Campanile alla Fondazione Città di Senigallia: “Una villa di tre piani in centro non può valere solo 400.000 euro”
Campanile alla Fondazione Città di Senigallia: “Una villa di tre piani in centro non può valere solo 400.000 euro”
di GENNARO CAMPANILE*
SENIGALLIA – Anche questa volta il Commissario della Fondazione Città di Senigallia non è riuscito a ragionare da “commissario puro” nella relazione ed audizione in Consiglio comunale: un po’ il linguaggio, un po’ i modi, un po’ il contenuto sono stati tali da configurare un “io” in contrapposizione a quelli di prima, pare di capire “brutti e cattivi”. Ogni volta è la stessa storia senza riuscire a tirare una riga sul passato che viene sempre rivangato nonostante siano passati anni dal cambio di gestione.
Si ha l’impressione di essere sempre in tribunale con un pubblico accusatore persecutorio. Peccato che il suggerimento di istituire una Commissione che analizzasse il passato, disgiunta dall’opera di risanamento dell’Ente, non sia stata recepita a suo tempo: avrebbe permesso di conoscere e contestualizzare (in contraddittorio) le decisioni una volta per tutte e, al tempo stesso, evitato il clima da continua campagna elettorale a cui è dato di assistere e che non è lodevole per chi lo alimenta.
Ed entriamo nel merito: solo degli aspetti più evidenti però per rimanere nei tempi giornalistici. Caso mai ci ritorneremo sopra.
“L’utile di gestione” è stato dichiarato essere, per il 2023, pari a € 32.967,56 “detratti gli ammortamenti” che corrispondono a più di € 365.000,00 netti. Tradotto, il bilancio della gestione economica è in passivo ma dirlo non fa fare bella figura. L’utile di gestione ha un significato ben preciso nell’analisi di bilancio e quello del Commissario è una cosa diversa, più vicino all’autofinanziamento ma non è certo l’utile. Anziché “utile” (termine evocativo di significato positivo) avrebbe potuto e dovuto utilizzare il vocabolo “risultato”, più neutro e corrispondente al concetto espresso dalle cifre. Non si tratta di forma ma di sostanza se si persegue la chiarezza.
Il linguaggio “improprio” ha tratto in inganno perfino il Presidente della Commissione Bilancio del Comune che, al punto 14 del suo comunicato di partito, ha usato l’espressione “utile di esercizio di quasi 33 mila euro”, dimenticandosi dell’osservazione sugli ammortamenti. Il lettore che non ha approfondito i documenti è tratto in inganno. Sempre che il fraintendimento non sia stato conseguenza, anche qui, di propaganda politica.
Percorrendo su questa strada di chiarezza, “il risultato della gestione” non dovrebbe tener conto dei fatti straordinari come le plusvalenze/minusvalenze e sopravvenienze attive/passive che ci sono state. Lo stesso Commissario nella replica lo ha ammesso ricordando che nel 2022 queste poste hanno gonfiato le entrate per € 336.000 circa, scese a € 174.000 circa nel 2023. La prossima volta che il Commissario pubblica una tabella degli ultimi anni con i dati di bilancio riporti il risultato al netto degli ammortamenti ma anche delle poste straordinarie, così da vedere meglio il reale andamento della gestione ordinaria: il miglioramento c’è stato ed è indiscutibile e non c’è bisogno di ingigantirlo per farlo sembrare quello che non è.
In compenso, abbiamo avuto conferma di quanto Amo Senigallia sostiene dal primo bilancio Canafoglia. Il risanamento del conto economico della Fondazione non può avvenire solamente sul fronte dei costi ma occorre aumentare anche i ricavi. La cifra di 3-4.000€ per retta, indicata nella replica, al posto dell’attuale 2-2.500 ci sembra comunque esagerata e più un modo pittoresco di dire che un obiettivo concreto da raggiungere. La soluzione non può passare disgiunta dall’aumento dei posti letto.
In merito alla perdita di oltre 36 milioni c’è da dire che è in gran parte virtuale e non effettiva dal momento che si fonda su due pilastri: la restituzione dei soldi ad Autostrade (tra restituzione e perdita c’è una bella differenza!) e la diminuzione di valore delle proprietà immobiliari e fondiarie, valore in gran parte dovuto a perizie precedenti. Tra l’altro non sono stati svalutati solo i beni che saranno venduti ma anche quelli incedibili. Si è trattato di una forma di autotutela oppure del riflesso condizionato di chi tratta i fallimenti con più dimestichezza dei risanamenti?
