IN PRIMO PIANOL’INTERVENTOPOLITICASENIGALLIA

Paolo Battisti: “Serve un’idea globale di città che porti Senigallia ad essere sempre più importante”

“Senigalliesi non accontentavi di qualche strada rifatta e di qualche giorno di divertimento in più”. “Paghiamo le tasse e pretendiamo servizi adeguati”. “Dopo la morte di mia madre mi sono iscritto al Movimento 5 Stelle”

di PAOLO BATTISTI*

SENIGALLIA – Da quando da Roma, ormai 16 anni fa, ho deciso di trasferirmi a Senigallia (la città natale di mio padre, che ho sempre amato sin dall’infanzia), non mi sono mai pentito di tale scelta, anzi. E da quando sono qui mi sono sempre occupato della mia comunità, composta da gente seria e laboriosa. Il mio sguardo è sempre stato soprattutto rivolto a quelli che la società tratta (facendo molto male) come ‘ultimi’ (anziani, poveri, senzatetto, giovani senza ‘spinte’, lavoratori).

Nei miei 5 anni come consigliere comunale di una lista ‘Civica’, sono orgoglioso di affermare con certezza di essere stato il consigliere di opposizione che ha presentato più proposte per la città di Senigallia. Ho chiesto e fatto redigere un regolamento comunale per la rendicontazione dei soldi alle associazioni, in modo da sapere come vengono spesi al centesimo i quattrini dei cittadini. Sono riuscito in bilancio a far dare più soldi alle associazioni di volontariato, ho contribuito alle modifiche dello Statuto Comunale per agevolare la partecipazione e la condivisione. Mi sono occupato di case popolari, di acqua pubblica, di disabilità, di centraline di rilevamento dello smog e, naturalmente, del fiume Misa riguardo le alluvioni.

Il tema (insieme al Misa) che ho sempre sentito più urgente da affrontare, e del quale mi occupo da 15 anni, è quello della Sanità Pubblica nel nostro territorio. Sono riuscito a far spostare la Guardia Medica, che era alloggiata in un luogo assurdo, ho fatto votare in Consiglio Comunale una mozione che consentisse all’Ospedale di Senigallia di rimanere un nosocomio perfettamente funzionante, soprattutto nei servizi di urgenza, quelli legati al Pronto Soccorso. E sono riuscito a far votare allo stesso Consiglio una mozione dove si chiedeva per la nostra città l’istituzione di un infermiere di quartiere 24 ore su 24, una figura ormai indispensabile che, nei luoghi e nelle Regioni dove è stata introdotta, ha procurato enormi benefici in termini di assistenza e risparmio di costi (meno 60 per cento di accessi nei Pronto Soccorso, che possono così dedicarsi ai casi gravi).

Io, come succede o è successo a molti cittadini, nel corso degli anni ho dovuto far ricorso alla Sanità Pubblica, e quindi anche direttamente ho potuto toccare con mano i disservizi e le mancanze presenti nel nostro territorio. L’ultima disgrazia che è avvenuta nella mia famiglia è stata la morte di mia madre, 6 mesi fa.

MADRE, NONNA, ZIA DI CIASCUNO DI NOI

Mia mamma (ma potrebbe essere la mamma di ciascuno di noi, la nonna, la zia, una cara amica) si sente male, chiamo il 118, la portano in Ospedale e… a casa non è più tornata. Una severa polmonite, accompagnata da uno scompenso cardiaco e da una forma di obesità (dovuta ad una demenza per cui era difficile gestirla), l’hanno portata al decesso. In quei 5 mesi circa che è stata in strutture pubbliche ne ho viste di tutti i colori. Non do la responsabilità diretta a nessun operatore sanitario per la morte di mia madre, sia ben chiaro, sono tutte persone che stanno letteralmente in trincea e che danno sempre il loro massimo, ma i disservizi che ho notato sono stati infiniti. Perché chi lavora nella Sanità a contatto con il pubblico è stanco, è sfinito, ha bisogno di aiuto, ha bisogno di riposo, non può sottostare a ritmi devastanti perché la politica è incapace di trovare fondi adeguati per supportare una mole di lavoro enorme.

Mia madre, dopo un paio di settimane, grazie alle terapie e a medici bravi, si riprende, tanto che i dottori mi dicono che può essere dimessa. Però, secondo la loro opinione (che ho condiviso anche se con il cuore in lacrime, ma non avevo e non ho i soldi per tenere due badanti in casa), mia madre non è domiciliabile, quindi deve essere trasferita nelle lungodegenze di Arcevia o Corinaldo, luoghi in cui avrebbe fatto fisioterapia (mai fatta) e sarebbe stata lì in attesa di un ricovero in una Rsa di Senigallia (dove nel frattempo avevo fatto domanda). Perché nel periodo estivo, tra le altre cose, la lungodegenza dell’Ospedale Principe di Piemonte, posta nel piano superiore a quello della Medicina, chiude per mancanza di personale.

