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Sanità senigalliese in difficoltà, le preoccupazioni di Mangialardi

Sanità senigalliese in difficoltà, le preoccupazioni di Mangialardi

“Cosa sta facendo chi sosteneva che per risolvere i problemi sarebbe stato sufficiente battere i pugni?”

ANCONA – “Il fatto che a Senigallia anche gli amministratori comunali del centrodestra si rendano conto e denuncino il netto peggioramento delle prestazioni riguardanti la sanità marchigiana nonostante l’abnegazione di tutto il personale, non solo dà ragione alle critiche che muovo da tempo in consiglio regionale al presidente Acquaroli e all’assessore Saltamartini, ma conferma quanta demagogia c’è stata nelle accuse che la destra rivolgeva fino a quattro anni fa contro la politica sanitaria del centrosinistra”.

A dirlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi.

“Ricordo bene quando dicevano che sarebbe stato sufficiente battere i pugni per risolvere tutti i problemi. Adesso che però l’allora presidente del Comitato cittadino siede al vertice dell’Amministrazione comunale regna un silenzio surreale. La cosiddetta filiera istituzionale del centrodestra, che secondo l’attuale sindaco avrebbe rilanciato la sanità senigalliese, sta dimostrando chiaramente di non essere in grado di arginare i crescenti disservizi che mettono a rischio il diritto alla salute dei cittadini. D’altra parte, non è un caso se lo scorso dicembre, in occasione dell’approvazione del bilancio regionale, un organo imparziale come il Collegio dei revisori dei conti scrisse che la sanità marchigiana risulta destinata a “pochi privilegiati, facoltosi, raccomandati e fortunati”.

“Va detto che la denuncia arrivata da Senigallia non è un caso isolato – sottolinea Mangialardi -: molti amministratori del centrodestra si stanno rendendo conto quanto sia difficile, oggi come ieri, garantire i servizi con le attuali leggi quadro nazionali che destinano risorse insufficienti alla sanità. Tanto è vero che la proposta di legge alle Camere da me presentata pochi mesi fa per innalzare al 7,5% del Pil la spesa sanitaria è stata approvata all’unanimità dal consiglio regionale. Peccato, però, che poi in Parlamento lo stesso centrodestra abbia deciso di bocciarla, approvando invece l’aumento al 2% della spesa militare. E di fronte ai diktat della premier, tutti sono tornati sottocoperta”.

“In una Regione come le Marche  – conclude il consigliere del Pd – dove dal 2020 a oggi abbiamo registrato un esponenziale incremento dei tempi delle liste di attesa, non sono state effettuate le necessarie assunzioni di medici e infermieri promesse in campagna elettorale ed è aumentato il numero delle persone che si indebitano per curarsi o che vi rinunciano proprio, mi sarei aspettato una presa di posizione da parte della giunta Acquaroli e dei partiti del centrodestra marchigiano. Invece, ahinoi, l’unica protesta che abbiamo udito è quella di un consigliere comunale”.

 

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