Avviato il processo nei confronti dei titolari dell’allevamento di Trecastelli e di altre sei persone
Avviato il processo nei confronti dei titolari dell’allevamento di Trecastelli e di altre sei persone
Lav, presente in udienza, ha depositato la richiesta per costituirsi parte civile
ANCONA – Si è aperto oggi presso il Tribunale di Ancona il processo nei confronti dei titolari dell’allevamento di cani di piccola taglia Itshow Kennel, situato a Trecastelli, e di altre sei persone, tra cui tre medici veterinari pubblici e un medico veterinario libero professionista.
Gli imputati dovranno rispondere a vario titolo dei reati di detenzione di animali in condizioni incompatibili con le loro caratteristiche etologiche, disastro colposo, esercizio abusivo di professione veterinaria, mancato rispetto dei provvedimenti dell’Autorità Sanitaria, frode in commercio, falso in certificazioni, omessa denuncia di reato, traffico illecito di animali da compagnia.
LAV, presente in aula e assistita dell’avvocato Massimiliano Canè, ha depositato l’atto di costituzione di parte civile in questo procedimento penale, che fa emergere cosa può nascondersi dietro al commercio di cuccioli e i pericoli che esso può rappresentare anche per la salute pubblica.
Il focolaio di brucella canis che si è sviluppato nell’allevamento, prima che fosse posto sotto sequestro, sarebbe infatti dovuto all’introduzione, peraltro illegale, di cuccioli provenienti da Paesi dell’Est europeo affetti da questa patologia trasmissibile anche alle persone.
“Siamo di fronte a un caso davvero molto deplorevole sia per la sofferenza e la morte degli animali coinvolti sia per l’atteggiamento omissivo di coloro che per legge avrebbero dovuto effettuare seri controlli e comunicarne l’esito anche alla Procura della Repubblica e invece non lo avrebbero fatto, o lo avrebbero fatto con ritardo quando nel 2020 si scatenò un pericoloso focolaio di brucellosi canina, unico in Europa”, ha dichiarato LAV.
Di particolare gravità la situazione di sovraffollamento in cui erano costretti a viveri i cani e le gravi condizioni di detenzione e trattamento che avrebbero causato a molti cani “patologie croniche, oculari e boccali, in grande parte attribuibili a prolungata assenza delle cure necessarie”, come contestati dall’accusa.
Dalle indagini della Procura di Ancona è emerso anche che al momento del sequestro nell’allevamento, autorizzato per ospitare 61 cani, ve ne erano ben 859. Ed è emerso che un consulente della struttura, avrebbe ceduto cuccioli nonostante il vincolo sanitario che, al fine di contenere l’epidemia della Brucella Canis, vietava sia la riproduzione sia la movimentazione degli animali.
“Nonostante la gravità delle accuse nei confronti dei medici veterinari imputati in questo processo, non risulta però ad oggi che gli Ordini ai quali appartengono abbiano avviato un procedimento disciplinare nei loro confronti. In considerazione della gravità dei capi di imputazione, chiediamo quindi agli Ordini di Ancona e di Macerata di attivarsi da subito per procedere celermente alla loro radiazione dall’Albo”, continua LAV.
LAV, che assieme alle associazioni Enpa, Lega nazionale per la difesa del cane, Leida, Oipa e l’Associazione locale Amici animali di Osimo, hanno seguito questa incresciosa vicenda, si augura che venga fatta presto giustizia.
“Ci auguriamo – si legge nella nota inviata oggi ai giornali – che nell’ambito della riforma sulla tutela giuridica degli animali, in discussione alla Commissione Giustizia alla Camera, sia prevista una specifica disposizione per impedire l’uccisione di animali sottratti alle realtà di sfruttamento e commercio e tenuti come animali familiari, in maniera che non si verifichi mai più quello che è accaduto ai maiali del Rifugio Cuori Liberi. Nel caso dei cani affetti da brucella canis, la ragione ha prevalso e gli animali non sono stati uccisi, mentre non è stato così per i maiali, con l’aggravante che la peste suina africana non è una patologia trasmissibile all’uomo”.
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