CORINALDO ANTICAMERA PER L’INFERNO

La lungodegenza di Corinaldo però assomiglia ad una anticamera per l’Inferno per anziani non benestanti. Appena arrivati lì ci dicono che il personale è pochissimo, e che per i pazienti dementi come mia madre, che per cibarsi hanno bisogno di aiuto e molto tempo e pazienza, non assicurano che il servizio venga erogato. Perciò mi indirizzano da due signore che abitano vicino, che vengono in struttura ogni giorno all’ora di pranzo e all’ora di cena, e che per 10 euro danno il pasto a chi non è in grado di nutrirsi da solo. Poi mi fanno firmare un foglio dove c’è scritto che, passati 60 giorni dal ricovero, dal 61esimo in poi devo pagare poco meno di 50 euro al giorno per far rimanere mia madre lì.

Considerato che i pasti vengono serviti alle 11 e alle 17, anche per chi ha la fortuna di avere dei figli, ma se questi lavorano come fanno ad andare a Corinaldo in quegli orari? Quindi a conti fatti, 600 euro in nero ad una persona estranea alla struttura per somministrare i pasti, più 50 euro circa al giorno, a partire dal primo giorno del terzo mese di degenza che sono altri 1500 euro; più una somma alla persona che già aiutava mamma in casa, più la benzina per fare avanti e indietro da Senigallia a Corinaldo, facevano 3mila euro mensili… ma chi ce li ha?!

Mia madre, in piena estate viene messa in una stanza dove il sole batte fino alle due del pomeriggio. L’aria condizionata non esiste. E’ un vero e proprio Inferno. Una persona di 86 anni ancora convalescente, in uno stato di forma pietoso, inserita in una stanza dove non si respira dal caldo. Un giorno intorno a Ferragosto porto un termometro da ambiente e la temperatura nella stanza dove c’è mia madre segna 33,9 gradi. C’è un unico condizionatore portatile, ma è posto nel corridoio, che è lungo 28 metri circa (quindi non serve a niente e a nessuno), e che tra l’altro si stacca continuamente il tubo nel retro e dobbiamo sempre metterci lo scotch, ma dura poco. Mia madre suda copiosamente e non respira bene. Neanche io ci riesco in questo caldo infernale.

Chiedo perché non c’è l’aria condizionata in un luogo dove dovrebbe essere il primo provvedimento da prendere, vista la presenza di persone anziane e malate. Mi rispondono che la struttura è talmente vetusta che non possono essere installati i condizionatori. Poi quando mia madre muore la portano al piano terra, dove è ubicata la camera mortuaria. E lì fa un freddo boia, come giustamente deve essere. Ma come mai se è lo stesso palazzo, sotto si può mettere l’aria condizionata e sopra no? Curioso il posto dove i morti vengono trattati meglio dei vivi…

A Corinaldo i lungodegenti stanno in un’ala del palazzo; gli infermieri, la caposala e il dottore stanno in un’altra ala. Come fanno a sentire i lamenti delle persone che hanno bisogno di aiuto? Ce ne sono molte di persone completamente allettate o dementi, che non possono o non riescono con le mani ad arrivare al campanello e suonarlo. In due mesi che sono stato lì ho aiutato almeno una ventina di persone ad alleviare le loro difficoltà. Un giorno ho trovato un anziano signore in terra, aveva scavalcato la recinzione del letto e nel farlo era caduto, e non so da quanto tempo era lì.

La notte, il sabato e la domenica il dottore non c’è. E di solito al massimo c’è una infermiera per tutti i malati. Che per quanto sia brava, non può seguire con attenzione tutte le situazioni (grazie a tutte le infermiere, le Oss e le addette alla cucina della struttura).

Quindi quando il medico manca, bisogna rivolgersi alla Guardia Medica. Ma la Guardia Medica, a Corinaldo, sono più le volte che manca di quelle che è presente. Quindi attese infinite alla ricerca di un altro medico.

Dopo alcuni giorni a Corinaldo mia mamma non si sente di nuovo bene. Va in Ospedale a Senigallia e dopo qualche tempo la rimandano a Corinaldo. Torna e la mettono in stanza con una signora. Pochi giorni dopo sia mia madre che la signora che è in stanza con lei vengono ricoverate di nuovo al Pronto Soccorso a distanza di poche ore l’una dall’altra (avevano ancora la polmonite? Chi ha attaccato a chi? Sarà stato il caldo afoso e soffocante?).

Mia madre farà 4 volte avanti e indietro verso l’Ospedale di Senigallia, fino a che non morirà proprio nella città di Santa Maria Goretti. A tutti i dottori dell’Ospedale di Senigallia, a cui ho chiesto se sono mai andati a vedere la struttura di Corinaldo, il cento per cento mi ha risposto di no. E comunque, mi dicono tutti, non ci sarebbero state altre possibilità. Chissà i medici dove tengono i loro cari. Amen.

COSA (NON) HANNO FATTO I NOSTRI POLITICI?

