Da Ancona Villarey a Berlino Salzhof, venerdì la presentazione del libro di Virginio Villani
Da Ancona Villarey a Berlino Salzhof, venerdì la presentazione del libro di Virginio Villani
La drammatica storia dei militari marchigiani in un lager nazista
SENIGALLIA – Venerdì 6 dicembre, alle ore 17, nella sala conferenza della Biblioteca Comunale di Senigallia verrà presentata una pubblicazione del professor Virginio Villani sulla vicenda dei militari italiani presi prigionieri dalle truppe tedesche dopo l’8 settembre e deportati nei campi di lavoro in Germania.
Il libro prende le mosse dalle vicende successive alla caduta del fascismo il 25 luglio del ’43 fino al triste epilogo dell’armistizio dell’8 settembre, quando il paese, privo di una forte e condivisa direzione politica e di una chiara strategia militare, precipita nella confusione più totale a partire dagli alti comandi civili e militari, che, ad eccezione di alcuni eroici episodi di resistenza, lasciano il paese in balia dell’ex alleato tedesco.
Il regime nazista invece, prevedendo quello che sarebbe accaduto, aveva preparato il suo esercito ad un’azione di forza con l’intento di occupare il paese per bloccare l’avanzata degli alleati fuori dai propri confini e al contempo impedire che l’esercito italiano si unisse a quello anglo-americano. Inoltre non meno importante era l’intento di catturare quanti più militari possibile (furono 600/700 mila) per inviarli a lavorare in Germania in sostituzione degli uomini mandati al fronte.
Alla caserma Villarey di Ancona erano di stanza almeno 2.000 soldati di leva, giovani delle località della provincia dai 19 ai 24 anni, che ignari di tutto si trovarono catapultati nel giro di due settimane nei campi di concentramento della Germania dopo un viaggio in vagoni merci o bestiame in condizioni disumane, che causarono le prime morti.
Queste vicende e quelle successive è possibile ricostruirle grazie ai diari e ad altre memorie di alcuni dei militari provenienti da Senigallia e dal suo entroterra, deportati in un campo presso Berlino per essere utilizzati nelle industrie della Siemens al servizio della produzione bellica. Fame, freddo, maltrattamenti e malattie fino alla fine di aprile del ’45, quando vengono liberati dalle truppe russe, che li trasferiscono dopo una lunga marcia a piedi oltre il confine Polacco a Landsberg (oggi Gorzow).
Le condizioni migliorano, ma la fame resta una costante, fino alla fine di settembre, quando vengono rimpatriati su convogli organizzati di concerto con il governo italiano. Ma alcuni gruppi si erano allontanati in precedenza per raggiungere l’Italia, a piedi o con mezzi di fortuna.
Si conclude così una importante vicenda della nostra storia spesso poco conosciuta, perché a lungo rimossa: in primo luogo dagli stessi reduci per dimenticare le sofferenze e le umiliazioni subite; poi da parte dei governi per cancellare una pagina ingloriosa della nostra storia, ma anche per opportunismo politico allo scoppio della guerra fredda, quando la Germania tornò ad essere un alleato dell’Occidente; infine da parte di tanti settori dello Stato e delle classi dirigenti rimasti al loro posto dopo la guerra cui faceva comodo cancellare queste testimonianze viventi delle loro responsabilità nella disfatta morale oltre che politica del paese.
Solo dopo decenni fu riconosciuta agli ex internati la dignità di Resistenti, riscattando così le sofferenze di una moltitudine silenziosa di umili soldati (per lo più contadini), che insieme anche a tanti ufficiali preferirono accettare una dura prigionia piuttosto che aderire al Nazismo o alla rinata Repubblica Sociale.
Introduce Mabel Morri, Presidente di ANPI Senigallia. La cittadinanza è invitata a partecipare.
QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it