ambientale.
Per Senigallia si sta presentando un’occasione irripetibile di rigenerazione urbana con un inedito strepitoso lungofiume che per l’orientamento particolare esistente riflette la luce naturale con la massima intensità sull’acqua specchiando la palizzata dei portici sulla nuova via d’acqua ritornata navigabile e percorribile internamente con la mobilità dolce, diventando palestra all’aperto per lo sport e il tempo libero in un straordinario ambiente naturale recuperato di “placemaking” dove è piacevole trascorrere il tempo. Questa prospettiva è inquadrata dal privilegiato punto di osservazione sulla grande terrazza del nuovo ponte che, anziché essere una banale infrastruttura di collegamento, diventa il nuovo simbolo della città e risulta ancor più importante dell’icona esistente della Rotonda a Mare.
Questa ipotesi di pianificazione che coniuga insieme sicurezza idraulica e valorizzazione ambientale non può ne deve essere ignorata o rimanere inascoltata dalla Regione Marche che per rigettarla dovrà addurre plausibili motivazioni, a nostro avviso non facili da ricercare. Voce in capitolo invece potrà e dovrà averla il comune di Senigallia che può opporsi a soluzioni non adeguate e imposte dall’alto.
per quanto riguarda l’escavo sono pienamente d’accordo e lo considero l’unica soluzione risolutiva alle alluvioni.