Paolo Landi: “L’analisi superficiale e sconcertante del rischio idraulico per il Misa nel tratto urbano”
Paolo Landi: “L’analisi superficiale e sconcertante del rischio idraulico per il Misa nel tratto urbano”
di PAOLO LANDI*
SENIGALLIA – Si cercano capri espiatori per attribuire le responsabilità del rischio idraulico del Misa nel tratto urbano quando questo appartiene principalmente al fiume stesso per la sua conformazione morfologica con le sue sezioni che anziché ampliarsi da monte a valle vanno invece a restringersi.
Ed è curioso apprendere dal consulente tecnico della Procura della repubblica dell’Aquila, professor Marco de Miranda, dove sono sottoposti a processo i progettisti del ponte degli Angeli, che al verificarsi ancora di una piena analoga a quella del 15 settembre del 2022 si avrebbe il ripetersi dell’evento di esondazione con permanenza della situazione di pericolo, niente di più scontato.
In merito alla richiesta del Pubblico ministero che vuol appurare se per il ponte si sono rispettate le norme vigenti e il rispetto del franco idraulico è ovvio che no, ma è certo che non si dovrebbe considerare il ponte come nuovo in assoluto ma come rifacimento del preesistente che di fatto è migliorato sensibilmente con una portata sostenibile incrementata da appena 120 mc/sec. a 220 mc/sec. e l’effetto diga additato dall’opinione pubblica non può essere attribuito alla nuova struttura senza valutare quanto più disastroso poteva essere nell’alluvione del 2022 con la preesistenza del ponte precedente.
Né si avrebbe avuto un incremento significativo con il filtraggio tra le sponde, chiuse per esigenze strutturali, seppure, per dovere di cronaca, è stato per motivi estetici scartato il progetto alternativo ad arco che avrebbe consentito questo modesto transito.
E’ assurdo che si debba finire sotto processo non per negligenza ma per non sottostare a norme inique che di fatto avrebbero reso impossibile il raccordo con la viabilità esistente. L’unica soluzione tecnicamente attuabile ma anch’essa impedita era ed è quella dell’innalzamento dell’impalcato al di sopra delle sponde in caso di necessità con martinetti idraulici.
La regione ipotizza il rifacimento ancora di ponte degli Angeli ma, non sapendo che pesci pigliare, vorrebbe affidarsi a un concorso di idee per progettare l’ulteriore ponte sostitutivo, ma è forse ignara che non esiste nessuno al mondo che, sottostando alle assurde norme esistenti e in un’area ristretta, sarà capace di fornire una soluzione accettabile e meno obbrobriosa di quella proposta per ponte Garibaldi.
Di fatto ad oggi nessuno ha pensato di intervenire sul tratto urbano al di là del sollevamento dei ponti. Certo è importante ridurre l’afflusso delle piene al centro di Senigallia con la rimodulazione dei picchi di piena e le vasche di contenimento a monte (ben diverse dalle vasche d’espansione) con uno studio sinergico e complementare, ma la priorità d’intervento rimane sul tratto terminale del fiume con il dragaggio dalla ferrovia alla foce e con il ripristino dell’accesso alla darsena Bixio che unitamente ad altri interventi suggeriti dal contratto di fiume possono più che triplicare la portata di tutto il tratto urbano oggi condizionata dalla sezione critica di ponte degli Angeli.
Fondamentale è anche appurare l’opportunità di un escavo del vecchio canale della fiera franca che potrà portare quasi al raddoppio della superficie delle sezioni e ancora a ulteriore incremento di portata.
Quanto al previsto ponte Garibaldi è ormai scontato che la città non lo accetterà mai anche perché rappresenta l’imposizione di norme assurde su una razionalità che garantisce abbondantemente lo standard di sicurezza, basti solo pensare che nell’attuale sezione di via Cavallotti le sponde sono di ben 2 metri più alte di quelle della sezione di corso 2 Giugno significando che un eventuale piena fuoriesce per forza più a valle.
La soluzione ottimale auspicabile sarà di mantenere i ponti sugli assi originali rifiutando il ponte a “brugola” accettando ancora i disagi e battendo i pugni al MIT affinché si riesca ad ottenere una deroga alle norme oggi negata e che consenta di mantenere i ponti sui propri assi originari.
*Ingegnere
QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it
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Ci sarebbe anche una altra idea: copiare FANO e il Cardinale Albani.
Mi spiego: il fiume Metauro è formato da due fiumi, Meta e Auro che raccolgono due catene montuose, proprio come il Misa che accoglie il Nevola; quando piove molto sul Catria, Acuto e Petrano, l’ alluvione a Senigallia e’ inevitabile. Bisogna pensare a un canale SCOLMATORE come c’è a Fano. In realtà a Fano e’ stato fatto per riscuotere le tasse sul macinato e sul porto canale, dato che la sezione del Metauro è 10 volte quella del Misa.
Creare un canale scolmatore a Senigallia è una opera impegnativa, certamente; ma noi Italiani abbiamo fatto il Mose per Venezia, l’istmo di Corinto (con Nerone), il primo acquedotto di Gerusalemme (con Pilato); potremmo progettare un canale scolmatore per SENIGALLIA
PENSIAMOCI, invece di fare quella porcheria del nuovo ponte Garibaldi.
Ing. Piero Bartera.