Per il 2025 il Governo per la Sanità ha stanziato solo € 1,3 miliardi in più e dopo il 2026 solo briciole per il fondo sanitario. Le Regioni sono al bivio: tagliare i servizi o aumentare le tasse. Personale sanitario e cittadini lasciati senza risposte, con la Sanità Pubblica in grande affanno.

I politici creano volutamente disservizi su analisi e visite facendoci digerire piano piano il privato. In pochi anni stanno togliendo tutta la Sanità Pubblica. Ambulanze senza medico e con l’Ospedale più vicino a mezz’ora di distanza. Anziani impossibilitati a recarsi fuori della città di residenza per una visita perché non esiste, se non in maniera ridicola, un servizio sanitario gratuito di trasporto pubblico. Infermiere di quartiere, Pronto Soccorso funzionante, laboratorio analisi operativo. Navette bus gratuite per tutti quelli che non possono spostarsi autonomamente.

Più Rsa e più lungodegenze efficienti nel territorio. Abbiamo diritto a queste cose!

In 10 anni ho pregato più volte Mangialardi di occuparsi di sanità. Mai presa una posizione, mai fatto attuare le mozioni che ho presentato e che pure sono state approvate. Mai creato un comitato pubblico. Niente di niente.

E il centro-destra? Olivetti ha vinto le elezioni anche perché al momento del voto era il presidente del “Comitato Cittadino a difesa dell’Ospedale di Senigallia”. Quindi tantissime persone con cui ho parlato mi hanno detto che lo hanno votato perché sicuri si sarebbe preso cura del nostro Nosocomio. Poco dopo la sua elezione gli chiedo un appuntamento e gli propongo (cosa che avevo fatto anche col centro-sinistra, ma senza risultati), di creare un comitato di salute pubblica cittadino (gratuito, senza costi) che, al di là degli schieramenti, unisca tutti i cittadini di Senigallia per far sentire con una voce unica in Regione le nostre ragioni, per difendere e potenziare le nostre strutture socio-sanitarie. Olivetti mi risponde che è un’ottima idea. In 2 anni ho 8 incontri con lui e con altre persone che il Sindaco vuole far entrare nel progetto. Dopo 2 anni non si decide mai a far partire il piano. Sparisce, non risponde più ai messaggi, non chiama più, non mi aggiorna più su nulla. Tutto finito prima di cominciare. E parliamo dell’ex Presidente del Comitato a difesa dell’Ospedale…

A parte un paio di piccole battaglie vinte (ma sempre per difendere quel poco che ci è rimasto, nulla per aggiungere qualcosa delle tante che ci mancano), con Mangialardi e Olivetti siamo rimasti a prima del 2010 come battaglie in difesa delle nostre strutture sanitarie. L’ultima persona che se ne è occupata è stata Luana Angeloni. Persona con idee completamente diverse dalle mie, ma che comunque aveva compreso il disastro sanitario a cui saremmo andati incontro negli anni successivi, e aveva fatto sentire la sua voce.

PERCHE’ L’ISCRIZIONE AI 5 STELLE

Veniamo ad oggi. Mi sono iscritto ai 5 Stelle perché le persone del Movimento che ho conosciuto qui a Senigallia e nella provincia di Ancona sono tutti cittadini che hanno a cuore il bene comune. Nessuno di loro ha mai avuto incarichi importanti, prebende, favori o regalie dalla politica. Tutta gente che ha un proprio lavoro e che, terminato quello, nonostante famiglie, problemi, malattie, dedica del tempo alla comunità. E abbiamo in agenda le stesse priorità, gli stessi obiettivi. Sono stati gli unici in questi anni che mi hanno fatto sentire che avevano veramente a cuore le sorti di Senigallia, e che sostenevano le mie battaglie. E io ho sostenuto molte delle loro. E ho pensato a mia madre e a tutte le persone che nel mio piccolo ho aiutato, e ho giurato che ci proverò ancora a fare qualcosa di concreto per la mia città.

Seguo il Movimento dalla sua nascita, ma mi sono iscritto solo ora, nel suo momento storico più basso, perché non mi è mai piaciuto salire sul carro dei vincitori e, perché il Leader del Movimento ha detto che i 5 Stelle fanno ormai parte del campo progressista. Io qui a Senigallia, per le prossime Comunali, porterò la mia esperienza, la mia passione, la mia ferrea volontà di far tornare Senigallia un’eccellenza dal punto di vista non solo turistico, ma anche sanitario, delle infrastrutture, della sicurezza e della cultura. E insieme ci riusciremo. Perché, ve lo giuro e vi garantisce la mia storia per me, non molleremo mai, e chiunque ci sarà in Regione i prossimi 5 anni, ci dovrà ascoltare e dare la dignità che ci meritiamo.

Senigalliesi non accontentavi di qualche strada rifatta e di qualche giorno di divertimento in più. Serve una idea globale di città che porti Senigallia ad essere sempre più importante.

*Ex consigliere comunale di Senigallia

 

 

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