Il direttivo del Circolo Arci Scapezzano al Comune: “Costretti a chiudere per un abuso edilizio di 30 anni fa”
Il direttivo del Circolo Arci Scapezzano al Comune: “Costretti a chiudere per un abuso edilizio di 30 anni fa”
“Si tratta di una pratica aperta nel 1986. Ed ora ci stiamo adeguando nei termini richiesti per poter riaprire la struttura”
SENIGALLIA – Dal direttivo del Circolo Arci di Scapezzano riceviamo: “Siamo rimasti molto sorpresi dai toni inusualmente aggressivi (nonché da alcune affermazioni a dir poco imprecise) utilizzati nei nostri confronti dall’Amministrazione comunale.
“Una premessa è doverosa: non sappiamo a quali “gravi minacce” l’Amministrazione si riferisca. Se le ha ricevute, non possiamo fare altro che esprimere solidarietà nella speranza che chi ha eventualmente commesso reati venga sanzionato.
“Certamente a noi tale modalità di approccio non appartiene e ci stupisce veder accostati, in un unico comunicato, la nostra rappresentazione dei fatti (che confermiamo) e le “gravi minacce” riferite.
“Sul merito. Ancora una volta restiamo stupiti da espressioni del tipo: “Saremmo dovuti andare sulla stampa appena scoperto l’abuso … gridando allo scandalo”. Premesso che riteniamo tale modalità di scrittura molto poco istituzionale, va precisato che non vi era alcun “abuso da scoprire”.
“La richiesta di condono per un abuso edilizio apertamente dichiarato 30 anni fa e realizzato dai cittadini di Scapezzano nel dopoguerra, per tornare a riunirsi e a socializzare, non era una sorpresa per nessuno. Chi avrebbe dovuto “gridare” cosa? Una pratica aperta (come ha confermato l’Amministrazione comunale) da 27 anni comporta una “scoperta” di abuso?
“Vero invece che, a fronte delle richieste pervenute al circolo nel 1994 e nel 1996 da parte del Comune, i rappresentanti di allora dell’associazione non diedero seguito. E, purtroppo, molti di quei rappresentanti – oggi – non ci sono più e non è nemmeno agevole capire i motivi per i quali si arenò la procedura. Ma questo non può rappresentare una ragione strumentale per addossare agli attuali responsabili del circolo responsabilità non loro ma, soprattutto, non può essere un motivo per non rispettare scrupolosamente quanto previsto dalla legge.
“Perché – come è stato ben rappresentato dal nostro legale e perfettamente recepito dagli uffici tecnici (che ci hanno dato ragione) – il Comune avrebbe dovuto assegnare (per legge e non per concessione liberale) un termine perentorio di 3 mesi per completare i depositi istruttori.
“Questo, in prima battuta, non è stato fatto né in passato né il 26 gennaio 2024 quando il responsabile dell’area tecnica comunale ci comunicava i motivi ostativi dell’accoglimento della vecchia richiesta di condono edilizio. Solo a seguito di nostra memoria difensiva in cui si evidenziava l’illegittimità dell’eventuale diniego in assenza dell’assegnazione (e non concessione) del termine di tre mesi, gli uffici provvedevano a riaprire l’istruttoria.
“È bene poi precisare che, contrariamente a quanto letto nel comunicato dell’Amministrazione, in data 5 febbraio 2024 abbiamo provveduto a depositare ben cinque dei sette documenti richiesti dall’Amministrazione stessa (tra cui la relazione tecnica con descrizione delle opere e l’integrazione dell’oblazione rivalutata all’attualità). Solo due documenti mancavano: uno di questi (certificato di idoneità statica redatto da un tecnico abilitato) è stato depositato via pec venerdì pomeriggio 22 marzo anche alla segreteria del sindaco.
“L’ultimo documento (accatastamento) verrà depositata entro lo scadere dei tre mesi assegnati come per legge. Massima diligenza e rispetto istituzionale dunque. E, soprattutto, da parte nostra (che gestiamo ai giorni d’oggi il Circolo), massimo rispetto della legge e degli adempimenti richiesti.
“Occorre aggiungere alcune precisazioni fondamentali: il circolo è composto da due fabbricati strutturalmente distinti: il salone posteriore dove si è verificato il cedimento di parte della copertura in eternit (e che è stato subito messo in sicurezza e totalmente inibito al pubblico e, dove, per essere precisi non esiste alcun solaio in cartongesso come scritto dall’Amministrazione).
“Vi è poi l’area del bar (costruita in tempi diversi rispetto al salone) con una copertura terrazzata senza alcun elemento in eternit e che non ha subito danni restando sempre perfettamente funzionale. Le due sale, ben distinte e diverse e con coperture diverse, sono collegate da due porte che sono state immediatamente chiuse. Ergo, i cittadini accedevano, dopo i fatti del dicembre scorso, solo al bar perfettamente funzionale ed agibile. Inibire l’intera struttura con provvedimenti a catena e per noi incomprensibili non significa gestire con dialogo la situazione. Significa semplicemente chiudere un intero circolo anche nelle zone non interessate alla problematica emersa.
“Ci siamo limitati a raccontare quanto successo (fedeli alla cruda verità) non per polemica, quanto per informare cittadini e residenti (che improvvisamente si sono visti inibire un abituale e storico luogo di ritrovo) della situazione venutasi a creare.
“Confermiamo che auspichiamo il dialogo (sarebbe stato meglio iniziarlo prima di arrivare alle ordinanze di chiusure generalizzate) e siamo pronti ad incontrare l’Amministrazione nella speranza che tutti vogliano realmente salvare l’anima sociale della frazione di Scapezzano. Noi, miriamo solo a quello”.