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Nel Giorno della Memoria diretta radio con gli alunni della Fagnani e della Mercantini

Nel Giorno della Memoria diretta radio con gli alunni della Fagnani e della Mercantini

SENIGALLIA – La radio – ce lo insegna da decenni Eugenio Finardi – va amata perché «entra nelle case e ci parla direttamente». Stavolta, invece, è entrata nelle scuole della città per dare voce a una serie di podcast realizzati dagli alunni della Fagnani e della Mercantini, in occasione del Giorno della Memoria.

L’idea della diretta radiofonica, con tanto di collegamento video fra le classi, è venuta a Laura Mandolini, animatrice instancabile del Comitato per il Giorno della Memoria, che a Senigallia riunisce il Comune, la Comunità Ebraica, la Diocesi, la Scuola di Pace “Vincenzo Buccelletti” e la Fondazione Gabbiano.

Scopo della trasmissione: mandare in onda integralmente tutti i podcast prodotti dalle classi delle due Scuole secondarie, cosa che lo scorso 27 gennaio non era stata possibile per ragioni di tempo. Ne è venuta fuori una puntata speciale che, se da un lato ha piacevolmente stravolto il palinsesto mattutino di Radio Duomo, dall’altro ha regalato agli ascoltatori – fra cui molti genitori degli alunni coinvolti – un’ora di intrattenimento colto, profondo e vivace. Come solo i ragazzi di quell’età sono capaci di essere.

Realizzando un dialogo immaginario con i protagonisti del film di Cladio Bisio, “L’ultima volta che siamo stati bambini”, per svelare l’orrore di ogni guerra e l’assurdità che ogni tipo di discriminazione, ieri come oggi, trascina con sé. Emozioni forti, rese ancora più concrete dall’eccezionale intervista realizzata dai ragazzi ad Amos Zuares, che a sei anni fece la terribile esperienza del campo di concentramento in Libia. In mezzo la musica di oggi, una playlist anch’essa suggerita dagli alunni, che ha unito i puntini delle storie singolari, riavvicinando il tempo dei ricordi a quello presente.

Così la memoria non rimane solamente un evento da celebrare, ma un pane culturale quotidiano, che produce effetti nei rapporti personali come nel cantiere continuo della costruzione di una comunità libera e accogliente. Perché scegliere il bene, quando il male si traveste con gli abiti formali dell’indifferenza, non è sempre così facile.

 

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