La palazzina Sud (il famoso albergo a 5 stelle con impianto domotico), ad esempio, è stata svalutata di poco meno di 6.000.000 (non riconoscendo, neanche il valore dei soldi effettivamente spesi) quando nessuno ha intenzione di venderla.
Tra i cespiti alienabili ci ha colpito la svalutazione del MUSINF, una palazzina di tre piani e giardinetto in centro città, in via Pisacane, davanti alla Fenice. L’immobile è stato acquistato per 1.500.000, è a bilancio per 1.194.822 (la differenza sono gli ammortamenti?), è stato svalutato per 794.822 e oggi “vale” 400.000. Una bellissima palazzina storica, in centro città, vale così poco perché a destinazione museale e quindi priva di appetibilità di mercato.
In una città che ha permesso di cambiare destinazione d’uso ad un albergo per trasformarlo in 60 appartamenti fronte mare oppure interrare vestigia del periodo romano sotto un palazzone in costruzione in centro città, sarà un problema cambiare la destinazione d’uso da museo a civile abitazione con aumento del valore a vantaggio della Fondazione (ente pubblico e non privato come gli esempi citati)? Perché svalutare oggi quello che domani sarà nuovamente rivalutato prima di essere venduto? La palazzina è sempre quella e non si vorrà, spero, che il cambio di destinazione d’uso lo faccia un privato.
Insistere sulla “perdita di € 36.000.000” (virtuale) ci sembra, in tutta franchezza, una drammatizzazione che il Commissario poteva risparmiarsi come pure il confronto con il crack Banca Marche, paradossale per diventare perfino teatrale e moralmente discutibile dal momento che si confrontano perdite effettive di soldi (dei risparmiatori) con grandezze virtuali. Stesso discorso per chi ha confrontato, superficialmente, perdite virtuali con il bilancio comunale (soldi veri).
Esagerata e di parecchio è anche l’affermazione che il “riequilibrio dell’esercizio di bilancio annuale” (che non c’è stato) è servita ad evitare di richiedere il “fallimento in proprio e/o altra procedura concorsuale”. Un’altra drammatizzazione che va bene più in campagna elettorale o in una arringa di parte in tribunale che nella relazione di un Commissario, che vuole essere solo Commissario, in Consiglio Comunale. E’ malizioso immaginare che la riconferma dell’incarico abbia influenzato la relazione?
Sul metodo di gestione del Commissario una frase pronunciata in fase di replica ci ha colpito e parecchio: “Parliamo solo quando i fatti sono avvenuti. Siamo abituati così”, riferito ad una imprecisata iniziativa che si vuole portare avanti. Qui esplode, in tutta la sua prorompente brutalità, la cultura illiberale della destra locale. In democrazia ci si confronta “prima” e non si porta in tavola il piatto già cucinato lamentandosi poi di non essere accolto da applausi. Abbiamo sentito lo stesso ragionamento tante volte dal Sindaco ed Assessori. E’ la stessa musica, una cultura dispotica che trasforma le elezioni in ordalia dopodiché non c’è più bisogno di confrontarsi. La cultura liberale della destra storica è stata sepolta sotto una coltre spessa di populismo retorico e di paura.
Infine una considerazione sulla governance “aperta” ad altre componenti non di nomina del Consiglio Comunale. Anche qui ci troveremo la minestra già confezionata?
Il Commissario Canafoglia eviti nel futuro di ricorrere alla farsa dell’autoprolungamento dell’incarico con proprie delibere: convinca semmai la Regione ad una nomina più tempestiva (o più lunga) ma poi rispetti i termini di scadenza senza inventarsi escamotage o drammatizzazioni assurde. Non c’era alcun bisogno di aspettare il 18 ottobre per approvare il bilancio 2023 abbattendo il valore del patrimonio: avrebbe potuto farlo con il nuovo mandato (se ci fosse stato o ci sarà) oppure in parallelo alle vendite. Eppoi se vuole essere gratificato non lo faccia in prima persona ed in modo così ossessivo (e poco elegante): sembra che abbia sufficienti estimatori che possono farlo direttamente in proprio.
Su una cosa appoggiamo il Commissario con convinzione: la difesa del ruolo pubblico della Fondazione rispetto ad appetiti di privati (accennata nella replica consiliare). Sempre che non si tratti dei soliti nemici immaginari, tanto cari nella narrazione della destra populista.
*Consigliere comunale di Senigallia – AmoSenigallia
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