“Vogliamo la pace nel mondo”, da Senigallia un appello al Presidente Mattarella
“Vogliamo la pace nel mondo”, da Senigallia un appello al Presidente Mattarella
Nelle lettera si chiede l’impegno per un immediato cessate il fuoco, per un’efficace azione diplomatica, per la cessazione dell’invio di armi da parte del nostro Governo, per l’accoglienza dei profughi
SENIGALLIA – La Rete per la pace subito di Senigallia ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per rappresentargli l’esperienza vissuta in questi due anni di presidi per la pace in piazza Saffi (il prossimo, il 66°, si terrà sabato 9 a Roma, durante la manifestazione nazionale), e per auspicare un crescente impegno del nostro Paese per la pace e il disarmo.
Del resto oggi, dopo i due tragici anni di guerra seguiti all’invasione russa dell’Ucraina e con il confitto devastante in corso in Israele-Palestina, i rischi di una ulteriore recrudescenza e dell’allargamento della «guerra mondiale a pezzi» si rivelano via via maggiori.
Questo il testo della lettera:
“Gentile Presidente Sergio Mattarella,
siamo cittadine e cittadini di Senigallia (Ancona) ed abbiamo a cuore i valori della pace, del disarmo e della nonviolenza. Da tempo il Comune ha istituito una Scuola di Pace, che riunisce molte realtà associative ed è attiva con attività formative e culturali, tra le quali Le citiamo la Festa della Pace, tenuta ogni anno proprio il 2 giugno per celebrare il dono più prezioso tra i tanti che la Repubblica Italiana ci offrì nel 1946, dopo la tragica e lunga stagione precedente.
Dal 24 febbraio 2022, quando è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina, ci ritroviamo in piazza con un presidio bisettimanale intitolato «Vogliamo la pace subito», con quattro richieste, che abbiamo poi riaffermato dopo il 7 ottobre, alla luce del conflitto israelo-palestinese:
- l’immediato cessate il fuoco;
- un’efficace azione diplomatica in tutte le sedi deputate;
- la cessazione dell’invio di armi da parte del nostro Governo;
- l’accoglienza di tutti i profughi.
Riteniamo che sia importante partecipare, manifestare il nostro dissenso, confrontarsi con chi la pensa diversamente, perché crediamo fortemente nella democrazia e negli strumenti preziosi offerti dallo Stato di diritto.
Ci riconosciamo pienamente nella Costituzione Repubblicana, signor Presidente, e siamo orgogliosi dell’articolo 11: ripudiamo la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Pensiamo che oggi, dopo il susseguirsi di tante guerre, i popoli abbiano appreso che i conflitti vanno risolti con gli strumenti offerti dal diritto, dalla diplomazia e dalle istituzioni sovranazionali.
Ci sentiamo più sicuri in un mondo che metta al bando tutte le armi, a partire da quelle nucleari, anziché in un mondo dove gli strumenti di distruzione di massa siano in costante crescita.
Nel corso di questi due anni abbiamo avuto la fortuna di invitare al presidio e di ascoltare, tra gli altri, molti volontari che nelle zone di guerra portano il loro sostegno disarmato, fatto di supporto di beni materiali, cure mediche, e soprattutto di una condivisione di vita che aiuta quelle comunità a sentirsi meno isolate. Non solo. Stare là, ascoltare le ragioni e il dolore provocato dai conflitti, cercare di portare quel peso insieme alle vittime, costituisce già l’inizio di una speranza.
Gentile Presidente, ci siamo accorti nel tempo che non siamo un’esperienza isolata. Molte città italiane ed europee sono addobbate con striscioni che invocano il cessate il fuoco e l’adozione di percorsi di pace. Molti, moltissimi italiani sono contrari all’invio di armi da parte dell’Italia e dell’Europa e sono estremamente preoccupati per le decisioni di chi ci governa, che invece di rafforzare la sanità e la scuola oppure il contrasto ai cambiamenti climatici, dilapida risorse in favore delle armi.
Con queste scelte scellerate che futuro stiamo costruendo? Come non pensare che proprio il sostegno a tutto campo della guerra, che con evidenza non ha portato sin qui a soluzioni realistiche dei conflitti, non risponda agli interessi di chi sulle armi guadagna?
Siamo molti, sì, anche se purtroppo le nostre voci non arrivano sulle pagine della maggior parte dei giornali né sono adeguatamente rappresentate politicamente: eppure ci siamo, facciamo politica, in strada, nelle piazze, con incontri organizzati, convegni, iniziative nelle scuole, per dire a tutte e tutti, alla gioventù prima di tutto, che è possibile partecipare anche dalla base alle decisioni pubbliche.
Ci rivolgiamo a Lei che rappresenta l’unità del nostro Paese e La ringraziamo di cuore per ciascuno dei suoi interventi, che rappresentano un esempio di espressione del senso dello Stato.
Ecco, Signor Presidente, la ragione di questo nostro appello: vorremmo che l’Italia abbracciasse con maggiore determinazione la via della pace con gli strumenti della pace e che questa scelta fosse qualificante e primaria rispetto a ogni altra, rinnovando oggi quello spirito di coesistenza che nel secondo dopoguerra animò la stesura delle costituzioni democratiche, la nascita delle nuove Nazioni Unite e della Comunità Europea, spirito allora affermato proprio per scongiurare eventuali future spirali di guerra, quelle che ora si manifestano così minacciose”.
La lettera è stata firmata dalle animatrici e dagli animatori del presidio «Vogliamo la pace subito» (Paola Angelini, Luana Angeloni, David Anzalone, Leonardo Badioli, Mario Busti, Gabriele Carbonari, Attilio Casagrande, Lorenzo Di Lenardo, Giulio Donatiello, Paolo Fuligni, Don Paolo Gasperini, Floriana Giacchini, Maria Cristina Giombetti, Maria Laura Giovanetti, Davide Guidi, Francesca Improta, Andrea Ippoliti, Giordano Mancinelli, Francesco Mancini, Roberto Mancini, Daniele Marzi, Pina Massi, Paola Mazzotti, Marcello Moroni, Carlo Maria Moscatelli, Roberto Primavera, Gianfranco Romagnoli, Simona Sabbatini, Emanuela Sbriscia, Francesco Spinozzi).
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