Roberto Paradisi: “Sulla vicenda del giovane Leo serve a tutti un esame di coscienza”
Roberto Paradisi: “Sulla vicenda del giovane Leo serve a tutti un esame di coscienza”
“Attendiamo la verità dalla Magistratura, non dalla caccia alle streghe”. “Attaccare il Panzini e l’intero corpo docente è un esercizio di pessima informazione”
SENIGALLIA – “La vicenda del giovane Leo deve essere un monito per tutta una comunità (e non solo). Perché su questa storia, che ha distrutto una famiglia e lacerato una città tutti dovrebbero farsi un esame di coscienza: istituzioni, scuola, famiglie, associazionismo…”. Inizia così un intervento – pubblicato oggi nel suo profilo Facebook -, dell’avvocato Roberto Paradisi. Una presa di posizione chiara, netta, condivisibile.
Secondo l’avvocato, che da anni si occupa, con impegno, dei problemi dei nostri giovani “tutte le agenzie educative e formative dovrebbero cercare di capire i motivi per i quali quella fragilità non è stata compresa e se tutto quello che poteva essere fatto è stato davvero fatto.
“E’ un dato di fatto – aggiunge l’avvocato Paradisi – che nessuno è riuscito ad intercettare il vuoto che aveva dentro di sé Leo, un vuoto che avrebbe dovuto essere colmato, con l’aiuto di tutti, da sogni, speranze, obiettivi, rassicurazioni. L’ascolto e l’osservazione anche dei disagi (anche quelli non evidenti) dovrebbe essere il ruolo principale degli adulti e delle agenzie formative.
“Se non ci poniamo questo obiettivo, un domani ci sarà un altro caso come quello di Leo. Per questo non serve il sensazionalismo e la caccia ad un colpevole mediatico a cui certi organi di informazione (anche locali) ci stanno abituando.
Sempre secondo l’avvocato Roberto Paradisi “attaccare ad esempio una scuola modello come il “Panzini” e l’intero corpo docente, scuola descritta fino a ieri (giustamente) come esempio da imitare in Europa, magari tirando fuori dagli armadi vecchie storie taroccate di oltre un anno fa mistificando la verità, è un esercizio di pessima informazione”.
“Ci sono delle indagini: occorre avere rispetto della magistratura e della verità. Sempre ricordando che le responsabilità, laddove vengano individuate, sono di natura personale. Chi cerca la verità non cerca il sensazionalismo. Verità che emergerà, nel rispetto di un ragazzo che non c’è più.
“Ma fino ad allora, non dovrebbe essere consentito, magari ai soli fini di urlare una locandina giornalistica in più, di gettare fango a pioggia su una scuola che – conclude l’avvocato Roberto Paradisi – è l’orgoglio della città e su un corpo docente che merita rispetto. Come lo merita il dolore per un ragazzo solare che un’intera comunità non ha saputo aiutare”.
QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it
Concordo. Come è possibile che sia permesso di scrivere articoli senza avere le prove di ciò che dicono? Alcuni hanno sbagliato addirittura il nome del Dirigente, altri lo hanno messo al femminile, se lo scrivevano con l’intelligenza artificiale avrebbero fatto meno errori.
Che verità ci può essere dietro articoli del genere?