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Roberto Paradisi ricorda Massimo Leotta, già preside del Liceo Perticari

Roberto Paradisi ricorda Massimo Leotta, già preside del Liceo Perticari

L’avvocato, suo ex allievo: “Buon viaggio professore, ora sei Logos”

di ROBERTO PARADISI*

SENIGALLIA – Massimo Leotta, il mio Preside, è morto il 27 agosto 2019 a Sibari, mentre era in vacanza. Se ne è andato in punta di piedi, in silenzio. Nel silenzio incolpevole anche del nostro Liceo Classico Statale “Giulio Perticari”  che pure aveva diretto e guidato con sapienza, cultura, amore per i classici, professionalità e rigore.

Avevamo tutti perso le sue tracce. Io stesso, che lo sentivo ogni anno da oltre 20 anni anche solo per un saluto, non ero più riuscito a contattarlo.

Qualche settimana fa mia madre  lo ha sognato. Il sogno si riferiva ad un fatto realmente accaduto: avvenne in un colloquio scolastico nell’anno della mia maturità, quando il Preside, conosciutala, le disse: “signora lei è fortunata ad avere un figlio come Roberto”.

Gli stavo simpatico, aveva senza dubbio esagerato, ma queste frasi riempiono i cuori di mamma. Due giorni dopo il sogno di mia mamma, ricevo un messaggio inaspettato sui social di Graziella. Sua moglie. Mi scrive che finalmente mi ha ritrovato e che Massimo Leotta mi stimava moltissimo. Ho capito tutto. Anche quel sogno improvviso dopo 30 anni dalla maturità. Ci siamo sentiti per telefono con Graziella. Il cuore grande ma già debole del mio Preside non aveva retto.

Senigallia, a cui Leotta ha dato moltissimo, non gli ha potuto rendere gli onori che figure di questo calibro meritano. Fu lui a valorizzare tutto il patrimonio storico del regio liceo Perticari (poi arrivarono abbandoni e saccheggi, ma questa è storia di altri tempi ed altri presidi).

Fu lui a riappendere in bella vista, come aveva fatto il nostro Giuseppe Amati, la bandiera del regio Ginnasio precedentemente occultata da un piccolo preside burocrate. Fu lui a riportare il Classico a fulcro culturale della città.

Fu lui ad ergersi a garante dei diritti e doveri degli studenti. E poi ci sono i ricordi personali, di un rapporto alchemico con un uomo che vedevo come secondo padre, confidente, Amico nel senso più greco del termine.

Ricordo le lunghe bellissime chiacchierate in presidenza sulla rinascita europea dopo la caduta del muro di Berlino (Leotta evocava l’Europa unita nella cultura prima che nell’economia), il suo amore per il pensiero liberale tanto da ingenerare in me, allora giovane vicino alle istanze della destra missina, l’inizio di una rivalutazione di quella filosofia del mondo che, teorizzata da Locke, si nutriva della sapienza greca. Ricordo gli scambi di opinione sul dibattito politico di allora e le assemblee di istituto in cui a lui piaceva essere coinvolto. Ma ricordo anche la sua chiamata urgente in presidenza per inesistenti comunicazioni inderogabili, con nervoso disappunto della prof, quando gli avevo confidato di temere una interrogazione in grammatica greca in un giorno in cui non ero preparato.

E la sua difesa energica nei miei confronti in un consiglio di classe in cui avevo criticato i metodi di insegnamento di una docente, ricevendo da quest’ultima velate minacce. E quel the a casa sua di pomeriggio quando mi aveva invitato per farmi conoscere suo figlio…

Massimo Leotta è stato (è) un gigante: di cultura, di lealtà, di senso dell’onore, di ironia. Ha programmato con me un invisibile filo di unione oltre il tempo e lo spazio: “Quando non ci sarò più fai scegliere a Roberto i libri della mia biblioteca”.  Questo mi ha raccontato Graziella Jantosca che ha avuto la fortuna di avere a fianco un gigante. Se oggi faccio, con una qualche soddisfazione, il mestiere di avvocato, lo devo a lui. Quando gli dissi, qualche giorno prima della maturità, che avrei voluto scegliere Lettere e Filosofia sgranò gli occhi e mi disse: “Non ci pensare per niente. Tu farai giurisprudenza e diventerai un avvocato. Non fare fesserie”. Non le ho fatte, Preside. Buon viaggio professor Leotta. Ora sei Logos …

*Avvocato

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