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Campanile: “Nel futuro della Fondazione c’è ancora la Residenza Protetta?”

Campanile: “Nel futuro della Fondazione c’è ancora la Residenza Protetta?”

di GENNARO CAMPANILE*

SENIGALLIA – Nella replica del Commissario Canafoglia non ci sono elementi nuovi rispetto all’audizione in Consiglio Comunale o contestazioni di sostanza al comunicato di Amo Senigallia per cui non ci avviteremo su sfumature e lessico, perdendo di vista così la problematica complessiva. Non pensiamo comunque di aver danneggiato la Fondazione, nè abbiamo avuto l’intenzione di farlo. Semmai abbiamo cercato di sgomberare il campo da esagerazioni inutili.
Questa volta ci concentreremo sul futuro della Fondazione.
Giovedì 7 ottobre sono stati auditi in Commissione il Dott. Marini ed il Dott. Mandolini, i principali autori del piano, presentato a marzo 2023, che prevede l’utilizzo delle due palazzine della Fondazione per la realizzazione di una Casa della Comunità e di un Ospedale di Comunità.
A parte il tipo di contributo (personale o istituzionale) sono emersi aspetti interessanti e poco conosciuti. Il piano è stato pensato nell’ambito di una prospettiva complessiva socio-sanitaria del territorio considerando anche che Senigallia è largamente sotto dotata di soluzioni sanitarie. Poi che è stato possibile formulare la proposta per le ottime condizioni in cui si trovano le due palazzine della Fondazione (rispettano “tutti i requisiti previsti”) con una integrazione perfetta di logistica (le due palazzine sono collegate da un tunnel) e funzione (Casa e Ospedale di Comunità). Avere due palazzine esistenti e fruibili è risulto essere indispensabile per poter agganciare la riforma sanitaria, aprendo una porta che altrimenti sarebbe rimasta chiusa per mancanza di strutture finanziabili dal PNRR.
Si tratta di “una coincidenza fortunosa” o “preveggenza” (Dott. Marini) ma, ad iter autorizzativo concluso, nel giro di 6-12 mesi le strutture sarebbero “attive e a regime”. Beh, potrebbe finire che il Commissario Canafoglia dovrà rendere merito al Dott. Guzzonato per come gli ha lasciato le due palazzine!
Stando così le cose l’invito pubblico al Consigliere Regionale Mangialardi a rinunciare alla sua proposta diversa ed appoggiare la soluzione Fondazione è motivata. A dirla tutta avrebbe senso che tutte le forze politiche ed istituzioni senigalliesi lavorassero nella stessa direzione senza darsi randellate continue e non fare come per l’Ospedale, in cui il Sindaco non ha recepito l’invito e non è riuscito o non ha voluto fare fronte comune con il risultato che è sotto gli occhi di tutti. L’approvazione infatti del progetto è competenza esclusiva della Regione di Acquaroli, della stessa area politica di Olivetti.
Se nella palazzina sud andrà la Casa di Comunità e in quella nord l’Ospedale di Comunità, che fine faranno i fruitori della Residenza Protetta? Saranno ricollocati in altre strutture del territorio. Questo è stato detto in Commissione da Marini.
Quando Amo Senigallia palesò la chiusura della Residenza Protetta si levarono in coro smentite e rimbrotti vari. In questi giorni sono state smentite le smentite ma oggi, come allora, i partiti della maggioranza (soprattutto Fratelli d’Italia del trio Liverani-Pizzi-Bello) tacciono come pure tacciono quelli (sempre di destra) che strillavano per l’aumento di pochi euro della retta mensile.
Si badi bene, probabilmente la soluzione di chiudere la Residenza Protetta è la soluzione più indicata per la nostra comunità in questo momento. Forse era la soluzione più adatta anche prima di impegolarsi nella ristrutturazione delle due palazzine (ed incappare nel fallimento di chi vinse l’appalto con un ribasso quasi del 50%), anche se inaccettabile allora.
Ci sarebbero tanti vantaggi per l’intera comunità (fondamentali strutture socio-sanitarie a ridosso dell’ospedale altrimenti impossibilitate ad esserci, rendita economica per la Fondazione e contributo al ripiano di eventuali debiti, liberazione di risorse per altre attività sociali della Fondazione), contrapposti alla perdita di posti letto di Residenza Protetta con oltre 450 in lista di attesa all’Opera Pia. Sarebbe meglio parlare di questo che prendere il torcicollo per guardare sempre indietro. Occorrerebbe parlare con trasparenza “prima” che è l’esatto contrario di parlare “dopo” aver fatto le cose.
In chiusura un accenno, ma solo un accenno, alle 1.000 famiglie nel modo in cui ne parla il Commissario Canafoglia. Le cifre reali sono molto inferiori: le attività più numerose si svolgono infatti su locali della Fondazione (e potrebbero essere tranquillamente del Comune) ma non sono a suo carico perché gestite da volontari a cui deve andare plauso e riconoscenza. Con una assessora ai Servizi Sociali (di Fratelli d’Italia) assente va dato merito al Commissario di aver svolto opera di supplenza. L’importante, anche qui, è dire come stanno esattamente le cose.

*Consigliere comunale AmoSenigallia

 

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