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“A Senigallia un altro ponte è possibile”

“A Senigallia un altro ponte è possibile”

Gli ambientalisti contestano il progetto realizzato per la ricostruzione del ponte Garibaldi in quanto avrà un impatto devastante sul patrimonio storico e architettonico del centro. Inoltre contribuirà a rendere ancora più caotica la viabilità cittadina

SENIGALLIA – I Portici Ercolani e la Rocca sono i punti di riferimento del centro di Senigallia. Lo hanno ribadito, questa mattina, gli ambientalisti che hanno contestato, con decisione, il progetto del nuovo ponte Garibaldi.

Un qualcosa di completamente diverso, è stato detto, alla linea pensata, a suo tempo, dal Ghinelli. “E per questo – come ha sottolineato Marco Lion, a nome di Italia Nostra – l’attuale progetto va ripensato in quanto è uno sfregio alla città”.

A prendere ufficialmente posizione sono le associazioni di tutela del patrimonio storico, artistico e ambientale di Senigallia (Italia Nostra, Gruppo Società Ambiente – GSA, Archeo Club, Confluenze – Cultura, Ambiente e Società, Amici della Foce del Fiume Cesano).

Nell’occasione sono state anche illustrate dettagliatamente le ragioni della contrarietà al progetto predisposto per il rifacimento del ponte sul fiume Misa, danneggiato dall’alluvione del 15 settembre 2022.

Inoltre è stato fatto il punto sulla straordinaria adesione della cittadinanza alla petizione contro il progetto. Petizione che, in pochi giorni, ha raggiunto ottomila firme.

Secondo gli ambientalisti, decisi a muoversi su tutti i fronti, è ancora possibile lavorare a nuove soluzioni, prevedendo un ponte meno impattante e costoso e che superi i problemi della piena del fiume Misa.

Ricordiamo che, nei giorni scorsi, gli ambientalisti senigalliesi, hanno anche inviato un documento al presidente della Regione Marche, al sindaco di Senigallia, alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio.

“Lo scorso 31 luglio – vi si legge -, la Regione Marche e l’amministrazione comunale di Senigallia hanno presentato finalmente il progetto per il rifacimento del ponte Garibaldi sul fiume Misa, danneggiato dall’alluvione del 15 settembre 2022.

Il risultato è un ponte sopraelevato ad arco con tortuose e ingombranti rampe di accesso, che non tiene conto dell’impatto devastante sul paesaggio urbano del centro storico e che impedirà il traffico su Via Rossini, all’altezza del Lavatoio “il Coppo” fino all’incrocio con via Montenero, rendendo ancora più caotica la viabilità cittadina. Senza considerare la barriera architettonica che verrebbe a costituire per i disabili e la viabilità ciclabile e l’abbattimento dell’ultimo filare di pini.

Le dimensioni fuori scala del ponte, rispetto al contesto, falsano l’equilibrio dei volumi e mettono in secondo piano il paesaggio urbano retrostante.

Lo stile architettonico del manufatto, più adatto per un contesto urbano moderno, contrasta violentemente con l’architettura storica del lungofiume, alterando il paesaggio urbano scaturito dalle ampliazioni della seconda metà del ‘700, quando vennero costruiti i portici Ercolani e il primo ponte con la porta di accesso alla città e alla piazza del Duomo (Porta Cappuccina o della Posta).

Infine con lo spostamento più a monte del nuovo ponte verrebbe meno l’asse con Porta Mazzini (già Porta della Maddalena o Porta Colonna), eliminando contestualmente l’originaria prospettiva visiva lungo via Cavallotti.

Quindi il nuovo ponte, elevato per quasi due metri sopra i parapetti del fiume e inserito sullo sfondo dei Portici Ercolani, del Foro Annonario e della limitata altezza delle abitazioni che fiancheggiano il porto canale, rappresenta una lacerazione della prospettiva architettonica di questa parte della città storica da qualunque parte la si guardi.

Ce n’è abbastanza per rimanere sconcertati di fronte alla superficialità con cui viene licenziato, anche dalle superiori autorità di tutela, un progetto del genere.

Per non parlare della semplicistica e pigra, per non dire cinica, giustificazione secondo cui “l’aspetto della sicurezza è prioritario rispetto a quello estetico”, ignorando che qui non si tratta semplicemente di estetica, ma di alterazione dell’immagine storica della città e che la sicurezza della città, fin qui palesemente poco tutelata, richiede sempre un approccio complesso altamente culturale e tecnologico, sia intervenendo a monte nel territorio, sia adottando soluzioni più congrue con il delicato tessuto storico di una città.

Di fronte a problematiche complesse, che toccano l’immagine e la storia della città e che richiedono un ampio confronto di idee e un approccio multidisciplinare, sarebbe stato estremamente opportuno e necessario, oltre che politicamente corretto, aprire un confronto pubblico, coinvolgendo esperienze e professionalità.

Si impone invece una soluzione calata dall’alto senza un congruo spazio di tempo per permettere una riflessione, una discussione ed anche, la predisposizione di altre proposte progettuali. Perché invece l’Amministrazione comunale non ha sentito l’esigenza di aprire un confronto preventivo con i cittadini anche con lo strumento del referendum consultivo, peraltro previsto dallo Statuto Comunale?

La città storica è un bene monumentale collettivo sedimentato negli anni e nemmeno l’amministrazione pubblica ne può disporre con superficialità e arbitrarietà.

Per questo chiediamo di ritirare subito il progetto presentato e di lavorare a nuove soluzioni, prevedendo un ponte che superi i problemi della piena e del franco idraulico con sistemi di sollevamento meno impattanti e costosi”, conclude il documento.

QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it

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