Scambia una Punto per una Panda: 9 anni di processo per un muratore innocente
Scambia una Punto per una Panda: 9 anni di processo per un muratore innocente
Assolto un 52enne senigalliese difeso dall’avvocato Roberto Paradisi
ANCONA – Per aver scambiato una Panda per una Punto ha messo nei guai giudiziari un muratore di 52 anni incensurato accusato, ingiustamente, di aver partecipato ad un furto con destrezza.
Nove anni di calvario per l’uomo iniziato nel novembre del 2015 (e finito questa mattina) quando una giovane cittadina russa residente a Senigallia si presentò agli uffici di polizia per denunciare il fatto di essere stata affiancata da una Punto rossa e di aver subito il furto con destrezza della borsa appoggiata sul cestino della bicicletta da parte di un uomo brizzolato che si era sporto dal finestrino.
Nei giorni successivi, la donna tornava presso gli uffici del Commissariato per far presente di aver riconosciuto, parcheggiata in una strada cittadina, l’auto che l’aveva affiancata per commettere il reato. Si trattava però, in questo caso, di una Panda, sempre di colore rosso, appartenuta appunto al muratore senigalliese.
Per l’uomo, che si era dichiarato immediatamente estraneo ai fatti contestati, iniziava un autentico calvario. Difeso dall’avvocato Roberto Paradisi, il muratore è stato assolto con la formula più ampia (per non aver commesso il fatto) dal Giudice monocratico del Tribunale penale di Ancona dottoressa Passalacqua.
Nel corso dell’istruttoria e poi della discussione finale sono state passate al setaccio tutte le incongruenze e le contraddizioni emerse: dall’auto prima esattamente individuata per una Punto e poi identificata invece per una Panda alla descrizione sommaria del ladro le cui caratteristiche fisiche non corrispondevano a quelle del muratore indagato.
Dalla targa prima descritta come “rovinata” e poi leggibile alle sfumature del colore dell’auto. Fino alla mancata identificazione fotografica del presunto autore del furto. “Non si doveva arrivare a dibattimento – ha spiegato l’avvocato Paradisi nella discussione finale – perché fin dall’inizio tutti gli indizi apparivano imprecisi e contraddittori e risultava evidente che si era di fronte ad un clamoroso abbaglio della vittima. Quest’uomo – ha concluso il legale – è stato vittima di un pesante errore giudiziario”.
Per questo il legale ha chiesto l’assoluzione senza nemmeno formulare ipotesi subordinate invocando una sentenza netta del Tribunale. Così è stato: a mettere la parola fine alla vicenda assurda è stato il Giudice monocratico dott.ssa Passalacqua che, ieri mattina, con una brevissima camera di consiglio ha assolto con formula piena il muratore restituendogli finalmente la giusta serenità.
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