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Frammenti, Castelleone di Suasa ospita un’altra mostra fotografica

Frammenti, Castelleone di Suasa ospita un’altra mostra fotografica

CASTELLEONE DI SUASA – Castelleone di Suasa non cessa di stupire. Nel bel mezzo dell’annuale festa della cipolla ecco inaugurare un’altra mostra fotografica quasi a voler ribadire che nelle aree interne della nostra regione non esistono unicamente le sagre ma anche luoghi dedicati alla cultura.

Due fotografi che affrontano un tema sfuggente, quello dei frammenti. Oggetti che con il tempo sono stati dimenticati e sostituiti da altri, ma che in qualche modo sopravvivono al deterioramento e la cui ricostruzione è necessaria per comprendere l’uomo nei vari momenti del suo sviluppo e, con esso, tutto ciò che lo concerne. Questo ci invita a fare Vico: recuperare quei rottami per ricostruirli e fare di quei frantumi dei fari per illuminare il presente. Ma questa è solo una delle tante possibili interpretazioni che da sola non basta a rispondere alla domanda: ma in fondo cosa sono i frammenti, solo parti sbrecciate del passato?

Nulla di più lontano dalla verità infatti, come sostiene Enrico Castelli Gattinara: “sono i mattoni, destinati a diventare muro, precariamente accatastati accanto al muratore che li lavorerà. Frammenti sono le lettere dell’alfabeto, precariamente isolate nell’abbecedario infantile per fondare il linguaggio che ci farà diventare umani. Frammenti sono le tessere di un mosaico ancora da fare, le pagine scritte di un romanzo ancora da comporre, gli appunti da riordinare, le spezie e le pietanze che serviranno a preparare un piatto. Sono frammenti le tessere del mosaico rovinato per un terremoto, o i pezzi di affresco, i mattoni, le travi, i vestiti, le bambole abbandonate, le tegole infrante. Sono frammenti le scorie, i residui della lavorazione, gli scarti e tutta l’immondizia che produciamo ogni giorno.

E’ questo il materiale con il quale, e sul quale, hanno lavorato Luigi Carta e Riccardo Morpurgo due fotografi che esplorano il mondo e ne investigano le mille diverse sfaccettature. Un caleidoscopio di immagini e sensazioni fissate sulla carta, l’obiettivo che fruga tra le crepe dell’oggetto, ne ritaglia i particolari per ricreare una visione, una proiezione della realtà ricostruita dai singoli frammenti.  Una realtà mutevole come lo sguardo di chi ha scrutato tra quelli che Calvino descriveva nel suo  libro Le città invisibili come  le linee d’una mano, scritta negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, nei corrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole. Una mutevolezza che gli autori hanno cercato di riprodurre lasciando che le immagini si muovano, si mostrino e si rifiutino di mostrarsi seguendo il capriccio del vento. I frammenti diventano quindi oggetti dinamici quasi ad invitare il visitatore a divenire soggetto attivo, a agire sui frammenti ricreando un proprio mondo. Un azzardo, forse, ma se così fosse si tratta di un azzardo ben riuscito. E non meraviglia che questo azzardo sia ospitato nelle sale del museo civico archeologico nel quale sono raccolti i frammenti del passato romano della città di Suasa quasi a legare passato, presente e futuro giacché, come sostiene Andrzej Coryell Con i frammenti del passato si compongono mosaici per il futuro.

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FRAMMENTI / Frammenti sono i mattoni, destinati a diventare muro, precariamente accatastati accanto al muratore che li lavorerà. Frammenti sono le lettere dell’alfabeto, precariamente isolate nell’abbecedario infantile per fondare il linguaggio che ci farà diventare umani. Frammenti sono le tessere di un mosaico ancora da fare, le pagine scritte di un romanzo ancora da comporre, gli appunti da riordinare, le spezie e le pietanze che serviranno a preparare un piatto. La loro precarietà è tutta costruttiva, tutta in positivo. Sono le parti che serviranno alla composizione di qualcosa,  e ancora sono frammenti Sono frammenti le tessere del mosaico rovinato per un terremoto, o i pezzi di affresco, i mattoni, le travi, i vestiti, le bambole abbandonate, le tegole infrante. Sono frammenti le scorie, i residui della lavorazione, gli scarti e tutta l’immondizia che produciamo ogni giorno. I cocci di un piatto rotto, i capelli tagliati, i riccioli legnosi dopo che abbiamo fatto la punta alla matita, i fogli di carta gettati nel cestino.

Tutta una sapienza greca, dietro la filosofia, resiste fino a noi solo a frammenti: sapienza indiretta, che possiamo conoscere solo nella sua dispersione e nella nostra interpretazione. Strappi del pensiero: ecco come potrebbero essere definiti. Residui, resti, ritagli. Persino ricordi.

 

 

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