Gennaro Campanile: “Al porto tutto è rimasto come prima”
Gennaro Campanile: “Al porto tutto è rimasto come prima”
di GENNARO CAMPANILE*
SENIGALLIA – La risposta dell’assessora Campagnolo sui bagni pubblici al Porto e al Parco della Pace apre la finestra sul modo di concepire la politica che, per prima cosa, dovrebbe essere al servizio dei cittadini.
In effetti, farebbe piacere che l’assessora Campagnolo non interrompesse i consiglieri che parlano in Consiglio comunale. E’ una questione di educazione, prima ancora che di rispetto istituzionale dal momento che i cittadini sono rappresentati dai consiglieri e dal sindaco, ma non dagli assessori.
E fa piacere quando invece informa la cittadinanza che i servizi igienici del Parco della Pace, chiusi nei 40 mesi di governo dell’Amministrazione Olivetti, sono meno importanti della costruzione di quelli nuovi al porto, dedicati ai diportisti (che i servizi igienici li hanno in barca). I bambini possono aspettare o debbono nascondersi dietro i cespugli? Amo Senigallia pensa che la priorità sia del Parco della Pace, e non da ora, dato che sono anni che insiste pubblicamente sul loro ripristino.
Farebbe pure piacere che l’assessora Campagnolo illustrasse alla città il progetto (se esiste) del Percorrimisa oppure quale sarà il tragitto della Cicloviadriatica. Al Cesano sono iniziati i lavori di costruzione del ponte riservato alle bici. I ciclisti lo percorreranno dopo aver percorso la Statale Adriatica scansando i camion? Lasciamo perdere poi il Piano delle alberature cittadine, argomento strategico per il buon-vivere in città di cui non parla mai.
Di argomenti, e pure importanti, per parlare alla città l’assessora ne avrebbe parecchi.
Certo, l’assessore si può fare in modi diversi, progettando il futuro o sfruttando il lavoro degli altri. Si può anche esprimere una cultura di parassitismo politico che consiste nel lamentarsi del passato, godendone però frutti senza proporre nulla.
Campagnolo ha trovato il Porto della Rovere reale con annesso progetto di miglioramento ed espansione, un approdo turistico ogni anno riconosciuto dall’apposita bandiera, un mercato ittico a miglio zero, una darsena, un porto di mare, una Casa da Mare, una palestra a cielo aperto, una via di lungo corso (prosecuzione di via Carducci e sottopasso), un’idea di ponte ciclopedonale all’altezza del Ristorante Pagaia per unire i due lungomari, i magazzini all’inizio della spiaggia, la passerella sul lungomare Mameli. Quasi tutto in ottimo stato con alcune cose da migliorare o ripristinare, con un investimento complessivo di oltre 25 milioni di euro.
Che cosa è stato fatto in tre anni e mezzo di assessorato?
Il distributore (nuovo) di gasolio è rimasto inutilizzato, la colonnina per la ricarica elettrica divelta era e divelta è rimasta, il ponte girevole è un mistero, la Casa da Mare è ancora vuota e priva di attività, il porto non è stato dragato, il magazzini sono allo stato in cui li ha trovati (i lavori, si dice, sono iniziati ma non sempre ci sono gli operai), gli scarichi del famoso gabinetto si faranno. In compenso sono stati installati cancelli nelle banchine (inutili e solo per pochi), poi disinstallati (mancavano i permessi) ed infine rimessi nuovamente. Certo, aver installato le luminarie dentro l’alveo del fiume (portate via dalla prima fiumana) deve essere stato uno shock che ha consigliato una maggiore ponderazione ma l’esagerazione sembra aver prodotto la paralisi.
Una cultura marinara può non essere automatica perfino per un senigalliese, figuriamoci per chi proviene dalla nebbiosa padania. Di tutto Senigallia aveva bisogno ma certo non di una spruzzata di leghismo lombardo.
*Consigliere comunale Amo Senigallia
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